È di almeno 32 morti e 45 feriti il bilancio delle vittime dell’esplosione avvenuta oggi nella moschea sciita Bibi Fatima di Kandahar, nel corso della preghiera del venerdì. Lo riporta la tv satellitare al-Jazeera. Tre le distinte esplosioni avvenute nell’attentato fa sapere l’afghana Tolo News, citando le testimonianze di alcuni fedeli presenti.
Kandahar, città simbolo dei talebani
«Siamo rattristati nell’apprendere che si è verificata un’esplosione in una moschea dei fratelli sciiti nel primo distretto della città di Kandahar, in cui diversi nostri connazionali sono rimasti uccisi o feriti», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Interni del governo talebano, Qari Saeed Khosti: «Forze speciali dell’Emirato islamico sono arrivate sul posto per definire la natura dell’incidente e portare davanti alla giustizia i responsabili». La moschea Bibi Fatima è la più grande degli sciiti, tra quelle presenti a Kandahar, città a circa 400 chilometri a sud ovest di Kabul che ha una grande importanza simbolica per i talebani: da qui, infatti, partì l’offensiva che portò il gruppo estremista al potere nel 1996.
Le moschee colpite a Kunduz e Kabul
Al momento non ci sono rivendicazioni. L’attentato odierno è il secondo in una settimana contro edifici religiosi della comunità sciita afgana, composta in gran parte da persone appartenenti all’etnia hazara. L’8 ottobre un attacco kamikaze in una moschea sciita di Kunduz, nel Nord del Paese, avvenuto sempre durante la preghiera, ha causato almeno 50 le vittime e oltre 100 feriti. Questo il bilancio della Bbc, ma altre fonti hanno riferito bollettini ben più gravi. In quel caso la strage è stata rivendicata dal ramo locale dello Stato Islamico. Ancora prima, il 3 ottobre, una bomba era esplosa all’uscita della moschea Eid Gah di Kabul, mentre era in corso il funerale della madre di Zabihullah Mujahid, portavoce degli studenti coranici e importante esponente del movimento talebano. L’ordigno aveva causato 12 persone e il ferimento di altre 32, in parte civili e in parte talebani.