Nella democrazia sovrana di Vladimir Putin c’è spazio anche per volti e partiti nuovi. Basta che siano ovviamente fedeli e funzionali all’apparato. Erano ormai quasi 20 anni che alla Duma non entravano altre formazioni oltre alle solite: il partito del potere Russia Unita, i comunisti di Gennady Zyuganov, i nazionalisti di Vladimir Zhirinovsky e i socialdemocratici di Sergei Mironov. Questa volta a far loro compagnia è giunta Nuova gente, invenzione degli spin doctor del Cremlino che hanno reclutato l’oligarca Alexey Nechayev e lo hanno pilotato oltre la soglia del 5 per cento, aprendogli le porte del parlamento russo. Sono così cinque i partiti a dividersi 450 seggi e a salvare le apparenze di un sistema rigido e chiuso, al quale però si può accedere. Non con mezzi puramente democratici, ma attraverso la cooptazione. Che la Russia non fosse la democrazia perfetta non lo si scopre certo con il voto appena concluso, tra i brogli e la repressione dell’opposizione extra parlamentare, l’arrivo di Nechayev rappresenta comunque un elemento di novità.
Nechayev, leader di Nuova gente, nel board del Fronte popolare panrusso
L’oligarca moscovita dell’industria cosmetica, 55 anni e una carriera imprenditoriale iniziata secondo la leggenda negli Anni 90 a vendere libri e giornali nei sottopassaggi della metropolitana, è sempre stato in realtà lontano dalla politica attiva, ma è uno dei membri del board del Fronte popolare panrusso, una sorta di movimento fondato da Putin quasi 10 anni fa che comprende partiti e organizzazioni che sostengono il presidente. Un circolo, molto ampio e in realtà poco operativo, in cui a scanso di dubbi è sempre meglio essere che starne fuori. Con la benedizione del Fronte, il cui leader è il capo dello Stato, mentre Russia Unita è guidata da Dmitri Medvedev, è nato lo scorso anno il Partito della gente che non ha avuto alcuna difficoltà a registrarsi per partecipare alle elezioni e grazie a un generoso budget, secondo solo a quello di Russia Unita, è riuscito a organizzare una campagna elettorale in pochi mesi e di gran successo. Almeno apparente.
Il ticket con Sardana Avksentyeva, ex sindaca di Yakutsk
Nechayev in ogni caso una sorpresa da scoprire e il suo partito, che si presenta come una moderna formazione di centrodestra con attenzione ai piccoli e medi imprenditori e alle tematiche ambientali, porta sulla carta una ventata di originalità alla Duma, anche se resta ancora da vedere quali saranno gli spazi concreti in cui riuscirà a muoversi e se le intenzioni del suo leader saranno confermate. Il rischio che Nuova gente invecchi presto c’è ed è scritto nei geni del partito. La squadra pare però ben assortita, a partire dalla sua vice, Sardana Avksentyeva la ex sindaca di Yakutsk, eletta nel 2018 contro il candidato di Russia Unita e dimessasi proprio per iniziare la nuova avventura.
Faberlic, un impero che va dai profumi alla moda
Negli ultimi 20 anni Alexey Nechaey si è preoccupato più della sua creatura Faberlic che di politica. Dopo gli inizi con Alexander Davankov, direttore generale di Linea russa, la prima azienda di cosmetici fondata ancora negli Anni 90, è diventato il capo di un impero che va dai profumi alla moda, presente sul mercato russo e su quelli internazionali. Nel 2010 è stato uno dei fondatori e sponsor di Eka, organizzazione che si occupa di ambiente. E non è un caso che Nuova gente faccia anche dell’ecologia uno dei suoi temi centrali. I partiti fino a ora presenti alla Duma non sono mai stati troppo “verdi”: convertire all’ambientalismo comunisti e nazionalpopulisti è impossibile, Russia unita ha sempre avuto altre priorità, nonostante Putin ultimamente abbia sollevato il tema più volte. L’idea di un partito nuovo, che da un lato catalizzi l’elettorato più giovane, più sensibile alle questioni climatiche e ambientali, e dall’altro sottragga voti alla protesta libera dell’opposizione alla Navalny, rientra probabilmente nella strategia di controllo politico del Cremlino dentro e fuori la Duma.