Survivor di tutto il mondo, all’ascolto. Esistono luoghi sulla Terra in grado di garantire maggiore sicurezza in caso di inverno nucleare, prolungato raffreddamento del clima e oscuramento del Sole che possono essere provocati da un conflitto atomico o da gravi calamità naturali. Sono, nell’ordine, Australia, Nuova Zelanda, Islanda, Isole Salomone e Vanuatu. È quanto emerge da un recente studio dell’Università di Otago, a Wellington. Disponibile sulla rivista Risk Analysis, la ricerca ha analizzato quasi 40 nazioni sul pianeta tramite 13 fattori diversi tra loro, dalla produzione alimentare alla posizione geografica, fino alle alleanze militari e al fabbisogno energetico. Ecco dove volare in caso di un’apocalisse.

Apocalisse nucleare, perché Australia e Nuova Zelanda sono i Paesi più sicuri
Un’apocalisse nucleare non deve per forza portare alla completa distruzione dell’umanità. Anzi, come hanno detto gli esperti, «ci sarebbero comunità di sopravvissuti ovunque, anche nello scenario peggiore». Tuttavia, alcune nazioni risultano più solide di altre qualora non potessimo godere più del calore solare. Il team neozelandese, sotto la guida del dottor Nick Wilson, ha analizzato 38 Paesi sul pianeta attraverso 13 fattori differenti. Su tutti spiccano la produzione alimentare, l’autosufficienza energetica e l’effetto reale di un disastro climatico sull’ambiente. In cima alla lista Australia e Nuova Zelanda, grandi produttori agricoli e molto distanti dall’emisfero settentrionale, dove risiedono gli Stati più potenti del mondo.
Did you know, #newzealand is one of the few countries that could continue to produce enough food to feed its population in a nuclear winter?
Don't miss out on what Professor Nick Wilson has to say.#sra #societyforriskanalysis #riskanalysis https://t.co/s8AXSe967n
— SRA – Society for Risk Analysis (@SocRiskAnalysis) February 8, 2023
«La riserva di approvvigionamento alimentare dell’Australia è gigantesca», ha detto Wilson al Guardian. «Ha il potenziale di sfamare decine di milioni di persone molto a lungo». Canberra, Sydney e le principali metropoli australiane potrebbero aiutare la sopravvivenza dell’umanità anche grazie all’ampio surplus energetico e al ricco budget per la difesa. Tuttavia, anche il migliore ha dei punti deboli. I legami militari con Stati Uniti e Regno Unito la rendono un potenziale obiettivo bellico in caso di una guerra nucleare. Ecco che qui entra in gioco la Nuova Zelanda, cui giova lo status di denuclearizzazione di vecchia data. La formazione geografica, che consente ai maggiori centri abitati una stretta vicinanza con l’oceano, è un altro vantaggio. Il lato negativo si materializzerebbe in caso di blocco dei commerci, che potrebbe far precipitare la nazione nel collasso sociale.
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In Europa eccelle l’Islanda, in fondo la Germania
Lo studio neozelandese non ha dimenticato l’Europa, indicando quali nazioni reagirebbero meglio o peggio in caso di apocalisse nucleare. In cima alla classifica l’Islanda, dove la produzione alimentare calerebbe del 65 per cento circa. Molto male la Germania, che vedrebbe ridursi quasi allo zero le sue risorse. L’isola nel nord del vecchio continente potrebbe far leva inoltre sull’abbondanza di pesce nei mari e sulle condizioni climatiche, in grado di favorire la produzione di energia eolica e idroelettrica. Il rovescio della medaglia è però rappresentato dai vulcani, come conferma una devastante eruzione del 1783. In quanto membro della Nato inoltre potrebbe divenire bersaglio atomico e non saprebbe difendersi bene a causa dell’assenza di forze armate.
