La crociata del regime talebano contro l’alcol prosegue a pieno ritmo. A dimostrarlo l’ultima operazione di un team di agenti dei servizi segreti afghani che, su ordine del governo, ha sversato 3 mila litri di liquore in un canale di Kabul.
La repressione del regime talebano
Nei filmati diffusi dal Direttorato Generale dell’Intelligence è stato catturato il momento esatto in cui la squadra si appresta a svuotare i barili, sequestrati a seguito di un raid nella capitale che ha portato anche all’arresto di tre uomini e che si inserisce perfettamente nella strategia dei vertici finalizzata ad abrogare il consumo di bevande alcoliche e sostanze stupefacenti. «I musulmani devono astenersi tanto dalla preparazione quanto dalla vendita di bevande contenenti alcol», spiega un teologo nel video pubblicato su Twitter. A oggi, non si conosce la data esatta delle operazioni. L’ultima notizia ufficiale risale a domenica 2 gennaio, quando l’intelligence ha diramato un comunicato stampa per rendere noto il fermo dei “trafficanti”.
A special operational unit of the IEA’s General Directorate of Intelligence GDI on credible intelligence reports arrested three liquor dealers in the Kart-e-Char area of Kabul along with about 3,000 litres of alcohol,@GDI1415pic.twitter.com/X1TrVRjlnE
— Al Emarah English (@Alemarahenglish) January 2, 2022
Non solo alcol: i divieti talebani
Il divieto di commerciare e consumare alcol non è recente. Si tratta, infatti, di una misura entrata in vigore già con l’esecutivo precedente. Tuttavia, i talebani lo hanno potenziato ulteriormente. E, da quando hanno preso il potere, la frequenza dei raid nel Paese è visibilmente aumentata, prendendo di mira anche tossicodipendenti e spacciatori di droga.

Nuovi divieti per tassisti, donne e automobilisti
E non finisce qui. Il ministero per la Promozione della Virtù e della Prevenzione del Vizio, infatti, ha pensato bene di introdurre anche altri divieti. Tra i più recenti, quello che proibisce alle donne di percorrere distanze maggiori di 72 chilometri senza un accompagnatore di sesso maschile. L’ultimo dei provvedimenti che mettono in ginocchio i diritti e la libertà di bambine e ragazze che, vista la situazione, si sono ritrovate a fare i conti con uno stile di vita simile a quello del primo regime talebano. La nuova misura, nata da un’interpretazione estrema della sharia, vieta anche ai tassisti di far salire in macchina donne senza velo e agli automobilisti di ascoltare musica a bordo, indipendentemente dal sesso.

Le donne nel mirino dei talebani
Da quando, il 15 agosto 2021, gli studenti di Dio hanno riconquistato il Paese, hanno pensato bene di imporre un repertorio di restrizioni che, di mese in mese, non ha fatto altro che ampliarsi. Soprattutto a scapito della popolazione femminile. Un mese fa, ad esempio, hanno costretto le reti televisive nazionali a non trasmettere più programmi e telenovele in cui apparivano protagoniste femminili, e alle donne di partecipare a talk show e sceneggiati. Fatta eccezione per giornaliste e conduttrici, esentate dalla norma a patto che tenessero sempre il capo coperto. Ma non solo. Per paura, gli afghani poco prima dell’arrivo dei talebani, avevano provveduto a cancellare, imbrattandole con la vernice nera, le foto delle modelle presenti nelle pubblicità o sulle vetrine dei saloni di bellezza. Dal canto loro, i miliziani sono occupati di chiudere tempestivamente il ministero degli Affari femminili, nato nel 2001 in modo da costringere le donne ad abbandonare la propria professione e le ragazze a non frequentare più la scuola secondaria, essenziale per l’iscrizione all’università. Dove, a metà settembre, si è parlato di corsi riservati alle studentesse e tenuti da docenti donne su contenuti rivisti e corretti. Progetto che, al momento, non è ancora andato in porto.

L’inganno delle misure meno stringenti
Parallelamente a questi divieti, i talebani hanno adottato anche una serie di disposizioni che sembrano, almeno all’apparenza, un’apertura verso le donne: tra queste, l’eliminazione del matrimonio forzato e la regolamentazione del diritto alla proprietà, concedendo alle vedove la possibilità di ereditare una parte dei beni dei mariti scomparsi. In realtà, si tratta di norme con effetti di gran lunga meno impattanti rispetto ai divieti e, per alcuni, finalizzate unicamente a conquistare la fiducia di governi stranieri ed enti umanitari, da cui dipende la sopravvivenza economica della nazione.