A 16 anni di distanza dall’efferato delitto di Chiara Poggi nella sua villetta di Garlasco, Alberto Stasi (fin da subito principale indiziato del delitto) è riuscito a ricostruirsi una vita nella vicina Milano. A confermarlo è il Corriere della sera.
Alberto Stasi ha un lavoro fuori dal carcere: fa il contabile
Sono quattro mesi che Alberto Stasi esce quotidianamente dal carcere di Bollate, dov’è rinchiuso da circa 16 anni, per recarsi nel capoluogo lombardo e lavorare come contabile. L’uomo, la cui vita è stata sconvolta da uno dei casi di cronaca nera italiana più discussi degli ultimi anni, ha infatti fatto richiesta al tribunale di sorveglianza di poter svolgere un lavoro esterno alla struttura carceraria.
Riguardo alla questione, in realtà, già c’era stato un primo rigetto del giudice, risalente all’ottobre 2022. Successivamente, però, la sua avvocata Giada Bocellari aveva proposto un reclamo, riuscendo a raggiungere l’obiettivo richiesto dal suo assistito. Per il momento, Stasi si occupa di lavori contabili e amministrativi. Ovviamente, l’uomo si deve attenere ad una serie di regole, ha precisi orari di uscita e di rientro e gli è concesso prendere solo certi mezzi di trasporto, seguendo percorsi prestabiliti.
Non si tratta di una situazione così rara. Il lavoro esterno è in effetti un privilegio che, a determinate condizioni, può essere concesso ai detenuti dal direttore di un carcere. Criterio necessario affinché venga concesso, al di là dell’approvazione del magistrato di sorveglianza, è che il detenuto abbia scontato almeno un terzo della pena.
Il sospettato continua a negare la responsabilità dell’omicidio
Stasi, in ogni caso, continua a proclamarsi innocente. Secondo quanto dichiara il Tribunale, a proposito, è «legittimo l’atteggiamento di negazione» e mai come in questo caso «la pena deve avere una finalità riparativa non solo esterna, oltre che preventiva». La corte spera dunque che questo nuovo impegno possa favorire «un più profondo scavo psicologico» per Stasi, condannato definitivamente nel 2015. L’uomo ha tra l’altro raggiunto un accordo con la famiglia della vittima per un risarcimento. La cifra inizialmente fissata era di un milione di euro danni e 150 mila euro di spese legali.