Alla fine, da Rouen, Anne Hidalgo ha sciolto ogni riserva e ha annunciato che si candiderà alla Presidenziali del 2022. «Sotto i nostri occhi, il modello repubblicano si disintegra», ha dichiarato il 12 settembre la sindaca di Parigi. Parlando a un gruppo di sostenitori nella zona del porto, ha poi rivendicato le sue origini: «Oggi sono pronta. Oggi, su questo porto di Rouen, penso a mio padre che era operaio sul cantiere navale di Cadice. Penso anche a mia madre, sarta». Nelle stesse ore ufficializzava la sua corsa all’Eliseo anche Marine Le Pen, leader di Rassemblement National.
Anne Hidalgo cerca di conquistare sinistra e verdi
La campagna per le Presidenziali è una sfida difficile per Hidalgo, la seconda donna socialista a candidarsi all’Eliseo dopo Ségolene Royale nel 2007, visto il calo di consensi del suo partito. Una cosa è certa: non va sottovalutata. Come sottolinea Libération per capirlo basta ripercorrere la sua lunga carriera, buona parte trascorsa nelle retrovie. È proprio grazie alla sua storia personale e alle sfumature ecologiste del suo programma, che l’ex ispettrice del lavoro ora cerca di porsi come alternativa credibile alla gauche di Jean-Luc Mélenchon, leader di France Insoumise, e ai verdi. Le cronache spesso la dipingono autoritaria e intransigente. Eppure sul suo cv in passato sono apparsi aggettivi come trasparente e docile. Non a caso è stata per ben 13 anni confinata, senza fare rumore, al ruolo di Delfina (non a caso Libé ha intitolato il suo profilo “la rivincita della Delfina”).
Anne Hidalgo: dall’Andalusia alla candidatura a Parigi
Nata in Andalusia, Hidalgo emigrò ad appena tre anni in Francia con la famiglia. A 14 anni divenne cittadina francese, cambiando il suo nome da Ana in Anne. Laureata in Scienze sociali del lavoro con una specializzazione in diritto sindacale a Parigi, cominciò a lavorare come ispettrice del lavoro. Hidalgo entrò quindi nel Partito socialista collaborando negli Anni 90 con il ministero del Lavoro: fra il 1997 e il 1998 fu consigliera del ministro dell’Impiego e della Solidarietà Martine Aubry, poi per due anni fu assistente del Segretario di Stato ai Diritti delle Donne e alla Formazione professionale Nicole Péry e infine per altri due anni fu consigliere tecnico della ministra della Giustizia Marylise Lebranchu. Nel 2001 il grande salto: alle Comunali di Parigi Hidalgo fu capolista dei socialisti per il XV arrondissement entrando in Consiglio comunale. A giugno 2002 si candidò alle parlamentari per il XII arrondissement ma non venne eletta, lo stesso nel 2007 quando per il XIII arrondissement venne sconfitta al secondo turno da Jean-François Lamour.

Anna Hidalgo: l’esperienza di vice di Delanoë e la presa dell’Hôtel de Ville
Una volta eletto, il sindaco di Parigi Bertrand Delanoë (2001-2014) la nominò sua vice, confermandola anche per il secondo mandato. Oltre a essere vicesindaca, Hidalgo è stata anche assessore alla Parità e alla Banca del Tempo e, successivamente, ha assunto la delega all’Urbanistica. Nel 2014, dopo il ritiro di Delanoë, Hidalgo si è candidata alla carica di sindaco scontrandosi con l’esponente dell’Ump Nathalie Kosciusko-Morizet, già ministra durante i governi Fillon. Al ballottaggio si è imposta con il 54,5 per cento di preferenze diventando la prima donna sindaco della capitale francese. Nel gennaio 2020 si è candidata per un secondo mandato con “Paris en commun”, sostenuta tra gli altri dal Partito socialista, dal Partito comunista e da Place publique oltre che da Patrick Pelloux, medico ed ex collaboratore di Charlie Hebdo. Al primo turno, sotto pandemia, le sue liste hanno avuto la meglio su quelle di Rachida Dati (Les Républicains) e di Agnès Buzyn (La République en Marche, partito del presidente Emmanuel Macron). Al secondo turno, il 28 giugno di quest’anno, Hidalgo è stata riconfermata con il 48,5 per cento dei voti.
L’appello di Hidalgo a boicottare Amazon
Nel novembre 2020 fece discutere il suo appello ai lettori per boicottare Amazon che ha definito «la morte dei nostri librai e della nostra vita di quartiere». A dicembre venne multata dal governo nazionale per aver nominato nella sua direzione 11 donne su 16 membri, contravvenendo alla regola che consente un massimo del 60 per cento di un genere in posizione di leadership. Sempre nel 2020 la sindaca parigina è stata inserita da Time Magazine tra le persone più influenti.