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La spia che venne dal funk

L’ex capo della Cia in Congo Larry Devlin usò Louis Armstrong per organizzare alcune operazioni nel Paese, tra cui l’uccisione del presidente Patrice Lumumba. Il tutto all’insaputa del jazzista, che sarebbe servito solo come «cavallo di Troia».

13 Settembre 2021 12:07 Redazione
La Cia avrebbe usato Louis Armstrong per organizzare alcune operazioni in Africa, tra cui l'uccisione del presidente del Congo Lumumba

Louis Armstrong ha cambiato la storia del jazz, diventandone probabilmente l’esponente più influente. Ma ha anche fatto la spia per la Cia in piena Guerra Fredda, a sua insaputa. È quello che racconta la ricercatrice della London University Susan Willliams, autrice del libro White Malice, in cui si descrivono le operazioni dell’intelligence americana in Africa centrale e occidentale tra gli Anni 50 e 60. «Armstrong era fondamentalmente un cavallo di Troia per la Cia», ha detto Williams al Guardian, «È stato portato a servire interessi totalmente contrari al suo senso di giusto o sbagliato. Se lo avesse saputo sarebbe rimasto inorridito».

Nel novembre 1960 Armstrong si trovava, insieme alla moglie e a un funzionario diplomatico americano, a cena in un ristorante di Leopoldville, allora capitale del Congo. Satchmo era impegnato in un tour africano della durata di diversi mesi, organizzato dal Dipartimento di Stato per migliorare l’immagine degli Usa nell’intero continente africano. Ciò che Armstrong non sapeva, però, è che il suo ospite non era un rappresentante del governo federale, ma il capo della Cia nella ex colonia belga Larry Devlin. Grazie a quell’incontro, l’intelligence ottenne informazioni importanti che servirono per alcune operazioni particolarmente controverse portate avanti in Africa.

La Cia e l’omicidio di Lumumba nel Katanga

Analizzando alcuni documenti trovati negli archivi delle Nazioni Unite, Williams – il cui lavoro è durato cinque anni – ha scoperto come Devlin e gli altri ufficiali inviati in Congo abbiano usato il tour del musicista per ottenere l’accesso nel Katanga. Una regione importantissima sia dal punto di vista strategico che economico: lì risiedevano alcuni funzionari con i quali gli Usa erano intenzionati a fare affari, e nel suo sottosuolo erano soprattutto presenti 1500 tonnellate di uranio a cui Washington era particolarmente interessata. Il Katanga si era appena dichiarato indipendente, ma gli Stati Uniti non ne avevano riconosciuto il governo: per questo avevano bisogno di una scusa per entrare. «Avevano bisogno di una copertura, il tour di Armstrong gliel’ha servita su un piatto d’argento». Nella capitale regionale di Elisabethville Armstrong avrebbe poi tenuto un concerto, utilizzato “a dovere” dagli 007 americani.

C’era dell’altro. La Cia aveva infatti come obiettivo quello di uccidere l’amatissimo presidente Patrice Lumumba, il primo democraticamente eletto nel Paese. Il timore degli Usa era che potesse condurre il Congo sotto la sfera di influenza dell’Unione Sovietica, mentre gli storici ritengono che il suo programma fosse incentrato sul neutralismo. Nel dicembre 1960, a poche miglia di distanza da dove Armstrong e Devlin avevano cenato, Lumumba fu arrestato dai militari fedeli a Joseph-Désiré Mobutu, capo di stato maggiore dell’esercito, che rovesciò il governo e prese il potere con un colpo di stato. A sostenerlo, l’ex potenza coloniale del Belgio e gli Stati Uniti: «Il colpo di Stato di Mobutu è stato organizzato, voluto e gestito dalla Cia», ammetterà poi Devlin al Congresso Usa. Nel dicembre 1961 Lumumba fu ucciso nel Katanga dai secessionisti finanziati da Bruxelles e Washington, Mobutu instaurò una sanguinaria dittatura che durò per 32 anni, sempre sostenuto dagli Usa.

Armstrong, che aveva 59 anni quando si recò in Congo, ha usato il suo tour per comporre il musical (poi diventato un album) The Real Ambassadors, in cui ha espresso forti perplessità sul ruolo degli Stati Uniti nel continente «Anche se rappresento il governo, non tutte le sue politiche mi rappresentano». Impossibile quindi pensare a una sua complicità nei loschi affari dell’agenzia, visto che poco prima Satchmo si era ritirato da un tour in Unione Sovietica per protestare contro il razzismo negli Usa.

La rete della Cia in Africa

La Cia aveva iniziato a sviluppare una rete di agenti, collaboratori e clienti in Africa subito dopo la sua creazione nel 1947, basandosi sul lavoro svolto durante la seconda guerra mondiale. Nel 1960 questo vasto network comprendeva sindacalisti, uomini d’affari, organizzazioni culturali, imprese e persino compagnie aeree. L’agenzia sarebbe implicata in alcuni degli eventi più significativi della storia post-coloniale del continente.

Nel 1962, una soffiata di una spia della Cia ai funzionari del regime razzista e repressivo dell’apartheid in Sudafrica potrebbe aver portato all’arresto di Nelson Mandela e alla sua prigionia per 27 anni. L’intelligence americana è stata anche accusata del rovesciamento del primo presidente ghanese, Kwame Nkrumah, in un colpo di stato militare nel 1966. «La tragedia è che Nkrumah e Lumumba e altri leader africani presenti nel libro non si sono opposti agli Stati Uniti. Volevano relazioni amichevoli con gli Washington ma, poiché non erano nemmeno avversari dell’Urss, furono visti come nemici da Washington. L’atteggiamento era “o sei con noi o contro di noi”», ha concluso Williams.

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