Nelle ultime ore sono giunte dall’Afghanistan solamente scene di terrore e disperazione. Eppure, da questa piccola regione arriva un messaggio di speranza: afghani pronti a lottare per riprendersi il proprio Paese ci sono ancora, e non molleranno facilmente. Piuttosto, adesso occorrerà capire come lo scontro tra talebani e resistenza si svilupperà: gli “Studenti di Dio” attaccheranno la zona, provando ad occuparla per la prima volta in oltre 40 anni? O saranno gli uomini di Massud a lanciare offensive mirate per destabilizzare il nuovo Emirato? Quel che è certo, al momento, è che il figlio del Leone ha davanti a sé il più difficile dei compiti: essere all’altezza dell’eredità del padre, e provare a non lasciare l’intero Afghanistan in mano alla jihad.
Le imprese del “Leone del Panshir”
Ahmad Shah Massud è un vero e proprio eroe nazionale in Afghanistan. Figlio di un alto ufficiale di polizia, ebbe l’opportunità di studiare a Kabul negli Anni 70, tra il liceo francese e il politecnico sovietico. Di formazione religiosa, ma non fondamentalista, sviluppò un’identità fortemente nazionalista – e antisovietica – volta a costruire un Afghanistan indipendente, libero da qualsiasi dominio esterno. Da giovane provò a guidare per due volte un’insurrezione del Panshir contro il potere, ma fallì e fu costretto a rifugiarsi in Pakistan. Tornato clandestinamente nel suo Paese, nel decennio dell’occupazione sovietica (1979-89) respinse per dieci volte i tentativi dell’Armata rossa di invadere la regione, contribuendo in maniera decisiva alla ritirata di Mosca.
Crollata la filo-sovietica Repubblica democratica dell’Afghanistan nel 1992, il fronte dei mujaheddin (patrioti) che aveva respinto i russi si trovò più frammentato che mai. Ne nacque una violenta guerra civile che, quattro anni dopo, portò al potere i talebani del Mullah Omar, i più violenti interpreti del Corano. Massud fu costretto a rifugiarsi nel Panshir, rendendola l’unica regione non controllata dall’Emirato Islamico dell’Afghanistan. I talebani e Osama Bin Laden, leader di Al Qaeda, riuscirono a coglierlo di sorpresa solamente il 9 settembre 2001, dopo cinque anni di battaglie. Organizzarono un finto incontro con dei giornalisti nordafricani, in realtà terroristi, e riuscirono a ucciderlo con un ordigno nascosto in una macchina fotografica. Appena due giorni dopo, gli attentati alle Torri Gemelle che avrebbero per sempre cambiato il volto dell’Afghanistan e dell’epoca moderna.
Quella fu una vittoria di Al Qaeda particolarmente importante, perché con la neutralizzazione del Leone i terroristi si liberarono di uno dei principali alleati degli Stati Uniti (gli Usa lo avevano già aiutato contro l’Urss) in vista della ovvia ritorsione di Washington agli attacchi al World Trade Center e al Pentagono. Ai funerali di Massud parteciparono oltre 100 mila persone, e la sua figura ha ispirato libri, film e canzoni. L’azienda di armi americana Magpul gli ha anche dedicato un fucile.
Massud jr contro il figlio del Mullah
Come nel faccia a faccia finale de Il Cacciatore di Aquiloni, bestseller dello scrittore afghano-americano Khaled Hosseini, in Afghanistan sembra profilarsi uno scontro tra rivali, nemici già in gioventù. Nel libro i due sono Amir, il protagonista, e Hassan, il “cattivo” diventato leader dei talebani. Nella realtà sono Ahmed jr e Mohammad Yaqoob, primogenito del Mullah Omar. Il paragone è forzato, ovviamente, ma serve per comprendere come nel Paese, dove tutto cambia ma tutto sembra rimanere sempre uguale, i conflitti si tramandino di generazione in generazione per non finire mai.
Il Mullah Omar uscì vincitore dalla guerra civile tra mujaheddin ed è stato il Capo dell’Emirato Islamico fino al 2001. Da allora, e fino alla morte (avvenuta per tubercolosi nel 2013, ma annunciata solamente nel 2015) ha guidato la resistenza talebana alla Repubblica afghana. Il figlio Mohammed Yaqoob ha studiato a Karachi e ha proseguito la militanza nel gruppo del padre senza sgomitare. Anzi, la sua indole più “moderata” gli ha spesso attirato l’antipatia dell’ala più oltranzista dei talebani. Col tempo, Yaqoob è diventato il braccio destro di Hibatullah Akhundzada, leader supremo dal 2016, e rispetto al suo superiore ha maggiori capacità politiche e legami profondi con l’Arabia Saudita. In futuro potrebbe prendere il posto del padre alla guida dell’Emirato, ma nel frattempo la sua ampia influenza si esercita soprattutto nelle retrovie. Conquistata la quasi totalità dell’Afghanistan, resta solamente una roccaforte da far cadere: quella dell’ex rivale del padre, ora guidata dalla sua nemesi.