Revival Anni 80: i libri di un decennio che è ancora tutto da leggere

Antonio Carnevale
11/06/2022

Come alcune hit tornate in classifica grazie alle serie tv, anche la letteratura Anni 80 è un passato che non passa. Da L'insostenibile leggerezza dell'essere di Kundera a Meno di Zero di Bret Easton Ellis fino ad Altri libertini di Tondelli, le fotografie di un decennio ancora tutto da leggere.

Revival Anni 80: i libri di un decennio che è ancora tutto da leggere

Complici due serie tv come Stranger Things e Bang Bang Baby, siamo all’ennesimo revival degli Anni 80. Alcune hit di quei tempi sono schizzate in classifica, hanno trascinato nell’attualità icone musicali che sembravano relegate nel mondo dei più nostalgici boomer. Ma anche per il libri quel decennio è un passato che non passa. L’eco di alcuni romanzi affiora ogni giorno nelle frasi a effetto sui social e nei modi di dire. Autori che all’epoca erano perfetti sconosciuti sono diventati di culto. Ma soprattutto, in molti casi, la letteratura di quell’epoca stride con lo stereotipo di frivolezza e individualismo. Del resto, è inutile cercare di etichettare quei due lustri. Gli Anni 80 sono stati il decennio delle contraddizioni, del benessere a braccetto col debito pubblico, dell’alto e del basso mescolati nella cultura d’élite e di massa.

Revival Anni 80: i libri di un decennio che è ancora tutto da leggere
Lo scrittore Milan Kundera (Getty Images).

L’insostenibile leggerezza dell’essere simbolo del decennio

La palma d’oro per il libro icona di quel periodo va allora a L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera. Quel titolo, che per ossimoro alludeva invece alla pesantezza esistenziale, sarebbe entrato nel lessico comune (e nei primi posti delle classifiche) non grazie alla critica letteraria, ma per merito di un tormentone finto-intellò inscenato da Roberto D’Agostino in tv. A raccontare la genesi di quel tormentone sarebbe stato lo stesso Roberto D’Agostino sulla sua creatura Dagospia. Nella trasmissione tv Quelli della notte, vestendo i panni di “intellettuale post-tutto e ante-niente”, con la complicità di Renzo Arbore, il giornalista farfugliava in ogni puntata di «edonismo reganiano», citava pensatori scelti in base ai titoli dei loro libri, come Il pensiero debole di Gianni Vattimo. «Mancava però quel titolo capace di racchiudere lo Spirito del Tempo, quegli anni ‘senza deposito’, né ideologico né morale, che sono stati gli ’80». Per caso gli capitò sotto il naso una recensione al libro di Kundera. «Il titolo del suo libro mi sembrò un’insegna-epitaffio sublime al neon per la decade della Belle Époque edonista: L’insostenibile leggerezza dell’essere». Il tormentone raggiunse l’iperbole, D’Agostino cavalcò quel titolo-slogan, improvvisando, saccheggiando recensioni altrui, pur senza mai aver letto il romanzo. Le vendite s’impennarono. Antonello Venditti ne fece pure una canzone. E quel libo divenne in poco tempo un best-seller per tutti i palati. Dopo più di 30 anni, il romanzo di Kundera risuona ancora nei titoli dei giornali, dove a essere “insostenibile”, di volta in volta, è la “leggerezza” di Di Maio, di Giuseppe Conte, del Pd o persino (in due recenti titoli del Manifesto a distanza di pochi giorni) dell’Euro Song Contest e dei talk show sulla guerra in Ucraina.

Revival Anni 80: i libri di un decennio che è ancora tutto da leggere
Umberto Eco a Bologna nel 1983 (Getty Images).

Il nome della Rosa di Umberto Eco 

Altra incomparabile icona di quegli anni è Il nome della Rosa di Umberto Eco. A battesimo del decennio, lo studioso pubblicava finalmente un libro comprensibile ai più, dopo i tanti criptici saggi di semiotica, linguistica e filosofia (tipo Il problema estetico in San Tommaso, La struttura assente e Opera aperta). Con quella vicenda trecentesca di monaci e manoscritti proibiti, Eco dava vita a una narrazione perfetta e inclassificabile: romanzo storico, filosofico, giallo deduttivo. Ciascuno di quei generi avrebbe ripreso vita da allora nei gusti dei lettori, ma anche nelle scelte degli editori, ammaliati com’è ovvio da un così imprevisto successo di pubblico e di critica. Tradotto in 45 lingue, nei successivi 30 anni Il nome della Rosa avrebbe venduto oltre 60 milioni di copie. Curiosità: secondo i risultati di un sondaggio (senza pretese scientifiche) lanciato su Facebook dal sito Liberiamo.it, alla domanda “Qual è il libro che non sei mai riuscito a finire?”, Il nome della rosa si è piazzato al secondo posto: appena sopra L’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera.

Revival Anni 80: i libri di un decennio che è ancora tutto da leggere
Pier Vittorio Tondelli.

I riferimenti di una generazione, da Breat Easton Ellis a Tondelli 

Gli Anni 80 sono stati anche l’incubo dell’Aids e di Chernobyl; gli anni della speranza di un cambiamento nell’Unione Sovietica; gli anni di politici come Ronald Reagan e di Margaret Thatcher guerreggiati della controcultura che si opponeva ai loro modelli sociali. La letteratura registrava tutte queste inquietudini e ne aggiungeva di nuove, dalla disillusione americana con Meno di zero di Bret Easton Ellis fino a Vita e destino di Vasilij Grossman, libro-denuncia che solo nel 1980 emergeva dalla censura sovietica. In quegli anni, la critica alla società vede i suoi nuovi testi anche in Italia. Lara Cardella a 19 anni scrive Volevo i pantaloni, romanzo autobiografico sulla vita di un’adolescente nella retrograda e patriarcale Sicilia di allora, ma evidentemente adatto a ogni provincia italiana, a giudicare dall’immediato e virale successo. Pier Vittorio Tondelli a 25 anni infarcisce di bestemmie, droga e scene di sesso il suo libro scandalo (sarebbe stato anche sequestrato) Altri libertini, sei racconti sulla “vita ai margini” che ancora ne fanno una pietra miliare della letteratura italiana. Aldo Busi pubblica il suo capolavoro d’esordio Seminario sulla gioventù, cronaca di un’autoeducazione selvaggia e irrequieta, e qualche anno dopo esce il suo Sodomie in corpo 11, che gli vale un processo per “oscenità”. Sono autori alla prima prova, che diventano subito riferimenti per la generazione di chi ha 20 anni. Sono libri di svolta per la scrittura, per i temi, per la durezza. Ma sono anche i simboli degli Anni 80 più veri e meno raccontati: testi di un decennio che – anche fuor di metafora – è ancora tutto da leggere.

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