La bella e le bestie

Camilla Curcio
02/09/2021

Afsoon era una make up artist di Kabul. Con l'arrivo dei talebani il suo mondo, fatto di bellezza ed emancipazione, è andato distrutto. Ora, senza stipendio né speranze, è costretta a nascondersi. La sua storia.

La bella e le bestie

L’industria della bellezza, in Afghanistan, ha le ore contate. Ne è consapevole Afsoon, make up artist di Kabul che, il 15 agosto, quando i talebani hanno ripreso il controllo della Capitale, ha realizzato che nulla sarebbe stato più come prima. In poche ore, le pubblicità che riempivano le vetrine degli istituti di bellezza sono state coperte per nascondere i volti e i corpi delle modelle in abito da sposa. Mentre i parrucchieri, sparsi per la città, hanno abbassato le saracinesche dei negozi. In altre parole, un intero settore sembra essersi arreso.

Afsoon, figlia di un’epoca in cui la bellezza non era peccato

Svegliata di soprassalto dalla chiamata di una collega che l’aveva contattata per comunicarle che il salone per cui lavoravano, quella domenica, non avrebbe aperto, Afsoon si è ritrovata subissata di messaggi e post che fotografavano con crudezza l’entità della tragedia che stava per mettere in ginocchio il Paese. Gli studenti di Dio erano ritornati. La libertà di cui avevano goduto i cittadini fino a quel momento sarebbe presto diventata un ricordo e l’unica soluzione per sopravvivere rimaneva nascondersi. Soprattutto per una ragazza come lei, figlia di una modernità contraria all’oscurantismo talebano, fatta di social, cinema e ambizioni professionali. Non ha ricordi di quando, negli Anni 90, l’epoca in cui è nata, i talebani vietarono per la prima volta i saloni di bellezza. Dal 2001 a oggi, a Kabul sono stati aperti più di 200 esercizi che, tra unghie colorate, trattamenti di allungamento delle ciglia e acconciature all’ultima moda, hanno provato a soddisfare le esigenze e i gusti di un pubblico giovane e meno giovane. Tra i colori accesi degli ombretti e l’odore dello smalto, Afsoon è riuscita a realizzare il suo sogno di bambina, quello di dedicarsi al make up e regalare alle sue clienti un’occasione per sentirsi belle e sicure del loro aspetto. «Amo le donne, ho sempre voluto lavorare con loro e costruire spazi dove potessero brillare in totale libertà, lontane dagli uomini e dalle loro imposizioni», ha raccontato alla Bbc. Negli anni di carriera, ha incontrato dottoresse e giornaliste, cantanti e star della televisione, spose emozionate e teenager desiderose di cambiare look e ha raccolto con soddisfazione i frutti del duro lavoro grazie a un giro d’affari proficuo. Fino al giorno in cui i talebani non hanno preso possesso del palazzo del governo e tutto quello che era riuscita a costruire ha iniziato a franare. Spaventata, ha abbandonato ogni cosa e ha trovato rifugio in un nascondiglio sicuro.

La paura di essere catturata e di una vita senza speranza

«Chi lavora nell’estetica e nella cosmetica, soprattutto figure come me, con una certa visibilità, diventa un bersaglio», ha spiegato. «Non permetteranno mai alle donne di girare per strada senza velo o col collo scoperto. Sono sempre stati molto chiari nel sostenere che, per loro, una ragazza non può e non deve attirare l’attenzione. È finito tutto, il settore della bellezza afghano non ha più chance di risollevarsi». Impossibilitata ad abbandonare Kabul e rimasta, per ovvie ragioni, senza uno stipendio, Afsoon non ha idea di quello che l’aspetta. Non sa se ritornerà a lavoro, come dovrà vestirsi e se metterà mai piede fuori casa. «Per ora, quel che mi interessa di più è rimanere viva», ha aggiunto. «Ogni secondo della giornata, tremo all’idea che possano trovarmi e catturarmi. Non ho paura della morte ma di morire così, terrorizzata e senza speranza, sì».