Una lotta contro il cancro al pancreas lunga dieci anni: Andrea Spinelli, ormai famoso come il “Forrest Gump” italiano, è morto questa mattina all’Hospice del Cro di Aviano, in provincia di Pordenone. L’uomo si è spento all’età di 50 anni dopo aver raccontato la sua battaglia sia attraverso i social che con la pubblicazione di libri come Se cammino, vivo e Il caminante. Camminatore, pellegrino e viandante. Strumenti di comunicazione utilizzati per far sapere come l’attività quotidiana, che lo aveva portato a conoscere numerosi luoghi a piedi dall’Italia all’Europa, lo avesse aiutato a combattere la sua malattia. Una sfida vinta nei confronti di quei medici che gli avevano dato la prospettiva di vita di poche settimane, diagnosi che Spinelli smentì proprio grazie alle costanti camminate.
Andrea Spinelli morto a 50 anni: chi era
Lui stesso ha descritto più volte la sua battaglia: «Nell’ottobre del 2013 mi avevano dato venti giorni di vita. Da allora ho fatto oltre 2 anni di chemio che avrebbero steso chiunque. Ma io non mi arrendo». Passeggiate salutari per il corpo, per la mente e per gli occhi: «Ho percorso 18 mila chilometri, trenta milioni abbondanti di passi e, mi dicono, sono un caso clinico unico al mondo». Spinelli si spostava con il suo camper Tano il Gabbiano, praticamente la sua casa da tempo.

Il 18 marzo ha scritto il suo ultimo post nella pagina Facebook Se cammino, vivo: «Un mese di Hospice e sono ancora qua a ringraziare chi si sta occupando di me. Molto probabilmente non riuscirò più a camminare, ma con la mente desidero ancora fare qualche passo, non perderò mai la speranza. Con serenità, buona vita».
Le sue condizioni erano peggiorate alla fine del mese di gennaio, come riportò lui stesso sui social: «Ciao a tutti, buona domenica, dal 25 gennaio sono nuovamente ricoverato al Cro. Situazione forse anche più delicata dell’altra volta, quindi il silenzio continuerà ad essere la miglior risposta, in attesa di vedere cosa potrà accadere. Meglio il nulla che parole senza contentezza della ragione. Grazie di cuore e buona vita». Concludendo con questa frase: «Nel frattempo insegno al pappagallo i primi passi del volo, almeno ad assaporare la libertà dalla finestra… Buona vita».