C’è aria di cambiamento ad Amsterdam. Con la graduale ripresa del turismo dopo la pandemia, la capitale olandese dice basta ai visitatori unicamente attratti dal quartiere a luci rosse e dai coffee shop per lasciare spazio a chi si concede un soggiorno fatto di giri per musei, passeggiate lungo i canali e gite in bicicletta. È in sostanza il messaggio della campagna online da oltre 100 mila euro promossa dall’amministrazione comunale in cui si chiede ai turisti chiassosi e maleducati di restare a casa. A spingere il comune verso questa decisione sono stati gli stessi residenti della città. Gli stessi che, durante il lockdown, hanno potuto godere della città senza la confusione dei viaggiatori mordi e fuggi, interessati a tutto fuorché alle bellezze naturali e artistiche del luogo.
Gli abitanti di Amsterdam non vogliono rinunciare alla pace ritrovata col lockdown
In vista di un’estate quasi normale grazie all’intensificarsi della campagna vaccinale, il governo ha lanciato un’iniziativa online volta a ripulire la reputazione di Amsterdam come città del divertimento sfrenato, paradiso di eccessivi addii al celibato e attrazione per visitatori scalmanati e, spesso, poco rispettosi. «Abbiamo bisogno di turisti, senza di loro i musei e i ristoranti non riescono a sopravvivere», ha spiegato alla Cnn Nicola Theobald, residente nel centro della città da 30 anni. «Durante il lockdown, però, il fatto che non venisse nessuno dall’estero è stato un grande vantaggio. Nessun gruppo si è tuffato nei canali, nessun turista ha vomitato lungo la strada per eccesso di alcol o droghe. Abbiamo avuto indietro la nostra tranquillità e ci è piaciuto molto».

Meno party, più arte
Il turismo sessuale e dello sballo di Amsterdam è un problema annoso. Già prima del Covid, infatti, i residenti erano costretti a misurarsi con il disagio creato da comitive rumorose e turbolente, che finivano col trasformare le strade in una discarica a cielo aperto, tra rifiuti e urina. Il silenzio e la pace ritrovati in tempo di pandemia li hanno convinti a fare pressing sulle autorità. Il consiglio municipale ha, dunque, investito circa 100 mila euro in un progetto di divulgazione e sensibilizzazione mirato ad attirare turisti interessati a scoprire la storia della città e a tenere lontani, invece, potenziali elementi di disturbo. «Non vogliamo fare dei passi indietro. La gente che rispetta Amsterdam e i suoi cittadini è ben accetta, come sempre», si legge in un comunicato stampa diffuso qualche giorno fa. «Chi, invece, maltratta il nostro patrimonio urbano e i residenti deve stare lontano. Il messaggio per queste persone è uno solo: non venite ad Amsterdam». La mission del progetto è semplice e incisiva, secondo Geerte Udo, direttore esecutivo di Amsterdam&Partners, agenzia di promozione della capitale: «Ti accogliamo a braccia aperte ma bevi responsabilmente, utilizza un bagno per le tue necessità fisiologiche e non fare troppo rumore».

Un progetto discusso
Non sono mancati i detrattori. Come Ko Koens, professore di Turismo urbano all’Università delle Scienze Applicate di Rotterdam. Secondo Koens, per quanto ammirevole sia l’intento di non farsi conoscere soltanto per le donne esposte in vetrina o i coffee shop, il progetto potrebbe collidere con l’aura di tolleranza e apertura che si è guadagnata la città. «Come è possibile conciliare 600 anni di larghe vedute e flessibilità con un divieto volto a dirottare i visitatori ad assumere certi comportamenti?». Differente ma ugualmente diffidente l’approccio di alcuni residenti e dell’economista Martijn Badir, convinti che la misura non risolverà i problemi causati dal turismo di massa e dal ritorno di ritmi e numeri impossibili raggiunti prima dello stop. Secondo Badir, più che a soluzioni così blande, l’amministrazione dovrebbe ricorrere a provvedimenti più drastici, come l’aumento della tassa di soggiorno, l’imposizione di regole ferree sugli Airbnb e lo spostamento della zona a luci rosse in un’altra location, lontana dal centro. «Le campagne di marketing servono a poco. E andare alla ricerca del turista perfetto ancora meno», ha aggiunto.

Tutto il mondo è paese: da Praga a Firenze
Amsterdam, ovviamente, non è l’unica città ad avere una relazione complicata coi vacanzieri indisciplinati. A Praga, ad esempio, la situazione con i turisti che si abbandonano all’eccessivo consumo di alcol è più o meno analoga e si stanno studiando strategie per spostare il flusso verso attrazioni meno note e più lontane dalle arterie principali. La questione sussiste anche nel caso di visitatori tranquilli ma eccessivamente numerosi. Come nel caso di Firenze che, di recente, ha lanciato un’iniziativa volta a ridurre la folla che si accalca, ogni giorno, davanti all’ingresso della Galleria degli Uffizi. Con gli Uffizi Diffusi, il comune ha dislocato alcuni dei capolavori del museo in vari punti della città, in modo da spalmare la calca su più zone, evitare l’assembramento e far ripartire la macchina del turismo in totale tranquillità.