Tra i manager italiani più attivi in questa fase cruciale per il rapporto tra economia e istituzioni, in cui il governo Meloni prepara le sue prime nomine, il nome di Alessio De Sio è tra i più importanti e da tenere d’occhio. Gli addetti ai lavori che si occupano di ricerca dei nomi per le posizioni di vertice delle grandi aziende pubbliche e private e coloro che nel centrodestra sono a caccia di figure trasversali guardano con attenzione il profilo del dirigente 54enne, nato a Viterbo e cresciuto a Civitavecchia.
De Sio: prima giornalista, poi politico e manager
Dopo una carriera tra giornalismo (al Tempo con Gianni Letta), politica (sindaco di Civitavecchia nei primi Anni 2000 con il centrodestra) e affari, De Sio ha da poco lasciato la posizione di responsabile delle Relazioni istituzionali per l’Italia e l’Europa del colosso tecnologico cinese Zte, in cui è stato in carica dal 2017 negli anni difficili dell’aumento della contrapposizione tra Pechino e l’Occidente.

La sua carriera di uomo proveniente dal mondo di centrodestra arrivato a lavorare con una big cinese rende il suo profilo molto seguito. L’Oriente è una direzione verso cui la carriera di De Sio ha teso, in passato, anche prima di Zte: in precedenza ha lavorato per AnsaldoBreda e, dopo la sua acquisizione, per la big giapponese delle infrastrutture Hitachi. Si prepara per il manager di Civitavecchia un ritorno nelle partecipate dopo le esperienze in Eni, come consulente per la comunicazione istituzionale, ai tempi di Paolo Scaroni e Stefano Lucchini e in Finmeccanica nella squadra di Pier Francesco Guarguaglini? Le aziende in questione vedranno il rinnovo di consiglio di amministrazione, organi di controllo e reti di consulenti. E tra partito atlantico e partito francese, in lotta tra loro, la terza via è quella dei manager d’esperienza temprati dalla gestione degli affari nel pieno della guerra economica Usa-Cina.

Zte e l’approccio pragmatico del centrodestra sulla Cina
Uno scontro che ha investito direttamente anche l’azienda di Shenzen, tra i leader per il 5G, messa nel mirino negli Usa da Donald Trump e Joe Biden con le sanzioni e che in Europa ha costruito una rete di centri di ricerca, laboratori e sedi territoriali aprendosi al dialogo con le istituzioni. Le parole d’ordine? Trasparenza e presenza sul campo. Quello che all’altra big cinese e rivale di Zte, Huawei, non è riuscito è stato invece costruito in Europa e in Italia da Zte. De Sio ha lavorato come volto pubblico dell’azienda, assieme al Ceo per l’Italia Hu Kun, e ora le sue competenze appaiono preziose per decifare uno dei più complessi prismi del sistema-Paese: il futuro delle relazioni economiche con la Cina dopo l’ascesa del centrodestra.
Tra Giorgia Meloni che incontra Xi Jinping al G20 di Bali, Matteo Salvini che, secondo quanto risulta a Tag43, intensifica da tempo i contatti con Michele Geraci, suo “uomo a Pechino” e regista della Nuova via della seta, e Antonio Tajani che affida a Pechino un ruolo-guida per la pace in Ucraina, la destra con Pechino si è fatta pragmatica. Filo-occidentali e pro-Usa sì, crociati contro la Repubblica Popolare no: la linea è questa. E tra posizioni di vertice nelle partecipate, consulenze a enti governativi e aziende desiderose di aprirsi al mercato orientale, sono pochi i manager che possono gestire questo delicato dossier: il nome di De Sio circola da tempo come “pontiere”.
“…Per superare i conflitti tra noi e la Cina sulla tecnologia, la Cina deve cambiare la legislazione cinese…personalmente sono ben disposto specialmente verso ZTE che fa grande trasparenza nella propria attività…”
Adolfo Urso, Vicepresidente del Copasir pic.twitter.com/tD8K87aAxZ
— Raffaele Barberio (@rafbarberio) December 10, 2020
Ora il governo Meloni cerca dirigenti che conoscono Pechino
«L’ambasciatore del dialogo», lo ha definito Forbes nel 2021: Zte Italy è cresciuta come filiale locale di un’azienda multinazionale, ma sviluppandosi come impresa a tutti gli effetti del nostro Paese. Centri di ricerca sul 5G all’Aquila guidati da studiosi italiani e convention aperte a politici e giornalisti sono andate di pari passo, negli anni, a interlocuzioni di carattere politico: nel dicembre 2020 De Sio ha invitato a una convention sul 5G a Roma onorevoli e senatori non sospettabili di simpatie filocinesi, dal renziano Luciano Nobili al forzista Giorgio Mulé, passando per l’allora presidente del Copasir Adolfo Urso, in un dialogo con figure di peso come l’ex premier Massimo D’Alema e la deputata dem Enza Bruno Bossio, trovando sponde sulla necessità di un approccio multilaterale sulla nuova tecnologia di frontiera.
“No, a posizioni strumentali. Che l’Europa faccia da ponte tra Cina e Stati Uniti”.
Massimo D’Alema, Già Primo Ministro e Presidente della Fondazione Italianieuropei,durante la nostra Conferenza “Perché avere paura del 5G?” Quando la conoscenza crea valore.#ZTEItalia #ZTEevent pic.twitter.com/2ZywnCQ8un— ZTE Italia (@ZTEItalia) December 12, 2020
Ora la trasversalità di questa rete risulta un’importante garanzia di accreditamento e De Sio, tra Roma e Milano, mantiene attive le sue relazioni personali. L’ex sindaco di Civitavecchia ha il massimo riserbo sulle sue prossime mosse ed è sicuramente il meno noto tra i manager di peso nel Paese. Ma la sua parabola sarà da non perdere di vista e dirà molto sull’approccio del potere politico ed economico – pubblico ma non solo – italiano nei confronti della Cina. Silenziosa protagonista di ogni dinamica economica globale che si può amare, odiare, contrastare, ma sicuramente non ignorare.