La nuova battaglia dell’europarlamentare Alessandra Mussolini, vice capodelegazione di Forza Italia a Bruxelles, è contro Meta. L’ex deputata ha raccontato su Twitter, in un video, di aver tentato di creare un account su Instagram utilizzando il suo nome e il suo cognome ma che non le sarebbe stato permesso perché violerebbe la policy, proprio per il nome Mussolini. E lei insiste: «Se uso Alessandra Gramsci o Alessandra Berlinguer sì, ma il mio no». E così Forza Italia ha deciso di presentare un’interrogazione parlamentare.

L’attacco di Mussolini: «Un pregiudizio che diventa violenza»
«Sono qui per denunciare un fatto», esordisce Alessandra Mussolini. Poi l’attacco: «Da ieri sto tentando, per lavoro perché queste piattaforme sono ormai fondamentali per lavorare, di aprire un mio account Instagram con il nome “Alessandra Mussolini” e mi viene bloccato. Mi è stato detto che non viene accettato per la policy della community. Io allora ho messo nomi come Alessandra Gramsci, Alessandra Berlinguer al posto di Alessandra Mussolini. E il mio cognome non lo prendono. Questo è un pregiudizio che diventa violenza e adesso assieme al capodelegazione Fulvio Martusciello scriveremo alla presidente Metsola». Su Twitter insiste: «Si legge che l’account è disabilitato in modo permanente perché non rispettava la policy». E in effetti l’ultimo post sul profilo ufficiale di Alessandra Mussolini, ancora online, risale al novembre 2022.
Quando il pregiudizio diventa violenza @forza_italia @MetaAI @InstagramComms #Mussolini2024 pic.twitter.com/nXmL7WUZWS
— Alessandra Mussolini (@Ale_Mussolini_) May 10, 2023
Mussolini: «Limitazione grave»
Poi ai giornalisti Mussolini spiega, concludendo, che «questa è una limitazione grave della possibilità anche di agire politicamente. Al di là del fatto che sono un deputato europeo, perché non posso aprire un profilo Instagram col mio cognome?». Da tempo l’europarlamentare ha deciso di portare avanti battaglie sui diritti civili, soprattutto in tema gender. Nel febbraio scorso, ad esempio, ha stracciato i documenti per i titoli di viaggio Ue rifiutandosi di inserire il sesso, perché ritenuta una specifica «non inclusiva».
