L’Albania è sempre più vicina all’Unione europea. La guerra in Ucraina, unita alla storica instabilità dei Balcani dove si mantiene forte l’influenza russo-cinese, potrebbe infatti accelerare l’adesione di Tirana. E velocizzare i lavori della base militare di Kucova, nel cuore del Paese, che a breve sarà un nuovo centro operativo Nato.
La nuova vita della Città di Stalin sotto la Nato
I lavori di ristrutturazione dell’ex base Urss cominciati nel 2018 e la cui chiusura era prevista nel 2023 sono stati accelerati dopo l’inizio della cosiddetta ‘operazione militare speciale’ di Mosca. Un segnale di rafforzamento del fronte anti-Putin in territori dove il conflitto potrebbe potenzialmente estendersi, almeno secondo gli analisti e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. «Il mutato contesto di sicurezza globale ha dato un notevole impulso al completamento del progetto», ha confermato all’AFP un funzionario Nato. I lavori, che prevedono il rifacimento della pista e l’ammodernamento della torre di controllo, sono finanziati dell’Alleanza Atlantica che nel progetto ha già investito circa 51 milioni di euro. La base, un importante asset strategico, sarà di supporto alle forze Nato già presenti nell’area, in particolare a Camp Bondsteel, nel Kosovo meridionale, ma anche nel Mar Nero e nel Medio Oriente. È un «chiaro messaggio per chi avesse cattive intenzioni nei Balcani occidentali», ha commentato il ministro della Difesa albanese Niko Peleshi. La base che copre un’estensione di circa 350 ettari all’epoca del dittatore Enver Hoxha aveva il nome di Qyteti Stalin (la città di Stalin) e ospita ancora 75 vecchi Mig e Antonov abbandonati e arrugginiti. Un tempo vi lavoravano 700 addetti e le autorità albanesi sperano che il suo rilancio sotto l’Alleanza Atlantica sia un’occasione di sviluppo economico in una provincia depressa dell’entroterra a 90 km a est da Tirana.

L’aut aut di Edi Rama sui negoziati con l’Ue
L’Albania è entrata nella Nato nel 2009, 20 anni dopo essersi liberata dalla morsa sovietica. Nello stesso anno presentò insieme alla Macedonia del Nord la domanda di adesione all’Unione europea. Cinque anni dopo i due Paesi vennero riconosciuti come candidati. Da allora però i negoziati tra gli Stati membri e il governo albanese sono andati a rilento, anche a causa del veto della Bulgaria sull’adesione della Macedonia. Un ritardo che ha spinto il premier albanese Edi Rama a dichiarare che in caso i negoziati non partissero entro giugno, Tirana potrebbe staccarsi da Skopje e presentarsi da sola. Uno strappo che però potrebbe non essere necessario viste la pressione esercitata dalla guerra in Ucraina e la presa di posizione pro-Mosca della Serbia.

La spinta della Germania e la lezione dell’Ucraina
Tra i favorevoli all’accelerazione del processo di adesione dei Balcani occidentali all’Ue c’è anche Olaf Scholz, il cancelliere tedesco fortemente criticato per la giravolta di Berlino sugli aiuti da inviare a Kyiv. Tutti i Paesi della regione sono attualmente candidati all’Ue, a eccezione della Bosnia-Erzegovina e del Kosovo che sono attualmente riconosciuti solo come potenziali candidati. Sebbene l’Albania sia stata l’ultima a ottenere lo status di candidato ufficiale, il sostegno espresso dal Cancelliere tedesco fa ben sperare. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’Italia. Il presidente della Camera Roberto Fico a margine della firma del protocollo di collaborazione parlamentare fra Montecitorio e il Parlamento albanese ha dichiarato che è «arrivato il momento di iniziare fino in fondo le trattative per l’entrata dell’Albania nell’Ue. Per noi italiani e per l’Italia è sempre stato un punto fondamentale e oggi credo sia anche strategico l’allargamento ai Balcani occidentali, all’Albania per l’integrazione europea». Come molti analisti hanno sottolineato, Putin era convinto che l’invasione dell’Ucraina avrebbe ulteriormente diviso l’Europa. Così però non è stato. E il caso albanese lo dimostra. «La situazione in Ucraina ci ha insegnato una lezione importante: la riluttanza a integrare tutti i Balcani occidentali nella Nato e nell’Unione Europea è un grosso errore», ha twittato Peleshi il 5 aprile.
The situation in Ukraine taught us a great lesson, the hesitation to accept the entire Western Balkan in NATO and the EU is a big mistake
— Niko Peleshi (@nikopeleshi) April 5, 2022