Grasso e Gramellini difensori del pensiero unico sulla guerra in Ucraina

Marco Fraquelli
28/03/2022

Ogni domenica Aldo Grasso azzanna chi – a vario titolo e con varie argomentazioni – osa discostarsi dal mainstream sull'invasione russa. Gli altri giorni della settimana ci pensa Gramellini. Chissà se nei prossimi Padiglione Italia o Caffè leggeremo di Papa Francesco.

Grasso e Gramellini difensori del pensiero unico sulla guerra in Ucraina

La tocca piano, come si dice, Aldo Grasso, nella sua rubrica di prima pagina del Corriere della Sera, Padiglione Italia, del 27 marzo: «Forse a Gianfranco Pagliarulo (1949), presidente dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, converrebbe cambiare mestiere». Ma cosa avrà mai fatto Pagliarulo per meritarsi questo “invito”? Ha dichiarato la sua contrarietà nel sostegno militare all’Ucraina. E questo basta ad Aldo Grasso per definire il presidente dell’Ampi come “putiniano d’Italia” che preferirebbe che la Russia non incontrasse opposizione. Nella sua rubrica, Grasso ricorda anche che Pagliarulo ha ricevuto, contro questa sua affermazione, già tre pesanti “schiaffoni” da pezzi da novanta come Sergio Mattarella, Liliana Segre e Carlo Smuraglia (presidente onorario della stessa Anpi), tutti a sottolineare come l’attacco russo colpisca le idee fondanti della Liberazione e quindi i valori stessi della Resistenza. Ma, ahimè, Pagliarulo fa orecchi da mercante. E allora si merita un quarto schiaffone, che il critico televisivo e pubblicitario, ormai prestato quasi a tempo pieno alla critica polemologica e storica, ha deciso di assestargli.

ucraina: grasso e gramellini difensori del pensiero unico
Gianfranco Pagliarulo, presidente Anpi (dal sito Anpi).

Il Grillo silente e il Bipensiero

Prima di Pagliarulo, domenica 20 marzo, a subire gli strali di Padiglione-Italia è stato il padre-padrone dei 5 Stelle, Beppe Grillo, reo di non parlare della questione russo-ucraina: «Sul suo blog», scrive Grasso, «l’Elevato parla di tutto, dall’energia alternativa al reddito di base universale, ma non una parola sull’invasore russo», che pure Beppe Grillo ha più e più volte elogiato pubblicamente nel recente passato. E «perché Grillo», si chiede l’editorialista, «può stare zitto, da dove gli deriva tanta impunità?». Chissà, forse anche Grillo è vittima di quello che il critico, sempre sul Corriere, il 13 marzo, definisce, citando George Orwell, «Bipensiero», cioè «una mutilazione del pensiero attraverso cui le persone cambiano opinione all’istante. O meglio, arrivano a formulare contemporaneamente un’idea e il suo opposto» e che sta riemergendo con rinnovato vigore grazie ai «non pochi ‘pacifisti cinici’ (copyright Paolo Mieli) che imperversano nei nostri talk per esibire tracotanza accademica e concupiscenze dogmatiche».

Le foibe e le mascalzonate di Montanari

E a proposito di tracotanza accademica e concupiscenza dogmatica, merita di essere ricordata un’altra vittima, quasi seriale, visto il numero di attacchi ricevuti almeno negli ultimi due anni, di Grasso: Tomaso Montanari, preside dell’Università per stranieri di Siena, assiduo frequentatore dei salotti televisivi. Al preside e storico dell’arte, Aldo Grasso non perdona il peccato capitale di riproporre – puntualmente ogni anno – una lettura critica, potremmo dire una doverosa contestualizzazione storica, della Giornata del Ricordo, ovvero la commemorazione della tragedia delle Foibe istituita per legge nel 2004 (su proposta dell’allora An, giova ricordarlo, sostenuta, tra le numerose proteste di molti storici e personalità della sinistra che avrebbero invece voluto caso mai farla precedere da una apposita commissione d’inchiesta, dai capigruppo dei Ds e della Margherita, Luciano Violante e Willer Bordon). Lo ha attaccato nell’agosto 2021, parlando di “mascalzonata” da parte di Montanari che aveva, nemmeno tanto velatamente, parlato di “revisionismo storico” da parte dei vertici della nostra Repubblica (allora il presidente era Carlo Azeglio Ciampi) per aver voluto istituire la Giornata del Ricordo a ridosso di (10 febbraio), e in «evidente opposizione» a, quella della memoria che commemora la Shoah (27 gennaio), compiendo così con successo una vera e propria falsificazione storica.

Galeotto fu il convegno

Aldo Grasso è quindi tornato alla carica nel febbraio 2022. Questa volta Tomaso Montanari si è macchiato di un’altra colpa gravissima: aver organizzato, in prossimità della Giornata del Ricordo, un convegno provocatorio dal titolo inequivocabile: “Uso politico della memoria e revanscismo fascista: la genesi del Giorno del Ricordo”. Apriti cielo, l’editorialista del Corriere non usa mezzi termini, sostenendo che nel caso di Montanari si debba parlare di mitomania, più che di storiografia, della pura volontà di mettersi in mostra davanti alla sinistra “dura e pura” di cui Montanari si sente evidentemente l’«ultimo erede». E quindi, con sorprendente competenza storiografica da far invidia a un Eric Gobetti (autore, nel 2021, del mirabile E allora le Foibe?), Aldo Grasso ci dice che la contrapposizione tra Foibe e Shoah è del tutto speciosa, perché le due tragedie sono «pur sempre parte di quell’ideologia di purificazione etnica che imbianca tutti i sepolcri del mondo».

Ucraina: gramellini e grasso per il pensiero unico
Massimo Gramellini.

Gramellini nel suo Caffè accosta Povia a Canfora e Di Cesare

Se Grasso colpisce ogni maledetta domenica, gli altri giorni, sulla stessa prima pagina, a prendere di mira chi solo si prova non dico a mettere in discussione il pensiero unico sull’aggressione russa dell’Ucraina (ché di aggressione si tratta, sia chiaro), ma solo a cercare di articolare un pensiero critico più articolato sulla questione, ci pensa un altro editorialista, Massimo Gramellini. Che nel suo Caffè tritacarne mischia, come si diceva una volta nell’esegesi dantesca, l’alto e il basso. E così ha buon gioco ad accostare – per dire – un Povia («il più irresponsabile in questo momento dopo 18 giorni di guerra, quanto Putin se non più di Putin, è Zelensky che dovrebbe abdicare al trono») al professor Luciano Canfora, che definisce i profughi «dei passanti e dice che l’invasione dell’Ucraina è colpa soltanto dell’Ucraina» o a una filosofa autorevole come la professoressa Donatella Di Cesare che spiega, quasi indispettita dalla domanda, che gli ucraini impegnati a combattere in difesa delle proprie case non vanno chiamati «resistenti» e, lungi dall’esprimere mezza parola di condanna dell’operato di Putin, afferma che accusarlo sarebbe «una semplificazione».

Grasso e Gramellini per il pensiero unico
Alessandro Orsini a Piazza Pulita.

Orsini condannato, Al Bano assolto

Ultima vittima del Caffè è stato Alessandro Orsini, direttore e fondatore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della Luiss, «star del Panarcisismo», anche lui assiduo frequentatore dei talk show televisivi, il quale, con un «tono di voce tra l’assertivo e il piagnucoloso con cui ricostruisce le cause della guerra ucraina dai tempi di Gen gis Khan», spiega che «tra l’Occidente e Putin non c’è differenza. Schifoso lo zar, schifosi noi: e tra schifosi ci si intende. A condizione di sbarazzarsi di quel Zelensky che ostacola il lieto fine con la sua insopportabile ossessione per la libertà, resa impossibile dalla geografia». Uno lo salva però Gramellini: Al Bano. Certo il cantante ha le sue colpe, è conterraneo di Luciano Canfora, ha sempre espresso ammirazione nei confronti di Putin, di fronte al quale ha persino cantato Felicità, ma ora si è redento: «Ha preso le distanze dall’illustre fan e ha persino accolto una famiglia ucraina a casa sua, in quel di Cellino San Marco».

guerra in Ucraina: Grasso e Gramellini difensori del pensiero unico
Al Bano e il coro dell’Armata Rossa.

Chissà se, nei prossimi giorni, leggeremo nel Caffè o nel Padiglione Italia anche il nome di papa Francesco, che ha detto di vergognarsi dopo aver appreso che un gruppo di Stati europei, Italia compresa, ha deciso di aumentare fino al due percento del Pil per spese militari. Non è una ipotesi così remota: il pensiero unico non guarda in faccia a nessuno.