Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ne è certo: sul caso Artem Uss è stata «pienamente rispettata la legge». A diverse settimane da quando l’imprenditore russo, figlio del governatore di una regione della Siberia, Alexander Uss, è scappato da Milano, dov’era agli arresti domiciliari, è il Guardasigilli in audizione alla Camera a parlare dell’evasione. Pochi giorni fa era stata la Corte d’Appello a spiegare che soltanto il ministero della Giustizia avrebbe potuto aggravare la pena di Artem Uss, dicendo no ai domiciliari, da cui poi è evaso, e mandandolo invece in carcere in attesa dell’estradizione. E Nordio spiega che era stato esercitato questo potere.

Nordio: «Il ministero ha rispettato la legge»
Il Guardasigilli riferisce in Aula, alla Camera, che il ministero «ha pienamente rispettato la legge, esercitando il proprio potere di iniziativa con una nota con cui chiedeva alla Corte d’Appello di Milano il mantenimento della misura cautelare in carcere nei confronti di Uss per assicurare la sua consegna alle autorità statunitensi». Nordio insiste: «Il ministero della Giustizia non ha competenza né attività di controllo sull’esecuzione di un provvedimento giurisdizionale adottato da una Corte. È singolare che qualcuno possa affermare che il ministero della Giustizia sarebbe dovuto intervenire».
L’accusa di Nordio: «Mai successo che un ministro si intromettesse»
«La sequenza di critiche e insinuazioni, interpretazioni soggettive della legge e dilettanteschi commenti di sgrammaticatura giuridica impongono una chiarificazione», prosegue poi Nordio, che difende l’operato del ministero della Giustizia: «Sono ingiustificabili e incomprensibili i vuoti di cognizione tecnica e di diritto sostanziale e processuale. Non sono ingiustificabili e incomprensibili i vuoti di cognizione tecnica e di diritto sostanziale e processuale, non ha diritto di impugnazione». E ancora: «Come nessuno può addebitare a un procuratore un intento intimidatorio nei confronti degli indagati, così nessuno può permettersi di imputare al ministro una interferenza invasiva quando esercita le sue prerogative di verificare la conformità del comportamento dei magistrati al dovere di diligenza, tra cui campeggia il dovere di motivazione dei provvedimenti».
