Il futuro dell’agricoltura potrebbe essere sotto il livello del mare. Lo sostiene Luca Gamberini, co-fondatore de Il Giardino di Nemo, primo sistema di coltivazione sottomarina al mondo. «È sostenibile e non intacca l’ambiente», ha spiegato alla Cnn, che ha dedicato un servizio alla struttura. Situata a largo di Noli, a sud-ovest di Genova, conta al momento sei biosfere o capsule ancorate al fondale marino. All’interno possono crescere quasi un centinaio di piantine differenti di varie specie come basilico e fragole. Tanti i vantaggi rispetto ai metodi tradizionali, dalla temperatura alla luce fino alle sostanze nutrienti. Il suo successo sta già ispirando altre iniziative simili nel mondo, tra cui una ong che intende coltivare alghe nel Nord America.

Il Giardino di Nemo, come funziona l’agricoltura subacquea in Liguria
L’azienda italiana è frutto di un’idea di Sergio Gamberini. Fondatore della Ocean Reef Group, azienda che vende attrezzature subacquee, ha deciso di unire nel 2012 le sue due grandi passioni, le immersioni e il giardinaggio. È nato così Il Giardino di Nemo, che 10 anni dopo è in continua espansione e ha attirato le attenzioni di esperti e appassionati. «La nostra missione è cambiare l’agricoltura, dandole un’ulteriore possibilità di crescita», ha dichiarato Luca Gamberini, figlio di Sergio. «Sulla Terra abbiamo risorse limitate e vi attingiamo a ritmi insostenibili». La loro azienda vanta una serie di biosfere, serre subacquee trasparenti che si ancorano al fondale e galleggiano a 6-10 metri di profondità. Con un diametro di due metri, sono l’ideale per circa 70-100 esemplari di specie tra cui fragole, basilico, pomodori, fagioli ed erbe aromatiche. Impossibile per dimensioni pensare a grandi raccolti come mais o grano.
«Il fondale marino ci offre diversi vantaggi rispetto all’agricoltura più tradizionale», ha aggiunto Gamberini. Come riporta la Cnn, la posizione sottomarina delle biosfere consente di tenere lontani gli agenti patogeni e i parassiti esterni. Per quanto riguarda il nutrimento, tutte le piante hanno accesso all’acqua dolce grazie a un processo di desalinizzazione. Il Giardino di Nemo utilizza la coltura idroponica, ossia basata su nutrienti a base d’acqua invece del suolo, metodo molto diffuso nella coltivazione verticale. Altro vantaggio riguarda la temperatura circostante che, come ha sottolineato Gamberini, resta costante creando un ambiente sano e ideale per lo sviluppo. Infine, non bisogna dimenticare il dettaglio della luce solare. Solitamente, in normali condizioni del meteo, raggiunge tranquillamente le piante sul fondale marino. In casi eccezionali, si ricorre tuttavia a lampade artificiali. Per la raccolta, un sub scende in profondità con apposite sacche che poi invia in superficie.
Il sistema è un toccasana per l’ecosistema e sta già ispirando all’estero
Il Giardino di Nemo rappresenta, oltre che una valida alternativa per l’agricoltura, una soluzione del tutto ecologica. L’orto subacqueo attira infatti la vita marina e non disturba in nessun modo l’ecosistema. «Nei pressi della struttura si trova il 58 per cento in più di pesci rispetto all’area circostante», ha confermato Gamberini. «Operiamo un ripopolamento». Eccellente anche la resa delle piante. Secondo uno studio del 2020 dell’Università di Pisa, il basilico del Giardino di Nemo vanta ad esempio una maggiore concentrazione di oli essenziali e antiossidanti. Non sorprende dunque che il progetto italiano stia ispirando numerose aziende all’estero. È il caso di GreenWave, organizzazione no profit che in Nord America ha indirizzato la sua produzione verso l’agricoltura subacquea. Coltiva infatti alghe e molluschi in un’impalcatura sotto il livello del mare.
