Cosa c’è dietro l’arrivo di Valerio Camerano alla guida del nuovo fondo green di Algebris

Giovanna Predoni
07/07/2022

Fedelissimi dell'ex premier Renzi, che hanno seguito dalla Leopolda a Palazzo Chigi. L'uno come banchiere, l'altro come manager alla guida della utility milanese A2A. Così ora Davide Serra ha chiamato Valerio Camerano alla guida del suo nuovo fondo green.

Cosa c’è dietro l’arrivo di Valerio Camerano alla guida del nuovo fondo green di Algebris

La notizia è di pochi giorni fa. Una nuova iniziativa di private equity, Algebris Green Transition Fund, pensata a Milano, che ha raccolto capitali per circa 200 milioni da investire in aziende, anche fuori dall’Italia, presenti nei business della transizione energetica, l’economia circolare, le smart cities e il settore agritech. Insomma, alcuni dei settori di punta del momento, visto che sul macrotema della transizione energetica la sola Missione 2 del Pnrr ha stanziato, dal 2021 al 2026, 70 miliardi di euro, circa il 40% del denaro totale concesso all’Italia dall’Unione europea.

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Davide Serra e Matteo Renzi.

L’iniziativa green del banchiere renziano

Il promotore della nuova iniziativa è Algebris, cioè la società di gestione del risparmio fondata dall’italiano Davide Serra, ex enfant prodige della finanza londinese, che negli ultimi anni si è imposto alle cronache più per il pubblico sostegno all’ex premier Matteo Renzi, per la sua presenza alla Leopolda e per averlo ingaggiato come relatore, che per le battaglie finanziarie come gli era accaduto agli esordi, oltre 15 anni fa, quando operava come un “fondo attivista” che criticava duramente sulla governance le società quotate come Generali. Risuonano ancora le sue dichiarazioni sul senatore di Rignano rilasciate al New York Times nel 2015, dove Serra lo definiva “l’unico politico degli ultimi 20 o 30 anni al quale vale la pena dare il proprio supporto” e “l’ultima speranza dell’Italia”.

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Luca Valerio Camerano.

Tra gli investitori Cassa forense, Unipol e Cdp

Il nuovo fondo di private equity di Serra annovera tra gli investitori iniziali nomi importanti: la Cassa Forense, cioè la previdenza degli avvocati, Unipol e Fii, il Fondo Italiano di Investimenti, la Sgr di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti. Oltre ad altri fondi esteri e italiani e importanti family office nostrani, che a oggi non sono stati ancora resi noti. Agli investitori, Algebris avrebbe indicato un tasso di rendimento sull’investimento (IRR) del 20% lordo annuo, valore che ha fatto strabuzzare gli occhi a più di un lettore del Sole 24 Ore che nei giorni scorsi ha intervistato il management operativo. A guidare la nuova iniziativa di Algebris Serra ha chiamato una sua vecchia conoscenza, Valerio Camerano, anzi LVC, Luca Valerio Camerano, come ama farsi chiamare lui e come riportano le iniziali delle sue camicie.

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Luca Valerio Camerano.

Il ritorno di Luca Camerano, ex ad di A2A

Camerano è stato sino al 2020 amministratore delegato di A2A, la utility quotata guidata dal comune di Brescia e di Milano, che produce energia elettrica e distribuisce gas e luce, oltre a gestire la raccolta dell’immondizia di grandi comuni lombardi e importanti impianti di trattamento dei rifiuti. Tra Serra e LVC non c’è solamente una vecchia amicizia, ma c’è anche una comune conoscenza, guarda caso proprio quella di Renzi. Che per Camerano è più recente. E risale al 2014 quando l’allora sindaco di Firenze e segretario del Pd prende il posto di Enrico Letta a Palazzo Chigi. Grazie a una decisione presa allora dalla presidenza del consiglio, Camerano diventerà amministratore delegato di A2A.

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Maria Elena Boschi e Matteo Renzi (Getty Images).

La municipalizzata milanese al tempo di Renzi

Il processo di nomina non fu del tutto casuale, ma sicuramente rocambolesco e interessante da ricordare. Le cronache dell’epoca e alcuni personaggi parte in causa la ricordano così. LVC era alla ricerca di una nuova occupazione e nel marzo del 2014 si trovò casualmente a passare sotto Palazzo Chigi dove incontrò un manager italiano, Giovanni Giani, di una multinazionale francese, Suez Environnement, che era azionista di Publiacqua, società toscana del trattamento delle acque, partecipata anche dalla provincia di Firenze, nel cui Consiglio di Amministrazione sedevano sia Giani sia Maria Elena Boschi, diventata poi ministro delle Riforme Costituzionali nei primi due anni del governo Renzi. Dopo quell’incontro partì una telefonata da Palazzo Chigi alla volta del neosindaco bresciano Emilio Del Bono, renziano di ferro, per dire che l’uomo giusto per A2A era Camerano. Del Bono, in qualità di azionista importante dell’azienda, chiamò l’altro socio della multiutility, l’allora sindaco di Milano Giuliano Pisapia, e lo convinse. I due trovarono una utile sponda nella società di cacciatori di teste, la milanese Key2People, che i due comuni avevano scelto per la ricerca. Fu così che, a sentire le interpretazioni maliziose che raccontarono la circostanza, magicamente Camerano divenne il primo candidato della lista che K2P aveva presentato ai comuni. Si narra che prima dell’avanzamento coatto, LVC fosse l’ottavo della lista, dopo molti nomi di manager affermati nella conduzione di aziende quotate del settore dell’energia.

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Luca Valerio Camerano.

Le disavventure di Camerano con Suez

Ma perché in quella fatidica primavera del 2014 Camerano era alla ricerca di una occupazione e gironzolava attorno a Chigi? Per un semplice motivo. Circa sei mesi prima era stato allontanato dalla multinazionale francese GDF Suez (ora si chiama Engie) di cui era amministratore delegato della filiale italiana. Dopo otto bilanci in perdita, GDF era stata costretta, a cavallo dell’uscita di Camerano, a sostenere due aumenti di capitale di alcune centinaia di milioni di euro per far fronte alle perdite della sua consociata. Da parte sua LVC la racconta diversamente, ovvero di non essere stato allontanato ma di aver firmato un accordo consensuale di uscita. Diversamente la racconta invece chi lo aspettò inutilmente un lunedì dell’ottobre del 2013 a Vado Ligure per una visita alla centrale di produzione elettrica nonché i contabili della società GDF Suez Italia, chiamati urgentemente a Parigi il fine settimana precedente per far capire ai manager francesi che cosa stava accadendo nei conti della loro italica sussidiaria. In qualsiasi modo sia andata con molta probabilità GDF Suez, ora Engie non sarà tra gli investitori nel nuovo fondo di Algebris.