Emergono nuovi dettagli sulle condizioni della casa in cui viveva Alessia Pifferi fino al momento della morte della figlioletta Diana. Ecco cosa ha riportato nelle scorse ore a riguardo la dirigente della polizia scientifica.
Cosa è emerso dall’ispezione della poliziotta della scientifica in casa di Alessia Pifferi: frigo vuoto e abiti da sera nelle valigie
Il risultato dei rilievi della polizia scientifica effettuati in data 20 luglio è emerso solo ieri, lunedì 5 giugno. L’esperta della scientifica sentita dai giudici ha dunque spiegato in modo particolare che il frigorifero della donna era quasi vuoto. Sembra in particolare che in casa non ci fosse cibo per bambini e che, sparsi in giro fra balcone e soggiorno, ci fossero molti pannolini usati.
Dalle indagini è inoltre emerso che al momento della scoperta del corpo senza vita di Diana, di soli 18 mesi, sul suo lettino non c’erano lenzuola né cuscino. La teste della scientifica ha inoltre specificato, parlando della testa della bambina, «si vedeva che era stata sciacquata, perché la testa era umida». Quando gli esperti della polizia sono giunti sul posto, in aggiunta, la bimba era riversa su un materasso pulito, con indosso il suo vestitino giallo. Al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine Alessia Pifferi «si trovava sul divano, in evidente stato di agitazione». Quando le forze dell’ordine sono arrivate, inoltre, sono rimaste colpite da un altro dettaglio. Nella casa di Pifferi, infatti, era presente anche una valigia: come riporta la scientifica: «All’interno c’erano abiti da sera, forse trenta, riconoscibili perché erano ricoperti di lustrini e paillettes. C’erano anche scarpe, col tacco, non tantissime». La donna era da poco rientrata dal viaggio che si sarebbe rivelato fatale per la piccola, abbandonata a sé stessa.
Le valutazioni su Alessia Pifferi
Secondo la difesa della donna, Alessia Pifferi avrebbe tentato di rianimare la piccola con dell’acqua. Un altro degli elementi utilizzato dall’avvocato Alessia Pontenani come attenuante è il quoziente intellettivo della donna, «pari a quello di una bambina di 6-7 anni». Secondo il difensore, dunque, Pifferi soffrirebbe di un grave ritardo mentale, il che potrebbe richiedere una perizia psichiatrica utile a comprendere se la donna fosse effettivamente in grado di intendere e di volere al momento del crimine. La perizia, ad ogni modo, è in un primo momento stata negata dai pm a inizio maggio.