In tribunale a Milano si è celebrata la prima udienza del processo per omicidio volontario pluriaggravato ad Alessia Pifferi, la donna che aveva fatto morire di stenti la figlia di 18 mesi e che ora rischia l’ergastolo.
Processo a Alessia Pifferi, parla la zia di Diana
«Aveva diritto di vivere, non di pagare per sua madre», così ha dichiarato la sorella di Alessia Pifferi dopo il primo processo alla Corte d’Assise di Milano. Il presidente Ilio Mannucci Pacini ha rinviato all’8 maggio per permettere al nuovo avvocato della Pifferi, Alessia Pontenani, di studiare gli atti. Nella prossima udienza, come ha spiegato il legale Emanuele De Mitri che rappresenta madre e sorella di Alessia Pifferi, rispettivamente nonna e zia della bimba deceduta, le sue assistite si costituiranno parti civili contro la 37enne, in carcere da fine luglio scorso nell’inchiesta della Squadra mobile di Milano coordinata dai pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro. Viviana Pifferi (la zia della piccola) ha inoltre dichiarato: «Mia sorella deve pagare» e si è presentata nell’aula di tribunale con una maglietta con stampata una foto della nipote.

I fatti
La vicenda risale a fine luglio 2022, quando l’imputata Alessia Pifferi aveva lasciato a casa da sola per sei giorni la piccola Diana e al suo ritorno l’aveva trovata morta. La piccola era stata rinvenuta nel suo lettino da campeggio con a fianco un biberon e una boccetta di benzodiazepine per metà vuota. L’accusa alla donna è di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di quasi un anno e mezzo abbandonandola da sola in casa. Al momento dell’interrogatorio, la Pifferi era apparsa lucida anche se di fronte ad alcune domande è rimasta in silenzio. Non ha mai pianto e nemmeno perso il controllo.