Allevare animali in cattività per poi reintegrarli, una volta autosufficienti, nel loro habitat naturale. È il rewilding, attività volta a scongiurare l’estinzione di alcune specie a rischio. Sebbene per gli animali terrestri si sia già facendo molto, per quelli acquatici – di mare e di acqua dolce – soprattutto di grossa taglia non è così. È molto difficile infatti che i grandi squali bianchi o i narvali si riproducano in acquari prima di essere rilasciati in natura. Nel 2017 in California si tentò di catturare alcune focene vaquita, specie rara e a rischio estinzione, per farle riprodurre in cattività ma gli attacchi di panico di cui soffrivano gli animali fecero fallire il progetto.
Le vongole giganti delle Fiji e lo squalo zebra al centro di progetti di rewilding
Ma ci sono anche alcune felici eccezioni. È il caso delle vongole giganti delle isole Fiji, a lungo minacciate dalla pesca intensiva tanto da essere a un passo dall’estinzione, che ora sono tornate a popolare in numero considerevole le barriere coralline della zona. Lo stesso discorso vale per lo squalo zebra (Stegostoma tigrinum) delle isole Raja Ampat nella Papua occidentale. Classificato fra le specie in via di estinzione a causa della pesca intensiva e dell’ingente domanda del mercato (le sue pinne sono l’ingrediente principale di una zuppa molto richiesta) è ora al centro di un progetto di rewilding. A favorire la crescita in cattività della specie è il suo metodo di riproduzione basato sulla schiusa delle uova, più semplici da ‘custodire’. Se il processo dovesse andare a buon fine, nel novembre di quest’anno le uova saranno inviate nelle incubatrici del resort di Misool e del Centro di ricerca e conservazione di Raja Ampat.

Corsa per salvare i pattini flapper nei mari del Nord
Dall’altra parte del mondo, in Olanda, si cerca di tutelare i pattini flapper, pesci piatti e a forma di diamante parenti degli squali, che possono raggiungere la lunghezza di due metri. Spesso vittime della pesca a strascico, sono ormai estremamente rari nel Mare del Nord. «Per noi, è molto importante che i pattini flapper possano tornare in questi mari entro il 2030», ha dichiarato Gijs van Zonneveld di ARK Natuurontwikkeling, alla guida di un’operazione con il Wwf. Attualmente però, nessun esemplare è allevato in cattività. Inoltre sarebbe necessario molto tempo prima che si possa dare vita a una catena riproduttiva, dato che un uovo di pattino flapper necessita di quasi due anni per schiudersi. Se per i pattini la situazione è, è il caso di dirlo, in alto mare, non si può dire lo stesso per lo storione europeo, i cui esemplari allevati in cattività sono già stati rilasciati in gran numero. Secondo i dati riportati dal Guardian, negli ultimi 10 anni sono stati liberati in natura 1,6 milioni di esemplari.