Chi fa da sé Fabergé

Stefano Grazioli
05/12/2021

Dopo aver accumulato una fortuna importando pc in Russia (con l'aiuto del Kgb), l'oligarca si è dato all'arte. E ha aperto un museo a Baden Baden dedicato al grande gioielliere degli zar. Il profilo.

Chi fa da sé Fabergé

A Baden Baden i russi ci sono sempre andati e spesso rimasti, sin dall’Ottocento. Da Dostoevskij a Tolstoy passando per la zarina Elisabetta. Turgenev in Fumo ne descrisse i vizi più che le virtù, tra amori, tradimenti e casinò. È una tradizione insomma vecchia di quasi due secoli e anche oggi la cittadina nella Foresta nera vicino al confine con la Francia richiama il variegato mondo della cultura russa o presunta tale, transitato nel frattempo dall’impero zarista alla democratura putiniana con l’intermezzo di 70 anni di comunismo. Non è un caso quindi che l’oligarca Alexander Ivanov abbia aperto proprio qui il museo dedicato a Peter Carl Fabergé, il gioielliere che confezionò parte dei tesori degli zar, a partire dalle famose uova pasquali.

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Dagli Anni 90 Ivanov raccoglie i gioielli Fabergé in giro per l’Europa

Il museo di Baden Baden è stato aperto nel 2009 all’inizio della lussuosa Sophienstraße ed è l’unico al mondo dedicato esclusivamente a Fabergé con una collezione di circa 1500 pezzi, non solo uova imperiali. Tutta farina del sacco di Ivanov che dall’inizio degli Anni 90, dopo il crollo dell’Urss, ha iniziato a raccogliere gioielli in giro per l’Europa, spendendo cifre spesso e volentieri al di là del valore di mercato pur di concentrare nelle sue mani il tesoro di Fabergé sparso lontano dalla Russia. Nelle mani di Ivanov, talvolta in gara con Victor Vekselberg, altro oligarca goloso di uova e uno dei più potenti magnati russi alle spalle prima di Boris Yelstin poi di Vladimr Putin, sono finiti quindi nel corso degli anni pezzi di inestimabile valore, come l’uovo Rotschild o l’uovo di betulla di Carelia, l’ultimo uovo imperiale realizzato nel 1917, scomparso dopo la Rivoluzione d’ottobre e acquistato da Ivanov nel 2001 per una cifra rimasta segreta, di sicuro molto superiore ai 12.500 rubli che Fabergé chiese a Nicola II.

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Ivanov, dall’import di pc in Russia all’hobby delle uova degli zar

Negli ultimi 20 anni, e comunque dall’apertura del museo a Baden Baden, Alexander Ivanov è diventato un attore di prima grandezza nel mondo dell’arte e del collezionismo, anche se la sua storia è sempre stata avvolta da un alone di mistero. In realtà è molto comune a quella di molti altri oligarchi, ossia quei personaggi che in tutte le repubbliche ex sovietiche hanno accumulato in breve tempo una fortuna immane, non sempre attraverso vie trasparenti, grazie al passaggio dal sistema comunista a quello capitalista. Tra loro ci sono quelli che sono rimasti nel mondo del business, altri invece che hanno scelto di coltivare le loro passioni, come ad esempio l’arte, aggiungendoci anche un pizzico di patriottismo. Alexander Ivanov oggi ha 59 anni e nel 1991, anno della dissoluzione dell’Urss, era un 30enne con tre anni di marina e uno studio in legge alle spalle a Mosca. Già alla fine degli Anni 80 aveva iniziato a importare i primi pc in Russia, scambiandoli con fertilizzanti, e rivendendoli sul mercato con guadagni imponenti. Pare che lo facesse, con altri, attraverso una società che faceva rifermento al Kgb, i servizi segreti. Leggenda o meno, Ivanov ha accumulato comunque parecchio e si è da subito dedicato al suo costoso hobby, prima in Russia poi all’estero. Continuano a girare voci sui suoi legami con i poteri forti. Con per esempio Konstantin Goloshchapov, amico d’infanzia a San Pietroburgo di Putin, compagno di judo e noto per le sue doti di massaggiatore sportivo. I maligni dicono che dietro Ivanov ci sia tanto per cambiare l’inquilino stabile del Cremlino, ma l’abitudine ad attribuire al presidente russo di essere il burattinaio in ogni occasione è fin troppo abusata.

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La rivalità (velenosa) con Andre Ruzhnikov

Certo è che l’ultima mostra con parte della collezione Fabergé Ivanov l’ha portata a San Pietroburgo all’inizio di quest’anno, suscitando anche qualche polemica: Andre Ruzhnikov, altro collezionista russo trasferitosi a Londra, l’ha accusato di aver contrabbandato una ventina di uova false con la complicità dell’Hermitage che avrebbe taciuto il tutto per ovvie ragioni politiche. E chissà se è per ripicca che Alexander Ivanov ha dichiarato che alla mostra appena aperta a Londra al Victoria&Albert Museum dedicata a Fabergé è esposto il falso uovo dell’imperatore Alessandro III, proveniente da una non specificata collezione privata…