La campagna elettorale tedesca in vista delle elezioni del 26 settembre è in pieno corso. E la partita si gioca improvvisamente in mezzo al fango, quello dell’alluvione che la settimana scorsa ha colpito due Land nell’ovest della Germania, Renania Palatinato e Nordreno Vestfalia. Proprio in quest’ultima regione il governatore è Armin Laschet, numero uno della Cdu, il partito conservatore di Angela Merkel, e candidato alla successione alla cancelleria. I cristianodemocratici, alleati con i cugini cristianosociali della Csu in Baviera, sono il primo partito a livello nazionale e non dovrebbero avere difficoltà a rimanerlo, nonostante le ambizioni sia dei Verdi (Grünen) di Annalena Baerbock, sia dei socialdemocratici (Spd) di Olaf Scholz. Laschet e l’Unione (Cdu e Csu) sono avanti in tutti i sondaggi, anche se la catastrofe e le sue conseguenze possono cambiare leggermente qualche equilibrio.
L’alluvione e il passo falso di Laschet
Laschet ad esempio è partito con il piede sbagliato, facendosi pizzicare dalle telecamere sorridente tra le macerie mentre davanti a lui il presidente federale Frank Walter Steinmeier ringraziava i soccorritori e ricordava i morti. Una gaffe imperdonabile che subito gli è costata una serie di critiche dall’opposizione oltre al classico shitstorm in Rete a cui ha cercato di rimediare con un tweet di scuse.
Ich danke dem Bundespräsidenten für seinen Besuch. Uns liegt das Schicksal der Betroffenen am Herzen, von dem wir in vielen Gesprächen gehört haben. Umso mehr bedauere ich den Eindruck, der durch eine Gesprächssituation entstanden ist. Dies war unpassend und es tut mir leid.
— Armin Laschet (@ArminLaschet) July 17, 2021
Difficile dire quanto potrà costargli il passo falso in termini di consenso: al voto mancano ancora più di due mesi e il tempo per rimediare c’è, considerando anche il fatto i suoi avversari, su tutti Baerbock, non navigano in acque tranquille. Laschet in ogni caso ha già messo la prima pezza, ritornando sui luoghi del disastro in compagnia di Angela Merkel e fornendo l’immagine del politico empatico con la popolazione ed efficiente nella risoluzione dei problemi. Il Land Nordreno Vestfalia ha già stanziato 200 milioni di euro di aiuti immediati, altrettanti il governo Merkel.
La vittoria interna alla Cdu su Merz e Söder
Il governatore e segretario della Cdu in realtà non è proprio un animale politico, come non lo era e non lo è del resto la cancelliera, ma sicuramente è uno che sa il fatto suo, decisionista quanto basta senza essere prevaricatore, furbo nel tessere alleanze e perseguire gli obiettivi. Non per nulla è riuscito a prendere il mano il partito dopo una lunga faida interna con Friedrich Merz e soprattutto Markus Söder, leader della Csu e ministro-presidente della Baviera. Dall’inizio dell’anno Laschet guida così il partito e vuole portarlo alla vittoria alla fine di settembre. L’eredità di Merkel è pesante, lo aiuta però anche di fronte a un elettorato che come sempre punta più alla stabilità che ai cambiamenti.

L’ipotesi di alleanza con i liberali: l’esperimento del Nordreno Vestfalia
Dal 2017 Armin Laschet governa in Nordreno Vestfalia in una coalizione con i liberali della Fdp, una costellazione che questi ultimi sognano di replicare a livello nazionale, come già accaduto con Merkel tra il 2009 e il 2013 e prima ancora con Helmut Kohl tra il 1982 e il 1998. Difficile però che la storia si ripeta, almeno questa volta, dato che i numeri non sembrano benedire un’alleanza del genere. Laschet, nel solco della cancelliera, dovrà guardarsi bene intorno a bocce ferme e studiare le possibile varianti. Nell’ultimo sondaggio dell’istituto Allensabach commissionato dopo l’alluvione l’Unione è al 31,5 per cento, davanti ai Verdi al 18 per cento, la Spd al 16,5 per cento e i liberali al 12 per cento. Le combinazioni sono molteplici, ma le cifre in due mesi possono sempre cambiare. Per ora Laschet si deve occupare delle questioni più urgenti, l’alluvione appunto, tentando di non ripetere errori già fatti.
Gerhard Schröder e l’alluvione del 2002
L’esempio da seguire dovrebbe essere quello di Gerhard Schröder, che dopo l’alluvione del 2002 riuscì a rilanciare una gara che pareva già persa. Indossando stivali di gomma e giacca a vento seminò l’improvvido Edmund Stoiber (Csu), rimasto inizialmente in poltrona. Laschet davanti alle telecamere è tutto il contrario di Schröder, ma non è nemmeno il nonnetto un po’ impacciato che i suoi avversari tendono a dipingere. Ha sì 60 anni, contro i 41 di Baerbock che non a caso cavalca lo storytelling del cambiamento, ma è più una vecchia volpe che un orso imbranato. Ma soprattutto si è circondato in campagna elettorale di persone in grado di recuperare in fretta i cocci lasciati per strada. È vero che gli elettori tedeschi non dimenticano e negli ultimi 16 anni hanno seguito Merkel proprio perché Mutti ha commesso pochi errori, ma verdi e socialdemocratici non paiono oggi in grado di contrastare davvero Armin Laschet.