Trame, manovre, vecchie ambizioni che si riaccendono, antiche cordate politiche che si rianimano con nuovi appetiti. Anas torna a essere il regno dei veleni e per il nuovo ad di Fs, Luigi Ferraris, c’è già sulla scrivania una bella gatta da pelare. L’ad del colosso delle strade, società del Gruppo Ferrovie, Massimo Simonini, in carica dal 21 dicembre 2018 è scaduto e in prorogatio. Il socio unico, ossia il Mef, ha deciso adesso di stringere i tempi sulla successione. Ad accelerare la pratica ha contribuito lo scottante dossier che riguarda i lauti rimborsi girati o promessi alle società dell’imprenditore siciliano Vito Bonsignore. Da una parte, gli oltre 36 milioni elargiti alla Sarc (Società autostrada Ragusa-Catania) per l’acquisto del progetto della quattro corsie a pedaggio tra le due città isolane. Dall’altra, il ministero delle Infrastrutture ha bloccato addirittura 180 milioni alla Ilia Or-Me dello stesso Bonsignore per la Orte-Mestre.
I numeri della gestione Simonini
Le elargizioni sarebbero stare agevolate da una norma del Milleproroghe 2019 e da una delibera Cipe dell’anno scorso, ma è stato Simonini a finire sul banco degli imputati. Eppure Anas, in entrambi i casi, ha agito in piena compliance rispetto alle norme e sempre sotto impulso del Mims. Sulla Ragusana, la fissazione del prezzo per la compravendita del progetto, pari a 36,4 milioni, fu demandata a un soggetto terzo, l’Ordine degli ingegneri di Roma. Per quanto riguarda la Orte-Mestre, invece, è stato lo stesso ministero a sollecitare più volte Anas negli anni rispetto alla possibilità di prendere in carico il corridoio E45-E55. Né si possono imputare a Simonini dati particolarmente disastrosi sul fronte della gestione ordinaria, anzi. Nel 2020 la produzione complessiva è salita del 24 per cento sul 2019, la manutenzione programmata ha fatto +20 per cento, le ispezioni su ponti e viadotti sono aumentate del 123 per cento e sono stati aperti nuovi cantieri per 1,5 miliardi.

La rete di Dibennardo
Naturalmente, la fronda viene dall’interno e non ha nomi e cognomi definiti, perché molte ombre si muovono dietro le quinte. Di sicuro, uno che conosce bene il dossier della Orte-Mestre è il dirigente Anas Ugo Dibennardo, che dal 2019 è amministratore delegato della Concessioni autostradali venete Spa, partecipata pariteticamente dalla società delle strade e dalla Regione Veneto. Negli interna corporis di Anas, Dibennardo è considerato da tempo molto influente e dotato di relazioni politiche stabili, soprattutto nel centrodestra: puntava alla poltrona di ad sin dal 2018, quando l’allora ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, gli preferì appunto Simonini. L’anno dopo, era già l’epoca del governo giallorosso, sembrò che la cacciata di quest’ultimo fosse certa e la promozione di Dibennardo cosa fatta, quando Anas fu travolta dalle polemiche sui mancati controlli di ponti e viadotti a seguito di un report interno pubblicato da Milena Gabanelli. Poi si scoprì che il documento non era del tutto aggiornato. Così, Simonini rimase in sella.
L’incontro con Incalza e Girlanda
Nel frattempo, una fonte vicina al dossier dichiara a Tag43 di aver visto, circa un mese fa, davanti a un ristorante dalle parti di Piazza Mazzini, a Roma, lo stesso Dibennardo parlottare fitto con Ercole Incalza e Rocco Girlanda. Ovviamente nessuno sa cosa si siano detti, ma non è difficile immaginare che tra gli argomenti toccati ci sia stato anche il prossimo rinnovo dei vertici Anas. Certo che i nomi dei due compagni di conversazione di Dibennardo suscitano una certa impressione per chi conosce il mondo delle infrastrutture. Incalza, ex potentissimo dirigente del Mit, è stato coinvolto in una quindicina di inchieste giudiziarie sulle grandi opere (tra cui Tav di Firenze e alcuni appalti Expo) e poi sempre assolto o in diversi casi prescritto. Divenne capo della segreteria tecnica del ministro Pietro Lunardi nel 2001, poi capo della Struttura tecnica di missione del dicastero e comunque è rimasto a Porta Pia per quasi un quindicennio, attraversando sette governi. Rocco Girlanda, ex deputato Pdl due legislature fa ed ex sottosegretario al Mit con delega al Cipe accanto a Maurizio Lupi ministro, finì nel mirino delle cronache e della politica (M5s in testa) per le presunte irregolarità nella sua assunzione da dirigente Affari istituzionali Anas senza laurea e in assenza di procedure aperte di selezione. Non a caso venne alla fine licenziato nel 2019. Dibennardo mira dunque ancora una volta al vertice Anas? Forse, «ma con tutto questo casino che viene da dentro finisce che Draghi ci mette un esterno o un ‘ferroviere’ (ossia qualcuno di Fs, ndr)», sussurrano tra i corridoi di via Mozambano.

Nella rosa dei papabili Granati e Soccodato
Se invece si decidesse di puntare nuovamente sulla dirigenza della società delle strade, buone chance le ha pure Stefano Granati. Lavora in Anas da 15 anni ed è senior executive del Network development estero. È stato, tra l’altro, vicepresidente della famigerata (e liquidata) Stretto di Messina Spa e presidente di Aie (Anas International Enterprise Spa), altra società abbastanza sfortunata, visto che sta per andare anch’essa in liquidazione. Il dirigente può vantare pure un rapporto personale molto buono con il ministro dell’Economia, Daniele Franco. Il problema è che Simonini è ora sulla graticola per le erogazioni a Bonsignore, ma nel 2013 la Corte dei Conti del Lazio condannò l’allora condirettore per la Finanza, che era proprio Granati, assieme al dominus di Anas del tempo, Pietro Ciucci, e ad altri dirigenti, al risarcimento di un danno erariale per circa 38 milioni di euro in ragione della sottoscrizione di un accordo bonario da 47 milioni con la società Co.meri (Astaldi). Tuttavia, anche il periodo in Aie ha portato qualche grattacapo a Granati, tanto da finire in alcune interrogazioni parlamentari come quella a prima firma del senatore ex cinquestelle Elio Lannutti, datata ottobre 2019, in cui si chiede al ministero «se risponda al vero che la passata gestione di Anas International abbia provocato un buco di almeno 7 milioni di euro con operazioni avventate in Qatar e India». Altro papabile per la successione è Fulvio Maria Soccodato, dirigente della Direzione centrale progettazione. Dal 2007 in Anas, Soccodato era il capo di Simonini e non prese bene il gran salto con cui quest’ultimo lo scavalcò per diventare il numero uno dell’azienda. Ha un bernoccolo per la geologia ed esperienza in area accademica sui temi dell’idraulica e della tutela del territorio. È commissario straordinario per la ricostruzione del ponte crollato ad Albiano, sul fiume Magra, e per i lavori sulla SS4 Salaria, oltre che sub commissario alla ricostruzione sismica in Umbria. E ora gradirebbe coronare una carriera importante. In ogni caso, la partita per il vertice del colosso delle strade è ancora aperta e si gioca senza esclusione di colpi.