Attrice e fotografa belga con all’attivo decine di ruoli cinematografici, Agnes Spaak è figlia di Claudie Clèves e Charles Spaak e sorella di Catherine. Nata in una famiglia che annoverava fra i suoi membri anche artisti e uomini politici (la madre era un’attrice, il padre uno sceneggiatore mentre lo zio fu più volte primo ministro del Belgio), ha recitato al cinema e in televisione fra il 1962 e il 1974 per poi dedicarsi al mondo della fotografia.
Chi è Agnes Spaak
Nata in Francia e talvolta accreditata come Anna Malsson, Agnes Spaak ha interpretato svariati ruoli in diversi film, tra cui I Don Giovanni della Costa Azzurra di Vittorio Sala (1962), Un amore di Gianni Vernuccio (1965). Dio li crea… Io li ammazzo! di Paolo Bianchini (1968). Cose di Cosa Nostra di Steno (1971) e Riuscirà il nostro eroe a ritrovare il più grande diamante del mondo? (1971). Lasciata l’attività di attrice a metà anni Settanta, ha proseguito con quella di fotografa.

Nel 1975 si è trasferita a Milano dove ha iniziato a scattare per aziende di moda e con la casa editrice Edilio Rusconi, con cui ha collaborato per molti anni. Si è poi trasferita alla Hachette e ha lavorato anche per le società di produzione cinematografica Twentieth Century Fox e Titanus. Il 20 maggio 1967 si è sposata a Nizza con il regista romano Pietro Sciumé.
Il rapporto con la sorella Catherine
Intervistata dal Corriere della Sera pochi giorni dopo la morte della sorella, avvenuta il 17 aprile del 2022, ha così raccontato il rapporto che la legava a lei: «Avevamo solo 11 mesi di differenza, eravamo praticamente quasi gemelle e siamo cresciute insieme… poi come sempre avviene la vita ci ha fatto percorrere strade diverse e, a volte, anche molto distanti. Però voglio assolutamente sfatare la leggenda di dissidi, gelosie e conflitti tra noi di cui tanto si è scritto». Il più bel ricordo che custodisce di Catherine è quando suonavano la chitarra cantando insieme la canzone Le tourbillon che Jean Moreau cantava nel film Jules e Jim di Truffaut. «E poi i capodanni in Alta Savoia, con tante risate e tanti ragazzi intorno che ci facevano la corte. Ma erano molti di più quelli innamorati di Catherine, un’icona di bellezza».

Infine gli ultimi mesi, i più dolorosi perché segnati dalla malattia: «Le sono stata vicina sia quando è iniziata la pandemia e poi quando è stata colpita dall’ictus. Ha sofferto tanto, era paralizzata nel lato destro e non riusciva più nemmeno a parlare… un calvario fino a quando la sua luce si è spenta definitivamente».