Non doveva essere un altro Vietnam, almeno nelle intenzioni. Perché i risultati, a conti fatti, sembrano piuttosto simili. Dopo 20 anni, gli Stati Uniti hanno praticamente terminato le operazioni di ritiro delle truppe in Afghanistan, e per quanto il Presidente Joe Biden abbia specificato che il processo «non è stato completato», nel Paese sono rimasti solo un centinaio di soldati, con funzione di guardia. A pochi giorni dalla morte di Donald Rumsfeld, segretario della Difesa del governo di George W. Bush, e architetto – insieme al vicepresidente Dick Cheney – delle invasioni in Afghanistan e Iraq, la guerra più lunga nella storia degli Stati Uniti è praticamente conclusa. Con un clamoroso fallimento.
Gli Stati Uniti lasciano Bagram
L’atto finale della presenza americana sul territorio è rappresentato dall’abbandono della base aerea di Bagram, fulcro delle operazioni statunitensi per 20 anni e sede di un “famoso” campo di prigionia: restituito all’Afghanistan nel 2013 (fino ad allora era rimasto l’ultimo carcere sotto il controllo di Washington nel Paese), è stato al centro di forti polemiche per le accuse di abusi fisici, torture e omicidi nei confronti dei prigionieri. Il centro si trova a 60 chilometri da Kabul, la capitale.
Come successo in Vietnam, anche in questo caso gli Usa hanno lasciato il Paese dopo aver firmato un accordo di pace con un nemico che avrebbero dovuto distruggere, senza riuscirci. E anche qui non ci si aspetta che la controparte rispetti la pace: se Saigon resistette per due anni all’esercito del nord, dopo il ritiro americano, alcuni analisti ritengono che per far cadere Kabul potrebbero bastare meno di sei mesi.
I talebani arrivano a un passo da Kandahar
Perché, dall’altra parte, i talebani avanzano: da maggio (quando sono iniziate le operazioni di ritiro delle truppe Usa) a oggi, infatti, i militanti islamisti hanno già conquistato circa un terzo degli oltre 400 distretti dell’Afghanistan. E si preparano a rientrare a Kandahar, antica capitale e città simbolo di questi 20 anni di guerra: lì c’era la base del Mullah Omar, per anni leader dei talebani e tra i principali nemici dell’Occidente. Con la partenza dei militari statunitensi, i civili afghani stanno cercando di organizzare milizie di autodifesa per provare a respingere gli attacchi che, inevitabilmente, arriveranno. Il nemico è però lì, alle porte: i talebani hanno riconquistato il distretto di Panjwai, nella regione di Kandahar, dopo una lunga battaglia contro l’esercito regolare. E non è un caso che, proprio per l’inferiorità numerica cui devono sottostare, parecchi militari stiano attraversando il confine col Tajikistan per sottrarsi a una battaglia impari.
L’Afghanistan come il Vietnam
Si pensava che, dopo il disastro del Vietnam, gli Stati Uniti avrebbero capito come non fare una guerra: inutile condurre una contro-insurrezione a migliaia di chilometri da casa, contro un nemico che lotta per un’ideologia e che è radicato in una comunità. All’indomani dell’11 settembre, quella lezione è stata ampiamente dimenticata: Rumsfeld credeva che, unendo un piccolo numero di forze speciali statunitensi ai locali “signori della guerra” si sarebbe condotto un conflitto dalla durata limitata (nel 2003 l’allora segretario della difesa disse che l’Afghanistan era stato «liberato»), ma non è stato minimamente così. Alla fine, a Kabul e dintorni sono stati mandati soldati che non erano nemmeno nati, quando il conflitto è iniziato, magari figli di altri militari che, invece, lì c’erano già stati.
In entrambe le guerre si è innescato un meccanismo che le ha portate a durare tanto: nel caso dell’Afghanistan, ogni volta che una città era liberata, che dei militari morivano in missione, che venivano riaperte delle scuole, andarsene avrebbe dato l’impressione del tradimento. In questo modo, però, si è tenuto in piedi un meccanismo gigantesco, e costosissimo, che non ha portato alcun tipo di risultato. E ora, nonostante il disimpegno, gli Stati Uniti non potranno sottrarsi alle responsabilità, per ciò che non hanno fatto e per le macerie che hanno lasciato.