A quasi una settimana dalla sua fuga dai domiciliari, proprio il giorno dopo la notizia del sì all’estradizione, di Artem Uss non si hanno notizie. L’imprenditore russo e figlio del governatore di una regione siberiana, la Krasnoyarsk Krai, ha rotto il braccialetto elettronico ed è scappato, senza essere più trovato dalle autorità italiane. E ora dagli Stati Uniti arriva la bacchettata all’Italia. Il dipartimento di Giustizia americano, infatti, già a novembre aveva scritto al ministero esortando le autorità a prendere «tutte le misure possibili» per disporre la custodia cautelare, ritenendo non idonea la soluzione degli arresti domiciliari. Un monito che oggi suona come un vero e proprio «te l’avevo detto».

La lettera inviata dagli Usa a novembre
Il 29 novembre del 2022 il dipartimento di Giustizia americano ha inviato una lettera al ministero italiano, protocollata poi il 19 dicembre dalla Corte d’appello di Milano. Dagli Stati Uniti si sottolineava un’esigenza, quella di «garantire» che Uss non potesse fuggire e quindi sottrarsi all’eventuale consegna. Si attendeva ancora il procedimento legato all’estradizione, arrivato poco prima della fuga. Nella missiva si riteneva che i domiciliari non fossero sicuri. Per il dipartimento, si legge, «non garantiscono efficacemente la disponibilità del latitante per un eventuale consegna». E nel sottolinearlo ulteriormente si faceva riferimento a un documento precedente, dell’ottobre 2022, in cui si parla di «altissimo rischio di fuga» da parte dell’imprenditore russo.
La fuga di Uss una settimana fa
E così, alla fine, è stato. Nel pomeriggio del 21 marzo gli agenti di polizia milanesi si sono recati nel luogo in cui stava scontando i domiciliari, senza trovarlo. Da lì le ricerche, ancora senza alcun esito positivo. I giudici di Milano avevano riconosciuto le accuse di contrabbando di petrolio, elusione di sanzioni e di frode bancarie, rigettando però quelle legate al contrabbando di tecnologie militari dagli Usa alla Russia e di riciclaggio.
