Per ultimo se l‘è presa con Angela Merkel, l‘ex cancelliera che dopo l‘uscita dalla politica lo scorso anno e mesi di silenzio ha rilasciato questa settimana a Der Spiegel una lunga intervista in cui tra l‘altro ha difeso la strategia tedesca nei confronti della Russia e i sostanziali buoni rapporti tra Mosca e Berlino negli ultimi decenni. Andriy Melnyk, ambasciatore ucraino in Germania, ha attaccato Frau Merkel frontalmente, criticando la politica tedesca, soprattutto quella energetica, definita con il progetto Nord Stream 2 come una sorta di invito ad attaccare militarmente l’ex repubblica sovietica. Non una novità, nemmeno nei toni, visto che da quando è stato avviato il primo braccio del gasdotto che collega direttamente Russia e Germania, Nord Stream 1, operativo dal 2011, il progetto è stato definito a più riprese da Ucraina, Polonia e Paesi baltici, come la riedizione del patto Molotov-Von Ribbentrop. Melnyk, ambasciatore a Berlino dal 2015 e con un passato a Kyiv come ministro e prima ancora come console ad Amburgo, è stato negli ultimi anni uno dei più duri critici prima di Merkel poi di Olaf Scholz, anche lui entrato nel mirino delle invettive poco diplomatiche a causa della prudenza tedesca nel fornire armi all’Ucraina dopo l’inizio dell’invasione russa il 24 febbraio del 2022.

Gli attacchi dell’ambasciatore ucraino alla Cancelleria
I rapporti tra Berlino e Kyiv sono sempre stati subordinati a quelli tra Berlino e Mosca, per ovvie questioni di peso, politico ed economico. La guerra scatenata da Vladimir Putin ha cambiato le carte in tavola, anche se da una parte è rimasta la volontà di tenere aperti i canali del dialogo con Mosca e dall’altra si è intensificato il fuoco anti-russo e anti-tedesco, sul quale l’ambasciatore Melnyk soffia di continuo. Dalla fine di febbraio sono stati innumerevoli gli screzi dei quali è stato protagonista, chiamando anche Scholz un «beleidigte Leberwurst», espressione colloquiale che tira in ballo le salsicce di fegato per definire un musone, uno imbronciato per un’offesa: il cancelliere aveva espresso il suo disappunto dopo il rifiuto di Volodymyr Zelensky di ricevere a Kyiv il presidente Frank Walter Steinmeier e a sua volta aveva declinato l’offerta riparatrice da parte ucraina. Melnyk aveva in precedenza più volte attaccato il capo di Stato tedesco, che ai tempi di Angela Merkel era stato ministro degli Esteri, partecipando nel cosiddetto quartetto normanno insieme con i colleghi di Francia, Russia e Ucraina al processo di pacificazione delineato negli accordi di Minsk.

L’elogio di Bandera e del battaglione Azov
L’ambasciatore ucraino, che già prima dell’inizio del conflitto non perdeva occasione di ricordare ai tedeschi la loro responsabilità nella Seconda Guerra mondiale, negli ultimi tre mesi ha moltiplicato la potenza di fuoco mediatica, tra dichiarazioni sui social media, interviste sulla carta stampata, ospitate in tv, suscitando una certa irritazione a Berlino, dove le esternazioni vengono giudicate spesso e volentieri sopra le righe. Soprattutto per il fatto che provengono da un personaggio che nel recente passato ha oltrepassato il limite, come quando definì Stepan Bandera un eroe nazionale e il battaglione neonazista Azov un manipolo di patrioti: se Bandera ha combattuto per l’Ucraina indipendente e i volontari dell’Azov lo stanno facendo contro Putin, c’è anche l’altra faccia della medaglia, quella bruna della collaborazione nazista e dei pogrom antisemiti commessi dall’Esercito insurrezionale ucraino dell’ideologo Bandera, al quale si richiamano esplicitamente i combattenti di oggi.

L’attivismo di Melnyk potrebbe essere controproducente alla causa ucraina
Melnyk, che rimprovera alla Germania di dimenticare il passato, ha calato un velo su quello ucraino, controverso, del fascismo e dell’antisemitismo ucraino, facendo di Bandera e del suo omonimo Andrei Melnyk, altro leader dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini, conosciuto tra i collaborazionisti negli Anni 40 come Konsul 1, dei modelli per il presente, che funzionano bene nelle regioni occidentali dell’Ucraina, cuore del nazionalismo antirusso, ma non certo in Germania. Un paio di anni fa Vassyl Marushchinets, console ucraino ad Amburgo e successore di Melnyk, era stato sospeso dall’allora ministro degli Esteri Pavlo Klimkin dopo dichiarazioni fasciste e antisemite pubblicate su Facebook, caso reso noto dal blogger ucraino Anatoly Shariy, a sua volta fermato in Spagna lo scorso maggio, ricercato dallo Sbu, i servizi segreti ucraini, per alto tradimento. Non è insomma chiaro se l’attivismo di Melnyk sia davvero produttivo per la causa ucraina o alla lunga si possa rivelare controproducente, proprio alla luce di quei fatti che per i moderni nazionalisti ucraini sono peccati veniali, in Germania possono anche diventare casi penali.