Un’estrema destra mimetizzata, tra Lega e Fratelli d’Italia, con accordi specifici tra singoli candidati e partiti. Alle prossime Amministrative, infatti, non ci saranno liste di ispirazione neofascista come CasaPound e Forza Nuova : dopo la sequenza di fallimenti elettorali – alle Europee del 2019 Cpi ha preso lo 0,3 per cento, mentre Fn ha ottenuto lo 0,1 per cento – la strategia è cambiata. Nei principali Comuni chiamati al voto, i partiti neofascisti hanno preferito fare da spettatori, mettendo da parte i loro simboli. Ma non per questo mancano candidati d’area. Insomma, non è stato propriamente accolto l’appello dell’Anpi per «difendere i valori di libertà, di democrazia, di antifascismo e di rispetto della dignità della persona contenuti nella Carta costituzionale».
Milano: la candidatura di Bastoni vicino a Lealtà e Azione con Bernardo
Certo, a Bologna è saltata, all’ultimo, la candidata di Massimiliano Mazzanti, con trascorsi nella Fiamma Tricolore. Ma altrove le candidature sono andate in porto. Massimiliano Bastoni, che corre a Milano a sostegno del candidato sindaco del centrodestra Luca Bernardo, è tra i casi più emblematici: la sua vicinanza al movimento Lealtà e Azione si manifesta già nella condivisione degli spazi. Bastoni, già consigliere regionale in Lombardia con il Carroccio – e ricordato anche per il vecchio slogan elettorale “Bastoni per gli immigrati” – ha il comitato elettorale proprio nella sede milanese della formazione neofascista che già aveva ospitato un suo evento nella campagna elettorale del 2018. E del resto Bastoni non fa mistero della «comunanza di valori» con Lealtà e Azione, spiegando che per lui essere definito fascista «non è un’offesa». Così come per la Lega non creano imbarazzo le posizioni di Bastoni visto che il leader Matteo Salvini lo ha incontrato durante un appuntamento elettorale.
Roma: le candidature dei neofascisti nei Municipi
Ma se il caso di Milano fa discutere, Roma è la vera roccaforte di candidati provenienti dagli ambienti neofascisti. C’è stato infatti un travaso di esponenti di CasaPound nelle liste leghiste nei Municipi della Capitale. Anche se Luca Marsella, uno dei leader locali del partito, si è affrettato a puntualizzare: «Non c’è nessun accordo. CasaPound non si candida alle elezioni e i nostri iscritti, da anni impegnati sui territori, sono liberi di fare le loro scelte». Fatto sta che Simone Montagna, candidato con Cpi alle Politiche del 2018, è ora in lista con la Lega per il Municipio XIII. Un destino simile a quello di Alessandro Calvo, anche lui in corsa alle elezioni del 2018 con la formazione di estrema destra. Oggi ambisce a un posto di consigliere nel Municipio XI di Roma, senza certo celare la sua provenienza come dimostrano le foto pubblicate sulla propria pagina Facebook con sullo sfondo richiami al fascismo e a CasaPound. Alessandro Aguzzetti, candidato al Municipio X e presidente del comitato di quartiere “Difendiamo Acilia”, chiude il tris di “neo leghisti” provenienti dalla formazione di estrema destra.
Da Forza Nuova, sempre destinazione Lega, arriva il candidato al Municipio VI, Emanuele Licopodio, che sul proprio profilo pubblica attacchi diretti all’Anpi, definendo l’associazione «padroni dell’Italia». Il suo nome è diventato noto nei mesi scorsi, quando fu invitato dalla Lega per parlare a un incontro sulla Shoah. Peccato che, in precedenza, avesse twittato: «Anche quest’anno a Pasqua Israele ci ricorda che non sono i nostri fratelli maggiori ma semplicemente i figli di Caino». Non proprio parole concilianti verso la comunità ebraica. Senza una pregressa appartenenza partitica, Francesco Cuomo ora candidato al consiglio comunale di Roma con Fratelli d’Italia, racconta le proprie idee usando il corpo. Ex figura di spicco tra gli ultras della Lazio, tatuatore di professione, sull’avambraccio ostenta la scritta Werwolf, il nome dell’operazione orchestrata da Heinrich Himmler contro gli Alleati. Anche se lui, in un’intervista a Repubblica, si è candidamente difeso: «Non sapevo fosse un tatuaggio nazista».
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Trieste: in corsa l’allenatore di pugilato Denis Conte che difendeva Broili
Anche a Trieste c’è un intreccio tra tatuaggi simbolici e appartenenza politica. Nella lista di Fratelli d’Italia, a sostegno del candidato del centrodestra Roberto Dipiazza, figura Denis Conte, ex segretario regionale di Forza Nuova e allenatore di pugilato. E tanto per non smentire la sua fede politica, Conte ha difeso Michele Broili, il pugile con tatuaggi nazisti e sospeso dal tribunale federale della Federazione pugilistica italiana dopo la polemica scoppiata all’indomani dell’incontro per il titolo italiano dei Superpiuma (vinto tra l’altro dall’italo marocchino Hassan Nourdine). La cosa non sorprende: la palestra di Conte è la stessa da cui proviene Fabio Tuiach, ex pugile e consigliere comunale eletto con la Lega e poi passato con Forza Nuova, da cui è uscito, e tristemente noto per le sue uscite omofobe, negazioniste e antisemite.