Chi è Andrew Forrest, magnate dei combustibili fossili convertito al green

Giovanni Sofia
29/03/2022

La nuova sfida di Andrew Forrest è convertire l'Australia all'utilizzo di idrogeno verde. Magnate dei combustibili fossili, vuole imporsi ora come riferimento della transizione energetica. Ma è solo l'ultima delle contraddizioni che alimentano gli scetticismi.

Chi è Andrew Forrest, magnate dei combustibili fossili convertito al green

Un patrimonio stimato in 27,2 miliardi di dollari, il sogno di consegnare alle nuove generazioni un mondo migliore. La richiesta rivolta all’opinione pubblica, di essere giudicato esclusivamente in base ai risultati ottenuti. Andrew Forrest deve gran parte di un enorme ricchezza all’estrazione di metalli e combustibili fossili. Oggi, però, produce anche energia pulita, con cui afferma di voler sostituire il business delle non rinnovabili. Un’apparente contraddizione che aumenta lo scetticismo di molti attorno a una figura capace in Australia di scatenare da sempre sensazioni opposte. C’è chi ne loda la generosità e per la filantropia lo paragona addirittura a Bill Gates, citando ad esempio l’impegno assolto durante la fase più calda della pandemia. Allora, attraverso la fondazione Minderoo di cui è presidente, comprò Covid test e mascherine poi distribuite nello stato di Victoria. Ma la porzione di critici è ampia. Forrest, d’altronde, è fondatore e presidente esecutivo del Fortescue Metals Group, azienda mineraria capace nel 2021 di realizzare un profitto di 14 miliardi di dollari. Contestualmente, però, è anche numero uno della controllata Fortescue Future Industries, creata con l’obiettivo di produrre 15 milioni di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030. Chiude il business di famiglia Tattarang, gruppo di investimento privato con un portafoglio multimiliardario.

La sfida per l’idrogeno verde di Andrew Forrest

Eppure stavolta Forrest sembra fare sul serio. Per questo, con le frontiere chiuse e il mondo stretto nella morsa del Covid, lo scorso anno ha viaggiato a bordo di un jet personale con l’obiettivo di convincere oltre 40 tra capi di Stato e di governo a investire nell’idrogeno verde. Ha stipulato accordi con Croazia, Isole Turks e Caicos, Repubblica Democratica del Congo e diversi altri Paesi africani. Contestualmente, in Australia, era protagonista di una pubblicità in cui pensionava le fonti di energia inquinanti, ringraziandole, comunque, per «l’ottimo servizio prestato». Ripreso a colazione, circondato da una teiera, un tostapane e ciotole piene di frutti di bosco, Forrest nello spot fingeva di leggere un giornale con un titolo piuttosto eloquente: «L’industria dei combustibili fossili in declino terminale». Parole a cui ne aggiungeva di ancora più dure: «Di questo passo caos climatico estinguerà l’umanità. La festa è finita. Io lo so e anche tu», frasi apprezzabili se a pronunciarle non fosse stato uno dei più grandi produttori di combustibili fossili del pianeta.

Diventato miliardario grazie all'estrazione dei combustibili fossili, oggi Andrew Forrest prova a investire sull'idrogeno verde
Andrew Forrest incontra la regina Elisabetta (Getty)

Che da un lato ha spinto il governo di Canberra a dichiarare l’obiettivo zero emissioni entro il 2050, dall’altro in passato non ha avuto remore nel definire «favoloso» il futuro dell’industria dell’estrazione mineraria. Forrest, insomma, fin qui si è mosso lungo un crinale sottile, bollando come «idioti» quanti gli chiedessero se i recenti investimenti nel green potessero compensare i danni fatti all’ambiente dalle aziende di cui è a capo. Ribadendo piuttosto che «se non si procederà spediti verso una transizione energetica il pianeta finirà per essere cucinato tanto dagli imprenditori quanto dalla grande moltitudine dei consumatori». Una sfida, ha sottolineato Richie Merzian, direttore del programma per il clima e l’energia dell’Australia Institute, al Guardian che «catalizza clamore e speranza». Ma nel caso specifico «potrebbe garantire a Forrest una benevolenza sociale utile a permettergli di continuare indisturbato anche il business dei combustibili fossili». In ogni caso, gli va dato merito di aver accelerato il dibattito sul tema, ha proseguito Merzian. «Ci sono zone d’ombra, ma l’impegno e i propositi vanno apprezzati». Sforzi giustificati anche da un business che nella sola Australia entro il 2050 potrebbe valere 26 miliardi di dollari.

Chi è Andrew Forrest, magnate australiano re dell’energia verde e dei combustibili fossili

Classe 1961, partito allevando alpaca a Pilbara, nell’Australia occidentale, Forrest da giovane, coltivava la passione per la boxe e lavorava nella fattoria fondata dal bisnonno David con i suoi fratelli. Venduta dal padre di Andrew, fu da quest’ultimo riacquistata per 12 milioni di dollari nel 2009. Twiggy, ramoscello, come venne soprannominato, frequentò quindi l’università a Perth e all’inizio degli Anni 90 fondò Anaconda Nickel, che si occupava delle estrazioni di nichel e cobalto nella zona. Con il crollo del valore delle materie prime nel 2001 fu costretto dagli investitori a dimettersi dalla carica di amministratore delegato. Fu l’inizio dei problemi e appena un anno dopo Four Corners programma di giornalismo investigativo trasmesso da Abc lo accusò di aver ceduto gratuitamente le azioni di Ananconda a Leaping Joey, uno dei suoi enti di beneficenza, abbattendo così la quota dell’imposta sul reddito. Nell’occasione a sferrare uno dei colpi più duri fu l’ex socio di Forrest, Warwick Grigor, per il quale «la donazione sintetizzerebbe perfettamente come Andrew non faccia mai nulla esclusivamente per spirito d’altruismo». Oggi i due hanno seppellito l’ascia di guerra, ma i dubbi intorno a Forrest sono rimasti.

È accaduto anche dopo la fondazione del Fortescue Metals Group, suo cavallo di battaglia, di cui nel 2011 è diventato presidente. Il colosso dell’estrazione, lodato per aver ceduto l’equivalente di circa tre miliardi di dollari in contratti ad aziende aborigene, è stato anche condannato per di violazione di un sito sacro a Pilbara nel 2021. Scusatosi, Forrest ha archiviato l’episodio alla voce «errore amministrativo».

Diventato miliardario grazie all'estrazione dei combustibili fossili, oggi Andrew Forrest prova a investire sull'idrogeno verde
Andrew Forrest e il primo ministro australiano Scott Morrison (Getty)

I problemi di Andrew Forrest con la comunità aborigena

Non è andata meglio la battaglia legale contro la tassa mineraria. Portata davanti all’alta corte si è tradotta con un sentenza di pagamento del 22,5 per cento sugli utili superiori a 75 milioni di euro. Ma fortemente criticata è stata pure la proposta di una carta senza contanti, attraverso cui le persone meno abbienti avrebbero potuto acquistare beni di prima necessità, escludendo dal circuito alcol o sigarette. L’idea ha mandato su tutte le furie la comunità indigena, per la quale si trattava esclusivamente di uno strumento di controllo invasivo sulla società e in particolar modo sulla minoranza aborigena oltre che di una violazione al diritto fondamentale di autodeterminazione. La tessera venne definita «razzista» in parlamento dalla senatrice laburista Sue Lines. Accusa rispedita al mittente da Forrest che spiegò di non avere nulla contro gli indigeni australiani, anzi «di essere cresciuto con loro, grazie ai quali avrebbe imparato a cacciare e seguire le tracce degli animali, ma anche i balli e i canti tradizionali».

Proprio per favorire l’integrazione Forrest avrebbe introdotto nella fondazione Minderoo il programma Generation One. L’obiettivo è creare parità tra indigeni e non australiani. E soprattutto posti di lavoro per gli aborigeni che nelle aziende di Forrest oggi sarebbero migliaia. «Un’idea stimolante e a volte schiacciante, ma necessaria perché le differenze non possono essere tollerate oltre», si legge nel sito. Per lo stesso scopo nel 2008 aveva lanciato l’Australian Employment Covenant, frutto di un accordo con l’ex primo ministro laburista Kevin Rudd. Ma i risultati furono contraddittori. Un rapporto del governo nel 2013 ha illustrato come diversi fini non fossero stati raggiunti, ma che le responsabilità fossero anche dell’esecutivo e mancassero adeguate informazioni per elaborare un quadro completo. Minderoo oggi opera a 360 grandi: si occupa di lotta alla schiavitù, di istruzione garantita a tutti e contrasto all’utilizzo della plastica. Attività a cui complessivamente Forrest e la moglie avrebbero destinato circa due miliardi di dollari.

Diventato miliardario grazie all'estrazione dei combustibili fossili, oggi Andrew Forrest prova a investire sull'idrogeno verde
Russell Crowe e Andrew Forrest (Getty)

Il giallo sui Covid-test donati da Forrest durante la pandemia

Anche sul contributo durante la pandemia rimangono dubbi. Chiamato a dare una mano al Paese dal governo, nel 2020 Forrest annunciò in una conferenza stampa insieme al ministro della salute Greg Hunt, di aver recuperato dieci milioni di Covid test grazie a diversi contatti cinesi. Pagati 189 milioni di dollari, erano però dotati di una tecnologia ancora non approvata in Australia, così non vennero usati nelle strutture pubbliche, salvo in un secondo momento essere dirottati in cliniche private dello stato di Victoria.

Contraddizioni a grappoli non risparmiavano il racconto di Nichola Garvey, incaricato da Forrest di scrivere una biografia mai data alle stampe. L’autore è stato per dieci anni a fianco del magnate, costretto poi alzare bandiera bianca di fronte al controllo stringente del protagonista sulla narrativa dell’opera. «Un’ingerenza frequente nelle attività quotidiane, bilanciata effettivamente da una grande generosità», ha commentato lo scrittore. Non abbastanza per mandare in porto il libro.