Direttore: Paolo Madron
  • Economia e Finanza
  • Politica
  • Tecnologia e Innovazione
  • Attualità
x
  • Attualità
    • Cronaca
    • Gossip
    • Web
  • Cultura e Spettacolo
    • Arte
    • Cinema
    • Design
    • Libri
    • Moda
    • Musica
    • Serie Tv
    • Teatro
    • Tv
  • Economia e Finanza
    • Aziende
    • Lavoro
  • Politica
    • Europa
    • Italia
    • Mondo
  • Salute e Benessere
    • Beauty
    • Fitness
    • Food & Beverage
    • Medicina
    • Sanità
    • Wellness
  • Sport
    • Altri Sport
    • Calcio
    • Motori
  • Tecnologia e Innovazione
    • App
    • Device
    • Domotica
    • Gaming
    • Sostenibilità
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Sostenibilità
Vedo verde

Polmoni neri

La foresta amazzonica negli ultimi anni starebbe producendo più anidride carbonica di quanta non riesca a smaltirne. Colpa soprattutto degli incendi, molti dei quali dolosi, ma anche della crescente siccità.

15 Luglio 2021 11:1815 Luglio 2021 11:37 Fabrizio Grasso
La foresta amazzonica negli ultimi anni starebbe producendo più anidride carbonica di quanta riesce a smaltirne. I motivi.

L’immagine della foresta pluviale amazzonica come polmone verde del pianeta, grazie alla vegetazione rigogliosa e al clima umido che ne favorisce la crescita, potrebbe essere presto sostituita da una meno idilliaca. Secondo uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, l’Amazzonia ultimamente starebbe producendo più anidride carbonica di quanta ne assorba, con un divario di circa un miliardo di tonnellate. La maggior parte delle emissioni è causata da incendi (oggi al livello più alto dal giugno 2007), molti appiccati volontariamente per favorire il disboscamento, condizione necessaria per la sostituzione della foresta con pascoli e piantagioni di soia. Non solo, fra le cause anche le temperature in continuo aumento e la siccità crescente.

La ricerca si aggiunge a uno studio pubblicato lo scorso aprile, in cui si era notato come l’area verde del Brasile avesse rilasciato nell’atmosfera negli ultimi 10 anni il 20 per cento di anidride carbonica in più rispetto a quella assorbita. E un altro studio del 2020 aveva già esteso il problema a tutte le foreste pluviali del mondo, incapaci di trattenere la CO₂ come in passato.

Amazzonia, le ragioni della trasformazione

Per effettuare l’analisi, operata dall’Istituto nazionale per la ricerca spaziale in Brasile, gli scienziati hanno sorvolato la vegetazione con piccoli aerei in modo da misurare i livelli di CO₂ fino ai 4500 metri di altezza. Ne sono venuti fuori dati preoccupanti. Esaminando i campioni relativi al periodo di tempo che intercorre fra il 2010 e il 2018, gli esperti hanno rilevato che gli incendi hanno prodotto circa 1,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno, mentre le foreste sono state in grado di assorbirne soltanto 0,5. Il divario, pari dunque a un miliardo di tonnellate annue, corrisponderebbe alle emissioni dell’intero Giappone, quinto paese più inquinante sul pianeta.

«Ci sono due pessime notizie. La prima è che gli incendi producono una quantità di CO₂ tre volte superiore rispetto a quanto la foresta sia in grado di assorbirne», ha dichiarato al Guardian Luciana Gatti, direttrice dello studio. «La seconda è che i luoghi in cui la deforestazione è pari o superiore al 30 per cento mostrano emissioni di carbonio 10 volte superiori rispetto a quelle in cui la stessa è inferiore al 20 per cento». Meno alberi si traducono in meno piogge e in un clima più arido e secco che favorisce gli incendi, alimentando un circolo vizioso di autodistruzione.

La foresta amazzonica negli ultimi anni starebbe producendo più anidride carbonica di quanta riesce a smaltirne. I motivi.
Un incendio in Amazzonia (Getty)

Un accordo globale per salvare l’Amazzonia

«Abbiamo bisogno di un accordo globale per salvare l’Amazzonia», ha continuato Gatti. Alcune nazioni europee come Francia, Austria e Irlanda hanno affermato che bloccheranno le intese commerciali con il Brasile a meno che il governo locale non si muova nel tentativo di contrastare la deforestazione. Intanto però la vegetazione continua a diminuire. Già in passato il governo brasiliano e il presidente Bolsonaro erano stati criticati per non aver garantito la giusta tutela all’Amazzonia, che, secondo quanto emerge da un’indagine del Guardian del maggio 2020, in un anno avrebbe perso 11mila chilometri quadrati di vegetazione.

«Nella zona sud-est, la vegetazione muore più velocemente di quanto ricresca», ha detto Scott Denning, professore della Colorado State University. «Dobbiamo eliminare i combustibili fossili al più presto, velocizzando se possibile tutti i processi». «Il lato peggiore di tutto ciò è che non stiamo usando la scienza per prendere le decisioni», ha concluso Gatti. «La gente crede che convertire più aree in terreni agricoli porti a una maggiore produttività, ma in realtà essa cala proprio a causa dell’impatto negativo delle zone coltivate sulla pioggia».

Tag:Economia circolare
Radio Italia Live 2022: come partecipare all'evento? Dove vedere il concerto? E chi sono i cantanti che si avvicenderanno sul palco?
  • Attualità
Radio Italia Live 2022: come partecipare, biglietti, cantanti e dove vederlo
Radio Italia Live 2022: come partecipare all'evento? Dove vedere il concerto? E chi sono i cantanti che si avvicenderanno sul palco?
Virginia Cataldi
Venduta per 135 milioni di euro l’auto più costosa di sempre. È una Mercedes 300 SLR Uhlenhaut Coupé del 1955, ne restano solo due esemplari.
  • Motori
Mercedes, venduta l’auto più costosa al mondo: 135 milioni di euro per una SLR del 1955
Venduta per 135 milioni di euro l’auto più costosa di sempre. Si tratta di una Mercedes 300 SLR Uhlenhaut Coupé del 1955, di cui ci sono solo due esemplari. I proventi finanzieranno un fondo per giovani ingegneri.
Fabrizio Grasso
Ucraini giustiziati dai russi a Bucha, i video diffusi dal New York Times che confermano i crimini di guerra.
  • Attualità
Ucraini giustiziati dai russi a Bucha, i video choc dei crimini di guerra
Le immagini diffuse dal New York Times, in cui si vedono nove prigionieri fatti marciare bendati, sotto la minaccia dei fucili dei paracadutisti di Mosca.
Redazione
La caduta di Azovstal: il video che mostra la resa dei soldati ucraini. L’annuncio del Ministero della difesa russo: «Più di 2.400 militanti hanno deposto le armi».
  • Attualità
La caduta di Azovstal: il video che mostra la resa dei soldati ucraini
L’annuncio del Ministero della difesa russo: «Più di 2.400 militanti hanno deposto le armi». Il comandante del battaglione Azov sarebbe stato portato via su un veicolo blindato per evitare rappresaglie.
Redazione
Startup di Singapore usa l’arachide Bambara per i noodles istantanei. Salutare per il suolo, riduce il consumo di acqua e migliora la dieta.
  • Food & Beverage
Noodles e crudi
Una startup di Singapore usa l’arachide Bambara per i suoi piatti istantanei. La coltivazione di questo legume non solo è salutare per il suolo ma richiede poca acqua. Inoltre il suo consumo migliora la dieta.
Fabrizio Grasso
L'India è vittima dello smog creato dagli incendi dei campi coltivati. Uno spray ai funghi potrebbe diminuirlo, ma non convince i coltivatori
  • Sostenibilità
Spray for India
Ricavata da sette varietà di funghi, la miscela ridurrebbe l'impatto degli incendi nell'atmosfera e contribuirebbe a una migliore concimazione del terreno. Ma tra gli agricoltori, che bruciano ogni anno le stoppie di riso a Nuova Delhi rimangono scettici.
Fabrizio Grasso
La strategia dell'Unione Europea che colpisce il fast fashion e punta a ridurre l'inquinamento
  • Moda
L'Ue cambia abito
Tessuti riciclabili ed eco-friendly per vestiti riutilizzabili e resistenti. Questi i pilastri del nuovo piano d'azione che la Commissione europea ha pensato per ridurre il tasso d'inquinamento dell'industria tessile. Anche a costo di danneggiare il fast fashion.
Camilla Curcio
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
Nielsen Digital Measurement Privacy Policy

Tagfin Srl Sede Legale: Via dell'Annunciata, 7 – 20121 Milano

Numero di partita IVA e numero d’iscrizione al Registro Imprese 11673800964 del Registro delle Imprese di Milano.

Registrazione della testata giornalistica Tag43 presso il Tribunale Ordinario di Milano, n. 100 del 23 Aprile 2021