Anna Netrebko non si tocca. Gli organizzatori dell’International May Fest di Wiesbaden, capoluogo dell’Assia, in Germania, hanno fatto la loro scelta e lasciato in programma l’esibizione del celebre soprano russo nonostante gli artisti della Filarmonica Nazionale dell’Ucraina e del Teatro Taras Shevchenko di Kharkiv si fossero rifiutati di esibirsi sullo stesso palco. All’inizio di febbraio, la direzione dell’Opera nazionale dell’Ucraina e il ministro della Cultura Oleksandr Tkachenko avevano posto l’organizzazione davanti un aut aut: o loro o Netrebko. Dopo aver ribadito la ferma condanna all’aggressione di Putin, gli organizzatori sono rimasti sulla loro posizione per non colpire l’intero popolo e l’intera cultura russi. E così il 5 e il 7 maggio il soprano debutterà nel ruolo di Abigaille nel Nabucco di Giuseppe Verdi.
Il rifiuto delle Pussy Riot
Vista la defezione ucraina, nel programma ufficiale del Festival pubblicato il 13 febbraio scorso, era stata inserita la band punk Pussy Riot che però a sua volta ha fatto un passo indietro in solidarietà con i colleghi. «Nessuno ci aveva parlato della partecipazione al festival di Netrebko, della polemica e del fatto che avremmo dovuto sostituire artisti ucraini», ha scritto il gruppo su Twitter annunciando di aver cancellato la loro partecipazione.
hi, we want to comment on that 👀
spoiler: we are cancelling our riot days show in Wiesbaden https://t.co/YU3vpllMuW
— 𝖕𝖚𝖘𝖘𝖞 𝖗𝖎𝖔𝖙💦 (@pussyrrriot) February 13, 2023
Anna Netrebko dopo la condanna della guerra è considerata una traditrice in patria
Anni fa, Anna Netrebko aveva appoggiato Vladimir Putin alle elezioni presidenziali, ed era stata anche fotografata con la bandiera della Novorossiya, il tentativo di federazione tra le autoporclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, e uno dei suoi leader, Oleg Tsarev. Subito dopo l’invasione, le esibizioni del soprano erano state cancellate dal Met di New York. La sua presa di distanza sui social evidentemente non era stata sufficiente. «Sono contro questa guerra. Sono russa e amo il mio Paese ma ho molti amici in Ucraina e mi si spezza il cuore», aveva scritto su Fb. «Voglio che questa guerra finisca e che la gente viva in pace». Per poi aggiungere: «Questa è una libera scelta perché obbligare gli artisti o qualsiasi personaggio pubblico a dar voce alle proprie opinioni politiche e a denunciare la propria patria non è giusto. Come molti miei colleghi non sono esperta di politica. Sono una artista e il mio scopo è unire le persone al di là delle divisioni politiche». Parole giudicate ambigue in Occidente ma che però le sono costate la messa al bando dal teatro di Novosibirsk.