La vicepresidente dell’Argentina Cristina Kirchner è stata condannata a sei anni di carcere e all’interdizione a vita da ogni incarico politico. Dopo tre anni e mezzo di udienze si conclude così la causa Vialidad, il maxi processo che vedeva imputate dodici persone oltre a lei. Nelle strade del paese sono già scoppiate le contestazioni.
La vicepresidente dell’Argentina Cristina Kirchner condannata per frode
La donna è stata ritenuta responsabile di amministrazione fraudolenta a danno della pubblica amministrazione per la concessione di appalti nel dipartimento di Santa Cruz fra il 2003 e il 2015. Assolta invece dall’accusa di associazione illecita, motivo per cui ha ricevuto una pena dimezzata rispetto a quella chiesta dalla Procura (12 anni). Degli altri 12 imputati della causa, all’imprenditore Lázaro Báez sono stati comminati sei anni e l’interdizione dei pubblici uffici, in sette hanno ricevuto pene che variano fra i tre anni e mezzo e i sei di carcere e quattro sono stati assolti.

Subito dopo la lettura della sentenza, le cui motivazioni si conosceranno solo a marzo 2023, la vicepresidente è intervenuta sui suoi canali social parlando di un destino già scritto e annunciando che non si candiderà alle prossime elezioni: «Non esporrò la forza politica che mi ha dato l’onore due volte di essere presidente e una volta vicepresidente ad essere vituperata con una candidata condannata per amministrazione fraudolenta e interdetta dai pubblici uffici. A dicembre del 2023 non sarò candidata a nulla, né a presidente né a senatore, dunque non godrò di nessuna immunità. Preferisco andare in prigione che essere una marionetta di questa mafia e di questo Stato parallelo, sempre che a qualcuno non gli venga in mente di provare a spararmi di nuovo, perché è così che vogliono vedermi: in prigione o morta». Il riferimento è al tentato attentato contro di lei dello scorso settembre, quando un uomo si era recato sotto la sua casa e le aveva puntato una pistola premendo il grilletto. Fortunatamente, l’arma si inceppò e non venne esploso alcun proiettile.

Proteste e contestazioni per la sentenza
In Argentina si temono ora manifestazioni e proteste da parte dei sostenitori della vicepresidente, che hanno già annunciato di paralizzare il paese con uno sciopero nazionale. Dopo aver intasato il centro di Buenos Aires e marciato verso l’edificio del tribunale federale, hanno suonato tamburi e gridato mentre premevano contro le barriere della polizia. I social sono inoltre sommersi di messaggi di vicinanza accompagnati dall’hashtag #TodosConElla (tutti con lei).