Amazon e Google nel mirino dell’Autorità Garante della Concorrenza e dei Mercati (CMA) del Regno Unito. Il sospetto è che i due giganti del tech non abbiano fatto abbastanza per scongiurare il pericolo delle recensioni false, attivandosi in tempo per eliminarle e per tutelare il cliente come previsto dalla legge. Se così fosse, le aziende sarebbero obbligate a pagare salatissime multe, per evitare di impelagarsi in una battaglia legale complicata.
Feedback ingannevoli per convincere gli utenti
Quello dei feedback ingannevoli non è un problema da prendere alla leggera. Nel contesto dell’e-commerce, infatti, è sempre più frequente che uno o più venditori utilizzino giudizi falsi per migliorare le valutazioni dei propri prodotti e renderli maggiormente appetibili agli occhi di potenziali acquirenti. «La nostra principale preoccupazione è che milioni di persone vengano imbrogliate da valutazioni poco sincere e spendano il loro denaro sulla base di pareri assolutamente fuorvianti», ha spiegato il direttore generale del CMA, Andrea Coscelli, in un comunicato riportato dalla Cnn. «In più, non è assolutamente giusto che le aziende che falsificano finiscano con l’ottenere più visibilità di chi, invece, seguendo la legge, rimane indietro e non riesce a farsi notare».
Il listino prezzi delle recensioni false
Come effettivamente dimostrato, a inizio anno, dall’indagine condotta da Which?, organizzazione londinese che si occupa di tutelare i diritti dei consumatori. La no profit ha smascherato un giro di compravendite di recensioni manipolate e pubblicate nell’area commenti di vari articoli su Amazon. Un giro d’affari che, tra i suoi appoggi, vantava anche una compagnia con oltre 62mila figure pagate appositamente per compilare schede false, vendute singolarmente (alla cifra di 13 sterline) o a pacchetti (620 sterline per 50 recensioni). Per parte loro, Amazon e Google si sono affrettati a mettersi a disposizione della CMA, ribadendo l’impegno quotidiano nel proteggere i clienti dal rischio di frode, rimuovendo immediatamente il contenuto lesivo, spegnendo i siti web coinvolti nella truffa e intervenendo legalmente contro le aziende che si macchiano di comportamenti così poco trasparenti.
In Europa indagini sui grandi nomi del tech
Nel frattempo, dopo aver scandagliato il mercato mobile di Apple e Google, passando al setaccio app store e browser web, la CMA britannica ha avviato un’inchiesta parallela anche su Facebook e sulle modalità di gestione del suo marketplace. Contemporaneamente, nel resto dei paesi dell’Unione Europea, diverse sono state le indagini attivate lo scorso mese. Al centro sempre le attività delle grandi compagnie e le loro strategie di regolamentazione degli affari. Tra questi, ancora Facebook e Google, nel mirino delle autorità per il sospetto di un improprio utilizzo dei dati personali degli utenti nell’advertising pubblicitario.