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Good Morning, Afghanistan

Bye bye Biden

I talebani sono tornati al potere dopo 20 anni. Dall’addio all’Afghanistan delle truppe statunitensi l’ascesa è stata rapida e inesorabile. Un ritiro le cui conseguenze sono state clamorosamente sottovalutate e del quale il presidente Usa dovrà dar conto.

15 Agosto 2021 14:1223 Agosto 2021 12:53 Redazione
Le milizie jihadiste hanno conquistato il palazzo presidenziale e hanno annunciato la nascita dell'Emirato Islamico dell'Afghanistan

È nato l’Emirato Islamico dell’Afghanistan, e la sua ascesa è stata più rapida del previsto. Dal momento del ritiro delle truppe statunitensi dal Paese, agli “Studenti di Dio” sono bastati circa tre mesi prima di riprendere il potere lasciato nel 2001. E proprio l’abbandono dei territori da parte delle truppe americane, pur condiviso da repubblicani e democratici, si è tradotto in un tragico errore di valutazione in termini di conseguenze, di cui oggi l’opinione pubblica chiede conto soprattutto al presidente Joe Biden. Questa drammatica storia, infatti, si legherà in maniera indissolubile alla sua persona, segnando già un esperienza alla casa bianca nata una manciata di mesi fa. Quella dei talebani è stata un’ascesa inesorabile, culminata con l’ingresso nel palazzo presidenziale di Kabul del 15 agosto. Appena pochi giorni fa, le milizie avevano conquistato le città-chiave di Herat, Kandahar e Gazhni, e secondo gli analisti la capitale sarebbe caduta al massimo in due mesi. Ci sono volute 72 ore. I talebani hanno annunciato la nascita del nuovo stato in una conferenza stampa, trasmessa in esclusiva da Al Jazeera: «La guerra è finita», hanno detto trionfanti.

Cosa hanno detto i talebani in conferenza stampa

«Assicuriamo a tutte le ambasciate, missioni diplomatiche, istituzioni e cittadini stranieri a Kabul, che non vi è alcun pericolo per loro», si legge in un tweet di Zabihullah Mujahid, uno dei portavoce dei talebani. «Le forze dell’Emirato Islamico hanno il compito di mantenere la sicurezza a Kabul e in altre città del Paese». In un’intervista alla Cnn, invece, il miliziano Sohail Shaheen ha dichiarato che il nuovo governo includerà anche non talebani, per quanto i tempi per fornire dettagli sul prossimo esecutivo sono al momento prematuri. «Ci saranno figure note», ha aggiunto, sottolineando che a tutti coloro che consegneranno le armi e si uniranno alle forze talebane sarà concessa l’amnistia e che le loro vite e le loro proprietà saranno al sicuro.

Kabul, caos in città

Per quanto l’ingresso dei talebani a Kabul sia stato tutto sommato pacifico, in città si è scatenato il caos. In migliaia hanno riempito le strade che portano all’aeroporto internazionale per provare a fuggire dal Paese, ma l’annullamento di tutti i voli civili in favore di quelli militari (destinati al rimpatrio del personale civile e militare delle ambasciate occidentali) lo ha impedito. Sono state proprio le forze di sicurezza statunitensi a «mettere in sicurezza» il perimetro dello scalo, ma solo ed esclusivamente per assicurare l’evacuazione di tutto il personale dell’ambasciata. Una circostanza che ha alimentato il senso di abbandono da parte di chi, per anni, ha aiutato americani ed europei come interprete e ora potrebbe andare incontro a chissà quale ritorsione (per quanto i nuovi governanti abbiano assicurato che non ci saranno vendette). Alcune fonti riferiscono che i disordini in aeroporto avrebbero causato alcune vittime, il cui numero non è stato ancora confermato.

New video from #Kabul Monday morning of people rushing towards Kabul airport with gunfire in background. #Afghanistan pic.twitter.com/JvgoWuEZPA

— Jason Brodsky (@JasonMBrodsky) August 16, 2021

E nei giorni precedenti a essere prese d’assalto erano state le banche, cui i cittadini afghani si erano rivolti per ritirare e mettere al sicuro i risparmi di una vita. Non è riuscito a tutti, perché i contanti a un certo punto non sono stati più disponibili. Altri posti affollatissimi sono stati gli uffici che emettono visti e documenti necessari all’espatrio.

Il presidente afghano Ashraf Ghani ha abbandonato il Paese

L’ingresso dei talebani nel palazzo di governo è stato possibile anche perché non c’è stata resistenza. Il presidente Ashraf Ghani, in carica dal settembre 2014, ha infatti lasciato il Paese, e dopo ore di silenzio si è espresso con un post su Facebook: «Sono fuggito per evitare un bagno di sangue in una città da sei milioni di abitanti. I talebani hanno vinto, ora tocca a loro difendere l’onore, la ricchezza e la vita dei propri connazionali. Affronteranno una prova storica, in molti hanno paura del futuro. È necessario che adesso rassicurino tutte le persone, le nazioni, le imprese, le sorelle e le donne dell’Afghanistan per conquistare la legittimità e il cuore del popolo». Ghani, da parte sua, ha assicurato che continuerà a servire la nazione, e ha concluso il messaggio con «Lunga vita all’Afghanistan». Secondo alcune fonti sarebbe in Uzbekistan, secondo altre in Tagikistan. Quel che è certo, però, è che poche settimane fa rilasciava interviste in cui si diceva pronto a morire armi in pugno per difendere il suo Paese, e che Kabul non si sarebbe arresa. Non è andata così.

 

L’evacuazione delle ambasciate internazionali

L’ingresso dei talebani a Kabul ha costretto le diplomazie di tutto il mondo a prendere provvedimenti: elicotteri americani sono atterrati nei pressi dell’ambasciata degli Stati Uniti per evacuare il personale, mentre dei veicoli blindati hanno iniziato a lasciare la sede, probabilmente diretti verso l’aeroporto. Scene che hanno ricordato la fine della guerra in Vietnam, altra disfatta militare statunitense.  Fonti americane hanno riferito che prima di lasciare l’ambasciata, il personale diplomatico Usa ha distrutto molti «documenti sensibili». Alle 21.30 del 15 agosto è decollato dall’aeroporto di Kabul il volo dell’Areonautica militare per il rimpatrio degli italiani presenti in Afghanistan, che con una mail del giorno precedente sono stati invitati dalla Farnesina a rientrare subito a Roma. L’atterraggio è previsto nella giornata di oggi, lunedì 16 agosto.

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