«L’aumento delle temperature associato ai cambiamenti climatici può comportare un mutamento nelle caratteristiche fisiche degli animali». Che cambierebbero forma per adattarsi alla nuova situazione. È quanto emerge da una ricerca pubblicata sulla rivista Trends in Ecology & Evolution, che ha analizzato gli sviluppi fisici di alcuni animali a sangue caldo. Un team di scienziati, guidato dalla ricercatrice Sara Ryding della Deakin University, in Australia, ha infatti scoperto che uccelli e mammiferi stanno mutando la loro fisiologia per poter sopravvivere alle temperature più estreme. Ciò include becchi, zampe e orecchie più grandi in grado di regolare la dispersione del calore.
Controllare la temperatura per vivere
Come per l’uomo, anche per gli animali il controllo della temperatura corporea rappresenta un aspetto fondamentale della vita. Se non riuscissero a regolare il loro fisico in questo senso, potrebbero infatti surriscaldarsi eccessivamente e morire. Per gli uccelli, il luogo ideale per lo scambio termico è costituito dal becco, privo di piume e quindi non isolato, mentre i mammiferi la cui pelle non è protetta dal pelo ricorrono a orecchie, code e zampe. «Il mutamento indica che gli animali si stanno evolvendo per sopravvivere», ha detto la dottoressa Ryding al Guardian. «Non siamo però sicuri che tutte le specie siano in grado di adattarsi».
Fra gli esemplari analizzati ci sono i pappagalli australiani, che hanno mostrato un aumento delle dimensioni del becco tra il 4 e il 10 per cento rispetto al 1870. Stesso discorso per i juncos nordamericani, piccoli uccelli, i quali hanno iniziato a presentare un becco più pronunciato a seguito di una crescita considerevole delle temperature nel loro habitat. I ricercatori hanno anche riportato un ingrandimento della coda e delle zampe nei toporagni mascherati e un’apertura alare maggiore nei pipistrelli.
I prossimi studi faranno uso della scansione 3D sui fossili
«Gli aumenti delle dimensioni dell’appendice che vediamo finora sono piuttosto piccoli, tanto che non superano il 10 per cento», ha proseguito Ryding nel sottolineare però che siamo solo all’inizio. «Le nostre previsioni annunciano dati sempre più importanti». Il prossimo passo della dottoressa sarà ora studiare il mutamento di forma negli uccelli australiani sfruttando la scansione 3D di fossili conservati nel museo dell’università. La speranza è quella di ottenere quanto prima risultati più dettagliati. «È il momento di prestare attenzione agli animali, poiché anche loro, come noi, sono costretti a subire gli effetti del cambiamento climatico», ha concluso la scienziata. «Alcune specie si stanno adattando, mentre altre sono destinate a sparire».