Antonio Tiberi, ciclista di 21 anni campione del mondo juniores a cronometro nel 2019 e bronzo agli europei 2018, dovrà pagare una multa da 4000 euro per aver ucciso un gatto con una carabina ad aria compressa. L’animale in questione era di proprietà di un ministro della Rebupplica di San Marino, dove vive.
Antonio Tiberi uccide un gatto: la vicenda
L’episodio risale al 21 giugno 2022, quando il ciclista della Trek-Segafredo, trasferitosi a San Marino, un giorno ha deciso di fare questa bravata. Il gatto vittima del suo scherzo, però, era l’animale dell’attuale ministro del Turismo e delle Poste ed ex Capitano Reggente Federico Pedini Amati che, quella sera, ha allertato le forze dell’ordine dopo aver visto il proprio animale domestico esanime.
Portato a processo, Tiberi ha confessato il novembre scorso, davanti al giudice, di essere colpevole. Il 21enne aveva preso l’arma una settimana prima dell’accaduto e ha ammesso di aver sparato non con lo scopo di far male ma solo per testare la capacità di tiro dell’arma.

«Il mio intento era semplicemente misurare la capacità di tiro dell’arma, tanto che ho preso di mira un cartello di divieto… ammetto anche di avere (altrettanto stupidamente e incoscientemente) provato a colpire un gatto… e con mia sorpresa l’ho effettivamente colpito… non avevo nessuna intenzione di uccidere l’animale, anzi ero convinto che l’arma non fosse letale», ha dichiarato.
La condanna
Come riporta il codice penale della Repubblica di San Marino, la punizione per queste tipologie di reati è «l’arresto di secondo grado o la multa a chiunque sottopone gli animali a strazio o sevizie, ovvero senza necessità li uccide». Da qui Tiberi è stato condannato a pagare la sanzione pecuniaria di 4.000 euro e gli è stata confiscata l’arma del delitto, la carabina. Dal canto suo, il ministro Federico Pedini Amati ha commentato la condanna così: «Ho apprezzato che il ragazzo abbia ammesso il fatto, ma non si può ammazzare un animale domestico e cavarsela con 4.000 euro di multa. Il gatto non dava fastidio a nessuno ed era con noi da tanto tempo. Non abbiamo bisogno di dare la residenza a queste persone».