L’Agenzia nazionale che vigila sulla sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) non ha ancora un direttore. Dall’insediamento del governo Meloni, infatti, l’organismo sta andando avanti in regime di ordinaria amministrazione, con un clima di pesante incertezza, garantendo il servizio, ma senza una progettualità, a causa di un pasticcio politico che porta la firma di Matteo Salvini ed Edoardo Rixi, il ministro e il suo vice delle Infrastrutture e dei trasporti. I due leghisti gestiscono la partita, visto che spetta a loro la proposta di nomina in consiglio dei ministri, che la approva e la invia alla presidenza della Repubblica per la sottoscrizione definitiva del decreto. Un iter che poteva essere celere, ma che si è incagliato per la gestione del dossier da parte di Salvini e Rixi con una serie di improvvisazioni, all’insegna di uno spoils system selvaggio. Senza tenere in conto gli effetti collaterali, sacrificando il principio di sicurezza, che pure sostengono di mettere in cima alle priorità.

Il nulla di fatto su Carpaneto a causa dell’ombra del conflitto di interessi
Ma procediamo con ordine. A gennaio, infatti, nell’ottica il governo rimuove, come garantito dalla legge, il direttore Domenico De Bartolomeo, indicato nel 2021 dall’allora ministro Enrico Giovannini. Successivamente, il 19 gennaio, il Cdm ha approvato l’assegnazione dell’incarico di numero uno di Ansfisa a Roberto Carpaneto, manager dallo specchiato curriculum e molto gradito da Rixi, con cui condivide la comune provenienza ligure. Ma c’era un problema: l’ombra del conflitto di interessi. Fino al momento della nomina, il dirigente era presidente della Rina consulting, società che opera nel comparto, e che ha avuto un ruolo centrale nella costruzione dell’ex ponte Morandi a Genova. Carpaneto, fino a pochi mesi fa, ricopriva anche il ruolo di amministratore delegato dell’azienda. Sarebbe stato il classico passaggio da controllato a controllore, visto che tra i compiti di Ansfisa c’è quello di «attuare un moderno concetto di sicurezza, articolata in termini di azioni proattive ed evolutive, al fine di garantire il miglioramento della qualità delle infrastrutture di trasporto terrestre e, quindi, una mobilità più fluida e diretta a tutti i cittadini sul territorio nazionale», come si legge sul sito ufficiale.

Dal Mit nessun orientamento e Ansfisa resta nel limbo
La vicenda ha attirato l’attenzione delle opposizioni. Il deputato del Pd, Anthony Barbagallo, ha presentato un’interrogazione alla Camera, ricordando che alla Rina consulting è stato affidato «per l’importo di 14 milioni di euro, l’incarico per i servizi di coordinamento progettuale, direzione lavori, controllo qualità e coordinamento della sicurezza del nuovo ponte autostradale di Genova, a seguito del crollo del viadotto Polcevera (il Morandi, ndr), del 14 agosto 2018». Da qui la richiesta di rivedere la nomina per i «numerosi profili di conflitto di interessi». Il caso ha creato qualche malumore nella stessa maggioranza, tanto che Carpaneto ha preferito rinunciare al ruolo, ufficialmente per «motivi personali», nonostante avesse già rassegnato le dimissioni dai ruoli della società. Era l’8 febbraio. È trascorso un mese e da allora il Mit non ha fatto sapere quale sia l’orientamento, lasciando l’Ansfisa nel limbo dell’incertezza, mentre si procede in un regime di ordinaria amministrazione. «Non ci sono novità», è la stringata posizione del ministero sulla vicenda, mentre per l’Ansfisa non c’è nulla da commentare, visto che la nomina è di natura politica. L’agenzia deve solo adeguarsi. Un infortunio, quello della coppia Salvini-Rixi, che non rappresenta il miglior viatico in vista dell’infornata di nomine per le partecipate. Fatto sta che la casella resta ancora vuota: Pier Luigi Giovanni Navone, direttore della direzione generale per la sicurezza delle ferrovie, sta ricoprendo nel frattempo il ruolo di facente funzioni del direttore. Ma senza avere i poteri necessari per indicare la strategia da perseguire sulla sicurezza delle infrastrutture sia stradali che ferroviarie. Si vocifera di una possibile soluzione interna, magari confermandolo. Ma si tratta di ipotesi, appunto. Anche perché serve una soluzione solida.

La storia difficile dell’Agenzia nata all’indomani del crollo del Morandi
La storia di Ansfisa non è stata molto fortunata fin dall’inizio, essendo oggetto di sistematico spoils system. L’agenzia è nata dopo il crollo del ponte Morandi, potenziando le funzioni Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie. L’allora ministro Danilo Toninelli volle Alfredo Principio Mortellaro come direttore. La gestione non fu proprio memorabile, anche a causa di carenza di personale, tanto che nel 2019 con Fabio Croccolo, voluto da Paola De Micheli, l’organismo è diventato davvero operativo. Con l’esecutivo Draghi e il cambio della guardia al Mit, all’Ansfisa nel maggio 2021 è arrivato Di Bartolomeo. Dopo meno di due anni l’ennesimo avvicendamento, che tuttavia non è stato completato per la rinuncia di Carpaneto. Si attende così il quinto direttore in cinque anni. Magari per garantire una navigazione un po’ più tranquilla a una struttura che ricopre un compito delicato.