Afghanistan, donne in prima linea negli ospedali nonostante i talebani

Camilla Curcio
09/05/2022

Senza di loro la sanità dell'Afghanistan fallirebbe. Sono le dottoresse e le infermiere che, nonostante le limitazioni imposte dai talebani, dedicano le loro giornate a salvare vite, tra turni massacranti e stipendi quasi inesistenti

Afghanistan, donne in prima linea negli ospedali nonostante i talebani

Col ritorno al potere dei talebani in Afghanistan, le donne si sono viste precludere ancora una volta lo spazio che, a fatica, erano riuscite a ritagliarsi nella società. Estromesse quasi completamente dal mondo del lavoro e dalla vita pubblica del Paese, sono state costrette a fare i conti con imposizioni sempre più restrittive come la rimozione dalle cariche politiche, l’obbligo di indossare il burqa in pubblico, l’interdizione da scuole superiori e università e il divieto di viaggiare da sole su lunghe distanze. Ma, in uno scenario dominato dagli uomini, ci sono posti dove continua a rimanere in piedi una realtà alternativa: in diversi ospedali di Kabul, infatti, sono le dottoresse e le infermiere a tenere in mano le redini della struttura, a salvare vite, a offrire consulenze matrimoniali e a prendersi cura dei bambini abbandonati, occupandosi delle pratiche di adozione e del supporto economico alle famiglie.

Afghanistan, il ruolo delle donne nella sanità

«Le cose vanno meglio quando vengono gestite dalle donne», ha spiegato al Guardian la ginecologa Jagona Faizli, «abbiamo avuto diversi uomini nello staff prima del ritorno dei talebani ma, dal momento che questa struttura funziona principalmente come clinica ostetrica, li hanno mandati via». Trentuno anni, madre di tre bambine e sposata con un uomo che ha deciso, andando controcorrente, di fare il casalingo e aiutarla a barcamenarsi tra lavoro e famiglia, è consapevole di come la sua professione le abbia dato la possibilità di non annullarsi e stabilire un legame coi pazienti che, altrove, non è così scontato trovare. «Mi sento molto libera qui. Molte delle donne che si rivolgono a me per una visita, approfittano del tempo che dedico loro per raccontarmi delle difficoltà che incontrano nella vita matrimoniale», ha confessato, «le ascolto, provo ad aiutarle, a dare qualche suggerimento. Mi metto a disposizione, oltre che come specialista, come essere umano». 

Nonostante i divieti, la sanità afghana sopravvive grazie alle donne
Una pediatra riceve le sue pazienti in un ospedale di Kabul (Getty Images)

Cure, attenzioni e adozioni: uno staff di professioniste dalla parte dei bambini

Ma non è tutto. L’attenzione che riservano alle pazienti viene dirottata anche su quei neonati che, poche ore dopo il parto, rimangono da soli. «C’è stato un incremento preoccupante di abbandoni, probabilmente a causa della crisi economica», ha sottolineato la dottoressa Mariam Maqsoodi, «ecco perché abbiamo deciso di fondare un comitato di adozione, col compito di assicurarsi che i piccoli stiano bene e vengano affidati a genitori che sappiano amarli come meritano». Nell’ospedale in cui lavora Maqsoodi, il sistema delle adozioni funziona, da qualche anno, come una macchina perfettamente oleata. Anche grazie a una squadra di oltre 140 professioniste.

Nonostante i divieti, la sanità afghana sopravvive grazie alle donne
La dottoressa Mariam Maqsoodi (Twitter)

«Inseriamo nel nostro database tutte le famiglie che ci comunicano di non poter avere figli ma con l’intenzione di prenderne uno in affido», ha precisato, «E, nel caso in cui nessuno rispetti i requisiti, subentra uno dei professionisti del nostro staff e lo adotta». Le storie con cui, ogni giorno, si scontrano, non sono semplici da metabolizzare: «Non è una cosa piacevole. Qualche settimana fa, ad esempio, è nato un maschietto e la madre è morta durante il parto. Abbiamo provato a cercare il padre ma era scappato via, lasciandolo nel nostro reparto. Oggi lo coccoliamo e lo teniamo noi sotto osservazione. Come tutti gli altri piccoli ospiti che non hanno ancora trovato una casa».

Nonostante i divieti, la sanità afghana sopravvive grazie alle donne
Un’infermiera si prende cura di un neonato (Getty Images)

Turni estenuanti e (quasi) nessuna ombra di stipendio 

Mantenere la lucidità che il mestiere richiede dopo l’avvento degli studenti di Dio non è stato semplice. E continua a non esserlo. Da agosto 2021 a oggi, numerosi sono i medici rimasti a casa perché spaventati di rientrare sul posto di lavoro e ancora pochi quelli che, gradualmente, stanno cercando di riprendere servizio. «Non nego che, soprattutto all’inizio, avevamo paura e abbiamo pensato di andare via», ha aggiunto Faizli, «ora, però, continuiamo a tenere duro e a insistere. I talebani sanno bene che hanno bisogno di noi e delle nostre competenze». Peccato che quest’expertise non venga retribuita come meriterebbe. Mentre i nuovi leader afghani cercano di tenere insieme un governo che funzioni, Human Rights Watch li accusa da tempo di aver violato alcuni dei diritti fondamentali delle donne.

Nonostante i divieti, la sanità afghana sopravvive grazie alle donne
Un gruppo di giovani ostetriche (Getty Images)

Da mesi, ad esempio, con il congelamento delle riserve della banca afghana all’estero, dottori e personale sanitario (sia uomini che donne) non percepiscono stipendio, nonostante coprano turni full time. Un problema a cui ha provato a trovare una soluzione il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC), occupandosi di saldare i conti. «Le donne si sono mostrate così coraggiose e così dedite alla professione da non dare importanza al fatto che non venisse dato loro nulla in cambio», ha ribadito Eloi Fillon, responsabile della delegazione afghana dell’ICRC, «hanno continuato a curare i pazienti, fare chilometri per una visita o dare il loro meglio con i pochi strumenti forniti dai sistemi ospedalieri per cui operano. Sono fondamentali e, se non ci fossero, la sanità afghana andrebbe a rotoli».