Alessia Pifferi non è più in isolamento. La donna accusata dell’omicidio volontario della figlia Diana, lasciata da sola in casa per sei giorni, verrà spostata in una cella comune con le altre detenute. Questa è la decisione che è stata presa dal gip dopo sei mesi di isolamento.

Alessia Pifferi non è più in isolamento: spostata in una cella comune
La Pifferi era stata messa in isolamento dal primo giorno di detenzione a San Vittore, carcere di Milano. Il gip aveva preso questa decisione perché temeva che la donna potesse farsi del male. Inoltre, il giudice temeva anche eventuali ritorsioni da parte delle altre detenute. Dopo aver trascorso sei mesi in isolamento comunque, ora la decisione sulla 37enne è cambiata ed è pronta per essere spostata in una cella comune.
Alessia Pifferi aveva lasciato la sua bimba, Diana, di un anno e mezzo, da sola in casa con un singolo biberon per sei giorni in un lettino da campeggio. La donna si era recata dal compagno a Leffe a Bergamo, per cercare di salvare la sua relazione. Tuttavia, al suo rientro ha trovato la piccola senza vita nel lettino da campeggio.

La spiegazione della donna
La Pifferi, durante l’interrogatorio davanti al gip, ha spiegato le ragioni delle sue azioni. A questo proposito ha dichiarato: «Io ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui (parlando del partner ndr) e infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire, ed è per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire».
Una delle legali di Alessia Pifferi, Solange Marchignoli, ha chiesto più volte una consulenza neuroscientifica per la donna ma per il gip, la donna «si è sempre dimostrata consapevole, orientata e adeguata nei colloqui psicologici periodici di monitoraggio, di narrazione ed elaborazione del proprio vissuto affettivo ed emotivo».