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Alibaba, archiviato il caso dell’ex manager accusato di stupro

L’ex manager dell’e-commerce accusato di violenza sessuale è stato scagionato: il suo comportamento non costituisce un crimine. Nel frattempo però rimarrà altri 15 giorni in carcere «per punizione». Resta il licenziamento disposto immediatamente dall’azienda.

7 Settembre 2021 15:127 Settembre 2021 15:14 Redazione
Alibaba, archiviato il caso del manager accusato di stupro

La causa contro un ex manager di Alibaba accusato di violenza sessuale è stata archiviata da un tribunale dello Shandong, provincia nord-orientale della Cina. Per la corte, «l’oscenità violenta» commessa dall’uomo, identificato come Wang, non costituisce un crimine. Questo era stato arrestato ad agosto dopo le denunce di una dipendente, che lo aveva accusato di abusi sessuali durante un viaggio di lavoro. La vicenda era esplosa sui social media cinesi, soprattutto Weibo, e l’hashtag di sostegno nei confronti della vittima era rimasto popolare per giorni.

La polizia della città di Jinan, dove è avvenuto l’incidente, ha dichiarato che le indagini sono state chiuse, ma che Wang rimarrà in detenzione «per punizione» per altri 15 giorni. «Il gruppo Alibaba ha una politica di tolleranza zero contro questo tipo di condotte, e la nostra massima priorità è quella di garantire un posto di lavoro sicuro per tutti i nostri dipendenti», ha detto un portavoce dell’e-commerce alla Bbc, in risposta alla notizia dell’archiviazione del caso.

Le accuse di stupro nei confronti del manager di Alibaba

La donna ha affermato che il suo manager l’ha costretta a recarsi nella città di Jinan, che dista circa 900 chilometri dalla sede centrale di Alibaba a Hangzhou, per un incontro con un cliente. Ha accusato i suoi superiori di averle ordinato di bere alcolici con i colleghi durante la cena, e ha detto di aver ricevuto un bacio – non voluto – dal cliente, ma di non ricordare altro di quella notte. Al suo risveglio era però completamente nuda. Nei filmati delle telecamere di sorveglianza si vede il suo capo entrare nella stanza per ben quattro volte durante la serata.

Dopo essere tornata a Hangzhou, la donna ha segnalato il caso al dipartimento delle risorse umane di Alibaba e al senior management, chiedendo il licenziamento del suo capo. Un grido rimasto inascoltato e che ha mandato su tutte le furie Zhang: «I responsabili delle risorse umane non hanno prestato sufficiente attenzione e cura alle nostre persone, non hanno avuto empatia e sensibilità. Hanno commesso un grave errore di valutazione». Parole che hanno portato i due, Li Yonghe e Xu Kun, a dimettersi.

Il #MeToo cinese

I casi di violenza sessuale hanno avuto sempre più attenzione in Cina, soprattutto da quando, nel 2018, il movimento #MeToo si è diffuso anche nel Paese. In uno dei casi più gravi, a inizio agosto la polizia di Pechino ha arrestato la pop star sino-canadese Kris Wu con l’accusa di stupro. Wu era stato accusato da una studentessa di 19 anni di averla violentata due anni prima. L’accusa, cui avevano fatto seguito altre sette dichiarazioni analoghe, hanno portato diverse aziende ad allontanarsi dal cantante.

Alibaba e Pechino, un rapporto difficile

Lo scandalo non è l’unico problema con cui si è dovuta confrontare Alibaba. La stretta del governo sulle big tech ha, infatti, colpito anche il suo fondatore, Jack Ma, che è passato dalle stelle al quasi totale anonimato. Sparito per tre mesi dopo aver duramente criticato l’esecutivo, è riapparso in pubblico a gennaio ma si è nuovamente eclissato. Adesso, da ciò che si sa, si dedica ai suoi hobby e alla filantropia, ma vive rigorosamente fuori dai riflettori. Ad aprile, il governo aveva anche colpito il più grande e-commerce al mondo con una multa da 2,7 miliardi di dollari (oltre 18 miliardi di yuan) per aver abusato della propria posizione dominante a danno della concorrenza.

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