L’ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont è stato arrestato dalla polizia in Sardegna. Lo riportano i media spagnoli, El Pais in particolare scrive che l’ex leader indipendentista è stato fermato all’aeroporto di Alghero dove era arrivato nella serata del 23 settembre da Bruxelles – dove vive in autoesilio dal 2017 e dove svolge le funzioni di parlamentare europeo – per partecipare alla 33esima edizione del Adifolk, il festival internazionale della cultura catalana. Lo stesso quotidiano spagnolo riporta che, secondo fonti giudiziarie, sarà la Corte d’Appello di Sassari a decidere sull’eventuale estradizione di Puigdemont.
L’arresto di Puigdemont ad Alghero riapre la guerra giudiziaria tra indipendentisti catalani e magistratura spagnola
L’arresto in Sardegna dell’ex presidente della Generalitat catalana apre l’ennesimo capitolo della guerra giudiziaria fra l’indipendentismo catalano e la magistratura spagnola, conflitto che in ultima analisi spetterà all’Europa dirimere. L’effettiva validità del fermo e la possibile estradizione – su cui dovranno pronunciarsi i magistrati del tribunale di Sassari – dipende infatti dall’interpretazione della sentenza della Corte europea sulla revoca dell‘immunità parlamentare europea di cui godono Puigdemont e altri deputati indipendentisti. In attesa della sentenza, il Parlamento europeo aveva – non senza polemiche – votato per la revoca dell’immunità, che tuttavia non riguardava gli spostamenti da e per Strasburgo e l’esercizio delle funzioni di eurodeputato. Per questo motivo, il 30 luglio scorso il tribunale aveva respinto la richiesta di confermare l’immunità: sostanzialmente, dopo il rifiuto dell’estradizione da parte del Belgio e dal momento che la Spagna aveva di fatto sospeso la validità del mandato di arresto europeo (ma non nazionale), non esisteva alcun effettivo pericolo di arresto che giustificasse una sospensiva cautelare fino alla sentenza definitiva.
Per l’avvocato di Puigdemont l’arresto è un «atto illegale perché l’ordine europeo di detenzione era sospeso»
La Corte Suprema spagnola ha fatto sapere invece che il mandato – contrariamente a quanto sostenuto dall’Avvocatura dello Stato spagnolo davanti alla stessa Corte europea – rimane vigente ed è in base a questo provvedimento che le autorità italiane hanno effettuato l’arresto. A questo punto, la difesa di Puigdemont si appella alla seconda parte della sentenza europea: se si producesse effettivamente un fermo in vista di un’estradizione, concludeva infatti il tribunale, potrebbero immediatamente presentare una nuova richiesta cautelativa, ed è presumibilmente quanto accadrà nelle prossime ore. Per l’avvocato di Puigdemont Gonzalo Boye l’arresto è «un atto illegale, l’ordine europeo di detenzione era sospeso».
Le tappe della vicenda: il 2018
Ripercorriamo ora l’intricata vicenda che ha portato all’arresto di Carles Puigdemont, così da averne una visione chiara. Il 23 Marzo 2018, la Spagna emette un mandato d’arresto europeo per Carles Puigdemont. Il 25 marzo, Puigdemont è arrestato in Germania, sulla base del mandato di cattura emesso dal Tribunale Supremo spagnolo, per i reati di “rebeliòn” e “malversaciòn de caudales pùblicos” (432 e 252 cp spagnolo). Il 12 luglio 2018, l’autorità tedesca – al termine dell’iter giudiziario – nega la consegna di Puigdemont alla Spagna per il delitto di rebeliòn e la concede invece per l’altro reato. Secondo l’autorità giudiziaria tedesca, il comportamento tenuto da Puigdemont durante il percorso politico istituzionale, che ha portato al referendum del 1 ottobre 2017 sull’indipendenza della Catalogna, sarebbe penalmente irrilevante, secondo l’ordinamento tedesco, che non contempla il reato di “rebeliòn”. Di conseguenza, il mandato d’arresto europeo non può essere eseguito perché mancherebbe il requisito della doppia incriminabilità (il fatto contestato deve costituire reato sia nell’ordinamento dello Stato richiedente, che in quello dello Stato richiesto). Il 19 luglio 2018, il Tribunale supremo spagnolo decide di revocare il mandato d’arresto europeo, rifiutando l’esecuzione di una consegna per il solo reato di “malversaciòn”.
Il 2019
Il 26 maggio 2019, Carles Puigdemont viene eletto europarlamentare e per questo diventa beneficiario dell’immunità parlamentare. A fronte di questo, l’autorità giudiziaria belga sospende la procedura relativa al mandato d’arresto europeo. Il 14 ottobre, la Spagna emette un nuovo mandato d’arresto europeo per i medesimi fatti, con una parziale diversa qualificazione (viene contestato il reato di sediciòn, previsto dagli articoli 544 e 545, al posto del reato iniziale di rebeliòn).
Il 2021
Il 9 marzo 2021, il Parlamento europeo revoca l’immunità parlamentare a Puigdemont, perché i fatti oggetto del processo penale risalgono al 2017, quindi sono antecedenti la sua elezione a europarlamentare. Il 19 maggio 2021, Puigdemont propone ricorso al Tribunale dell’Ue a Lussemburgo, presso la Corte di Giustizia Ue (che ha competenza specifica sulle azioni iniziate da persone fisiche o giuridiche, nei confronti di atti adottati dalle istituzioni dell’Unione), per l’annullamento della decisione di revoca dell’immunità parlamentare. Il 26 maggio 2021, Puigdemont chiede allo stesso Tribunale dell’Unione europea di Lussemburgo un provvedimento di sospensione dell’esecuzione della revoca dell’immunità parlamentare. Il 2 giugno 2021, il vicepresidente dello stesso Tribunale di Lussemburgo accoglie la richiesta di sospensione dell’esecuzione della decisione di revoca dell’immunità parlamentare. Il 30 luglio, con ordinanza, il vicepresidente del Tribunale dell’Unione europea di Lussemburgo respinge la richiesta di sospensione della revoca dell’immunità parlamentare. “Non vi è motivo di ritenere – scrive nell’ordinanza, al paragrafo 56 – che le autorità giudiziarie belghe o le autorità di un altro Stato membro possano eseguire i mandati d’arresto europei emessi nei confronti dei deputati e consegnarli alle autorità spagnole”. E al paragrafo 60 aggiunge che in caso invece di arresto sarebbe stato possibile presentare una nuova domanda di sospensione dell’esecuzione del provvedimento di revoca dell’immunità parlamentare”.