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Amnesty International preme per il rilascio dell’attivista Zhang Zhan

La donna aveva denunciato presunte irregolarità nella gestione della prima fase della pandemia a Wuhan sottolineando omissioni e brogli

4 Novembre 2021 14:51 Redazione
Amnesty International preme per il rilascio dell'attivista Zhang Zhan

Amnesty International ha sollecitato le autorità cinesi a rilasciare l`attivista Zhang Zhan, condannata a quattro anni di carcere nel dicembre 2020 per aver indagato sullo scoppio della pandemia da Covid-19 nella città di Wuhan. Lo rende noto l’organizzazione non governativa.

Zhan è in sciopero della fame dal giugno 2020. Nei mesi successivi è stata alimentata a forza e tenuta incatenata affinché non potesse rimuovere la sonda per l`alimentazione.

Al processo, non potendo stare in piedi per la debolezza, è arrivata su una sedia a rotelle. Il 31 luglio, a causa della gravità delle sue condizioni di salute, è stata ricoverata in ospedale. La donna è poi stata rimandata in carcere, dove ha proseguito la protesta. Rischia la morte se non riceverà cure mediche urgenti.

Chi è Zhang Zhan

Ex avvocata poi cittadina-giornalista, nel febbraio 2020 Zhan si era recata a Wuhan per indagare sullo scoppio della pandemia.
Aveva poi denunciato sui social media le autorità che avevano arrestato reporter indipendenti e avevano intimidito le famiglie dei pazienti contagiati affinché rimanessero in silenzio. Scomparsa a Wuhan nel maggio 2020, era riapparsa in carcere il mese dopo a Shanghai, incriminata per aver «seminato discordia e causato problemi».

Le accuse a suo carico, come riporta il sito della Bbc, sono di aver fornito «false informazioni» nei suoi reportage e diffuse attraverso Twitter, YouTube e WeChat, relative alla pandemia in atto e di aver concesso «interviste a media stranieri».

La sentenza del Tribunale sul caso Zhan

La sentenza del tribunale di Shanghai, maturata dopo una breve udienza, ha motivato la colpevolezza per aver «raccolto litigi e provocato problemi» in scia alla segnalazione dei fatti iniziali della pandemia quando, nella città focolaio del virus, si parlava di «polmonite misteriosa».

Dalla fine del processo, Zhan non può parlare con l`avvocato né incontrare i familiari, con i quali le sono concessi rari contatti telefonici sotto sorveglianza.

Il 30 ottobre suo fratello ha scritto su Twitter: «Non credo che vivrà molto a lungo. Se non ce la farà a superare l`inverno, spero che il mondo la ricorderà per ciò che è stata».

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