Confronto e ascolto sono le parole usate dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni durante l’incontro a Rimini con la CGIL. Nel suo intervento, incentrato su riforma fiscale, reddito di cittadinanza, salari e confronto, ha trovato spazio anche una citazione di Argentina Altobelli, tra i fondatori della Cgil: «Sono 27 anni che il capo del governo non partecipa al congresso della Cgil. Era normale che fosse il presidente del consiglio più lontano da questa platea ad essere qui? Io penso di sì, perché penso che questa possa essere l’occasione di celebrare l’unità nazionale. Noi lavoriamo partendo dalle differenti condizioni, ma il confronto è fondativo. Argentina Altobelli, diceva: “La mia vita è stata guidata dal pensiero e dalla coscienza”». Conosciamo meglio la storia di vita della donna menzionata dalla premier.
Chi era Argentina Bonetti Altobelli
Nata a Imola il 2 luglio nel 1866, all’età di sette anni viene data in affidamento agli zii paterni, presso i quali rimarrà fino al matrimonio. Fu una donna chiave per il mondo contadino, dalle mondine alle lavoratrici dei campi. Prima donna a diventare dirigente sindacale, entrò in contatto, da giovanissima, con un gruppo giovanile organizzato a Parma da Berenini, grazie al quale si avvicinò al socialismo. Laureatasi in giurisprudenza a Parma, nel 1889 si trasferisce a Bologna e sposa Abdon Altobelli, anche lui socialista. L’anno successivo nasce il figlio Demos e due anni dopo la figlia Trieste. Gli impegni di madre non la fermano e, negli stessi anni, organizza una società operaia femminile, per poi entrare a far parte della Commissione Esecutiva della Camera del lavoro.
Qualche anno dopo, nel 1901, fu tra i fondatori della Federazione Nazionale dei Lavoratori della Terra, diventandone segretaria nel 1906 e rimanendo in carica fino allo scioglimento avvenuto vent’anni dopo a causa del regime fascista. Durante il suo ruolo di segretaria, fu anche delegata dell’Alleanza femminile italiana al congresso internazionale femminile di Amsterdam, fino a quando, nel 1908, fu eletta membro della direzione nazionale del PSI. Una donna che si batté per avviare il processo di socializzazione della terra presentando quattro memoriali al ministro dell’agricoltura.

Il suo impegno proseguì con la nomina a rappresentante della Federterra nel Consiglio Superiore della Previdenza e delle Assicurazioni, nel 1919. Un anno dopo prese parte, come delegata italiana, al congresso sindacale internazionale di Amsterdam. Nel 1923, dopo la marcia su Roma, lascia l’attività politica e si ritira a vita privata, trasferendosi presso la figlia nella capitale, dove si manterrà svolgendo umili lavori. Morirà all’età di 76 anni a Roma. Tra le sue frasi più famose: «Armonia di pensiero, di fede, di cuori, di fraternità umana, ecco che cos’era il socialismo quando io lo abbracciai come una nuova religione».