Gli ultimi sondaggi in vista delle elezioni parlamentari tedesche di fine settembre confermano la possibilità di un cambio al vertice tra i partiti al Bundestag. I Verdi sono ormai davanti all’Unione tra Cdu e Csu della cancelliera Angela Merkel, che come noto non sarà candidata per il proprio partito, sostituita da Armin Laschet, attuale governatore della Renania settentrionale-Vestfalia, la regione tedesca più popolosa.
Con Baerbock i Verdi hanno preso il volo
Il treno verde è trainato invece da Annalena Baerbock, fresca di nomina come Spitzenkandidatin, candidata di punta, dei Grünen. Con lei, possibile futura inquilina del Kanzleramt a Berlino, il partito ambientalista ha preso letteralmente il volo: a seconda degli istituti di ricerca, i Verdi sono oltre il 25%, seguiti a un passo dai conservatori, mentre più staccata è la socialdemocratica Spd, compagna dell’Unione nel governo di Grande coalizione ora in carica, che si trascina sul 15%. A meno di cinque mesi dal voto quello che sembra certo, per numeri e posizionamento politico, è che appunto la futura legislatura da un parte non vedrà una riedizione della Grosse Koalition di centrosinistra e dall’altra ci sarà comunque la presenza dei Verdi nel nuovo governo. Con quale ruolo resta da stabilire, è evidente però che la stella nascente Baerbock vuole arrivare in alto.

Baerbock è figlia della metamorfosi centrista dei Verdi
Il partito è in ascesa ormai da diverso tempo, non è più la formazione ribelle, sognatrice e schiacciata all’estrema sinistra nata negli Anni 80 nell’allora Germania ovest. I Grünen hanno avuto già una esperienza di governo a livello nazionale, tra il 1998 e il 2005, alleati con la Spd del cancelliere Gerhard Schröder e negli ultimi 15 anni, accompagnati dalla maggiore importanza delle tematiche ecologiche nell’agenda politica non solo tedesca ma internazionale, hanno accresciuto il consenso ovunque nel Paese, da Est a Ovest, rosicchiando non poco ai partiti tradizionali, soprattutto a sinistra, mentre i conservatori hanno perso terreno a favore dei nazionalpopulisti. I Verdi hanno un governatore in Baden Württenberg, in altre 10 regioni tedesche sono presenti nelle coalizioni al governo, solo in due non sono rappresentati ai parlamenti dei Länder. Sono diventati insomma una forza matura e trasversale, senza eccessi, moderna, più spostata verso il centro che a sinistra, dove appunto si vincono le elezioni.
Nella corsa alla cancelleria, Baerbock l’ha spuntata su Habeck
Se rimarranno il primo partito fino al 26 settembre, Baerbock prenderà il posto di Merkel, a braccetto di chi è ancora tutto da vedere. Per adesso, all’inizio della campagna elettorale che deve ancora entrare nel vivo, i Grünen rappresentano il mutamento che la Germania sembra volere dopo 16 anni a trazione conservatrice. Via quindi Angela e spazio alla giovane Annalena, 41enne madre di due figlie, all’asciutto di esperienze governative, ma con un piglio fermo e la convinzione di voler guidare il Paese meglio di come è stato fatto sinora. Baerbock è segretaria dei Verdi dal 2018, in tandem con Robert Habeck, con cui si è giocata sino all’ultimo la candidatura alla cancelleria. Alla fine l’ha spuntata lei e i numeri di questi giorni sembrano darle ragione, visto il vantaggio che sta accumulando sia su Laschet che su Olaf Scholz, il candidato socialdemocratico.

Il compromesso dei Verdi con le grandi aziende in Baden-Württemberg
È una questione, più che di programmi, di immagine: rappresenta il cambiamento, senza strappi, una sorta di transizione felice e verde post Merkel che sembra piacere a una buona fetta dei tedeschi. Poco importa, per ora, il fatto che non abbia avuto nessuna esperienza, nemmeno in un consiglio comunale. E poco contano in fondo anche programmi, né nuovi né rivoluzionari, con cui il partito si accinge a plasmare il futuro possibile governo: una cosa è fare campagna elettorale partendo dall’opposizione, un’altra guidare un Paese in una coalizione insieme ai conservatori o alla sinistra. Alla fine si ragiona sui compromessi, sia nella politica che, soprattutto, coi poteri forti, quelli dell’economia e dell’industria tedesca, abituati a indicare le vie piuttosto che a seguirle. Vanno presi quindi con le molle, soprattutto in fase di analisi, i proclami che appaiono più ideologici, da quello dell’abbandono del carbone entro il 2030, attualmente fissato al 2039; quello di una riforma costituzionale per ammorbidire il diktat sull’indebitamento federale allo 0,35% del Pil permettendo deroghe per investimenti pubblici, infrastrutture, sanità, istruzione. O, infine, la promessa di una nuova politica estera più di confronto che non di dialogo con la Russia. Come indica tra l’altro il percorso di Winfried Kretschmann, governatore verde del Baden-Württemberg che da 10 anni a Stoccarda convive bene con colossi come Daimler, Porsche e Bosch. Non proprio un ambientalismo militante, il suo. Segno che i sognatori verdi di una volta quando arrivano sul ponte di comando imparano presto ad affrontare la realtà. E così sarà anche per Annalena Baerbock, se diventerà cancelliera, o ministra degli Esteri.