Allarme in Antartide per gli scienziati, la superficie ghiacciata è ai minimi storici e potrebbero esserci molteplici conseguenze. I ricercatori sono preoccupati per questo evento: «I cambiamenti climatici riscaldano l’acqua del mare, ma modificano anche la direzione dei venti oceanici australi».

Il nuovo minimo del ghiaccio marino in Antartide
In Antartide la stagione estiva si sta concludendo, durante questo periodo il ghiaccio marino raggiunge la sua estensione minima. Quest’anno, in particolare, è stato registrato il minimo storico della superficie intorno al continente antartico coperto da ghiaccio: 2,11 milioni di chilometri quadrati il 15 febbraio, stando alle rilevazioni di SeaIce Portal, che analizza ogni giorno l’andamento dell’area ghiacciata. Dall’8 febbraio l’espansione del ghiaccio marino australe era scesa sotto il minimo storico, risultato raggiunto l’anno scorso.
In merito all’argomento Christian Haas, professore dell’Istituto Wegener del Centro Helmholtz di studi polari e capo della sezione glaciale ha riferito: «Il rapido declino registrato negli ultimi sei anni è molto sorprendente perché l’estensione non era cambiata di molto nei 35 anni precedenti. Dobbiamo capire se la fase attuale è l’inizio della rapida fine del ghiaccio marino estivo al Polo Sud o se invece è una situazione che porterà a un nuovo livello più basso ma sempre con la presenza di ghiaccio nella stagione estiva».

Le ragioni dietro questo calo: non solo riscaldamento globale
Gli scienziati pensano che la perdita del ghiaccio marino australe in Antartide non è dovuta solo al riscaldamento globale che fa alzare la temperatura dell’acqua, ma anche ai continui cambiamenti della direzione dei venti prevalenti intorno al continente ghiacciato.
Tuttavia, occorre ricordare che questa modifica della direzione dei venti è una conseguenza del cambiamento climatico. La presenza o l’assenza del ghiaccio marino influenza pesantemente l’ecosistema dell’intero oceano Antartico perché altera la produzione di fitoplancton, microrganismo che sta alla base delle catene alimentari di animali come balene, orche, pesci, foche e pinguini.