La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha stabilito che la Russia è stata responsabile dell’assassinio di Alexander Litvinenko avvenuto nel 2006 a Londra. L’ex spia russa venne avvelenata con qualche goccia di polonio-210, un isotopo radioattivo, nella tazza di tè in un albergo della capitale britannica. Per la Corte «esiste una forte presunzione» che gli autori dell’avvelenamento, indicati da un’inchiesta britannica, «abbiano agito in qualità di agenti dello Stato russo». Il tribunale ha sottolineato anche che Mosca non ha fornito spiegazioni alternative «soddisfacenti e convincenti» e non ha «rigettato le conclusioni dell’inchiesta pubblica britannica».
L’omicidio di Alexander Litvinenko e il polonio radiattivo
Litvinenko morì a 43 anni il 23 novembre del 2006 di avvelenamento da polonio radioattivo, poche settimane dopo aver incontrato due uomini russi – Andrei Lugovoi e Dmitry Kovtun – in un hotel di Londra dove si era rifugiato. Litvinenko era convinto che il polonio fosse stato versato in una tazza di tè.
Chi era Litvinenko: la carriera nell’Armata Rossa e il Kgb
Ex spia russa, Litvinenko era diventato un dissidente anti-Putin. Aveva intrapreso la carriera militare arruolandosi nell’Armata rossa seguendo le orme del padre. Una volta sottotenente venne scelto dai reclutatori del Kgb e destinato prima al reparto Analisi e soppressione delle attività delle organizzazioni criminali, poi dopo il 1991 a una unità di controterrorismo e quindi nel Fsb. Litvinenko finì nei guai quando accusò pubblicamente i suoi superiori di pianificare l’assassinio dell’oligarca Boris Abramovič Berezovskij, il quale verrà trovato morto nella sua residenza nei pressi di Londra in circostanze mai chiarite il 23 marzo 2013.
Chi era Litvinenko: la decisione di lasciare la Russia e lo status di rifugiato in Uk
Litvinenko venne accusato ingiustamente anche di aver malmenato un uomo arrestato durante un interrogatorio. Nonostante le prove video lo scagionassero, fu imprigionato per otto mesi in attesa del processo poi rilasciato per insufficienza di prove. Da lì in poi Litvinenko criticò duramente il sistema di potere del Cremlino e Putin. Non sentendosi più al sicuri decise di lasciare la Russia. In un primo momento pensò di trasferirsi in Italia dove viveva il fratello, ma il suo ex capo Anatoly Trofimov glielo sconsigliò perché l’Italia, insieme con la Germania, era uno dei Paesi più infiltrati a suo dire dal Kgb. Litvinenko allora scelse il Regno Unito dove ottenne lo status di rifugiato politico.
Chi era Litvinenko: i due libri che accusavano Putin
Nel 2002 pubblicò il libro Blowing up Russia: Terror From Within, finanziato da Berezovskij, in cui accusava gli agenti del Fsb di essere i veri responsabili della serie di attentati esplosivi che sconvolsero la Russia tra agosto e settembre 1999. Gli attentati, ufficialmente attribuiti ai separatisti ceceni, sarebbero stati realizzati per giustificare la ripresa delle operazioni militari russe in Cecenia. In un suo libro successivo – Gang from Lubyanka – Litvinenko andò oltre accusando apertamente Putin di esserne il mandante.
Chi era Litvinenko: l’incontro con Scaramella e con i due ex agenti russi
Il 23 novembre 2006 Litvinenko morì in ospedale a causa di avvelenamento da radiazione da polonio-2010 in circostanze poco chiare. Tracce di polonio furono individuate in diversi locali nei quali Litvinenko si trovava prima del ricovero, in particolare nel sushi bar Itsu di Piccadilly. Le tracce vennero rinvenute non dove aveva pranzato insieme al consulente italiano Mario Scaramella arrivato a Londra per incontrarlo, ma dove si era intrattenuto con gli ex agenti del Kgb Andrei Lugovoi e Dimitri Kovtun. Prima di morire, Litvinenko accusò pubblicamente il presidente russo Vladimir Putin di essere il responsabile del suo avvelenamento e il mandante dell’omicidio della giornalista Anna Politkovskaja. L’ambasciata russa a Londra fece prelevare immediatamente la salma, vietando l’autopsia avvalendosi dei diritti diplomatici e spedendo il cadavere a Mosca, dove fu cremato.