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Duce intermittente

Non si può riscoprire l’antifascismo solo a pochi giorni dalle elezioni, quando spunta uno scandalo a ricordarne la presenza. Non si tratta di un vezzo da comunisti, come lo hanno definito i liberali, ma di un muscolo che ha bisogno di essere costantemente curato.

2 Ottobre 2021 16:542 Ottobre 2021 17:05 Giulio Cavalli
Non ci si può riscoprire l'antifascismo solo a pochi giorni dalle elezioni, quando spunta uno scandalo a ricordarne la pericolosità

No, spiace. L’antifascismo a ondate non è una pratica salutare. Funziona un po’ come le diete che partono lunedì prima di fermarsi al martedì mattina. Oppure come quelle cure che si iniziano e poi si ritrova la scatola di compresse semi piena sullo scaffale della cucina. L’antifascismo va somministrato tutti i giorni, è una pratica quotidiana e per questo stupisce che ci si stupisca che quei partiti, che sulla grattatina al duce e ai suoi nostalgici hanno costruito il proprio capitale elettorale, poi alla fine contengano fascisti. Ma davvero nel 2021 serve un servizio giornalistico per rendersi conto che il partito nato sulle ceneri del Movimento Sociale, poi Alleanza Nazionale, contenga nella pancia scorie del passato?

Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Getty)

Il disagio peggiore si prova di fronte al balletto di queste ore (dopo l’inchiesta di Fanpage che ha documentato con un video le mani tese – che tutti sanno – e la nostalgia perfino rivendicata per il duce e per Hitler), la messinscena della parti in commedia. Giorgia Meloni, Bella addormentata, che si sveglia dopo un bacio dovuto allo scoop, come nella migliore tradizione salviniana evita di entrare nel merito e dice di voler visionare tutte le cento ore del girato di Fanpage. La frase sarebbe da spernacchiare e invece ci si costruiscono addirittura degli editoriali. A nessuno viene in mente che se nelle restanti 99 ore e 45 minuti del girato si scoprisse che l’europarlamentare meloniano Carlo Fidanza e la sua cricca di patrioti alla milanese facessero anche volontario con gli anziani, non cambierebbe nemmeno di una virgola il discorso. Niente, nessuno. E a pochi viene in mente che senza perdere cento ore Meloni potrebbe prendersi anche solo due minuti sputati per dire forte e chiaro che il suo partito non accetta fascisti. E che indossa quell’antifascismo che è prerequisito necessario per stare nell’alveo costituzionale.

Vinciamo e cambiamo l’Italia! 🇮🇹 pic.twitter.com/AFzpr4jH3S

— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 1, 2021

L’antifascismo ridotto a un vezzo da comunisti 

L’antifascismo, a proposito. Negli ultimi anni la rincorsa a ridurre l’antifascismo a un vezzo da comunisti è stata fieramente appoggiata dai cosiddetti liberali, quegli scintillanti interpreti di un centrosinistra che vuole piacere alla destra e che prova a farlo annacquando tutto, perfino vantandosene. Sono gli stessi partiti che vedono brigatisti dappertutto, quelli che vorrebbero i partigiani immobili e muti da usare come souvenir nei loro tour elettorali, quelli che ogni volta sbraitano contro chi vede fascismo dappertutto e così facendo riescono nell’impresa di incorrere nel favoreggiamento esterno al fascismo che torna così comodo ai Salvini e alle Meloni di turno. Chissà se un giorno qualcuno sarà capace di fare mea culpa per avere dipinto l’Anpi come un circolo di bocce di anziani stonati dalle bombe per interessi referendari. Chissà se qualcuno prima o poi farà mea culpa per essersi adoperato per vendere un presunto modello di fascista buono o perfino illuminato, come qualche personaggio della classe dirigente di Fratelli d’Italia diventato l’idolo al centro. Chissà se ci ricordiamo che perfino Silvio Berlusconi, uno con un pelo sullo stomaco mica male, si sentì in dovere di annunciare che il suo accordo con la destra non avrebbe potuto prevedere pericolose nostalgie.

Giorgia Meloni cambia discorso, fa quello che ci si aspetti faccia

Meloni a ben vedere fa quello che ci si aspetta che faccia: si traveste e scappa (è una tradizione politica) e prova a cambiare discorso. Il punto sono tutti gli altri. Davvero non stupisce che un giornalista come Paolo Berizzi di Repubblica finisca sono scorta semplicemente perché sia prende la briga di raccontare l’estrema destra e le sue infiltrazioni nei partiti che potrebbero essere futuri partiti di governo? Davvero non ci si stupisce che ogni piccolo amministratore locale del partito di Meloni (e alcuni della Lega) per meritarsi un trafiletto sul giornale debba per forza travestirsi da fascista o da nazista? Ma mai nessuno ha introiettato cosa accade durante le celebrazioni di quel tipo?

È la gente che decide le sorti di una Nazione, non sono i soliti esponenti del circuito mainstream che vorrebbero imporre ai cittadini cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Il 3 e 4 ottobre dimostriamo ai poteri forti che il potere più forte di tutti è il popolo italiano.#VotaFDI pic.twitter.com/wQixddmca8

— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) September 30, 2021

No, spiace, ma l’antifascismo va praticato tutti i giorni, come un muscolo che ha bisogno di allungarsi e rimanere lungo. È una pratica quotidiana. Stupirsene a pochi giorni dalle elezioni amministrative è un trucco che non rispetta la Storia e la Costituzione. Siate meno distratti durante l’anno e indignatevi un po’ meno nei giorni di uno scandalo. La Resistenza non si fa con i comunicati stampa. L’antifascismo non si è assottigliato per colpa dei fascisti ma per colpa degli antifascisti tropo sottili.

Tag:Amministrative 2021
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