Dopo i blazer con lo slogan ‘My body, my choice’ fatti indossare dalle modelle nella sfilata di presentazione della collezione Cruise nel 2020, Gucci continua a prendere una posizione decisa a sostegno dell’aborto. E lo fa alla luce delle polemiche scoppiate, nelle ultime settimane, negli Stati Uniti, a seguito della proposta avanzata dalla Corte Suprema Americana di rigettare la sentenza Roe vs Wade, fino a oggi unica norma a legalizzare l’interruzione di gravidanza su scala federale. Uno scenario che, se si concretizzasse, metterebbe a repentaglio le procedure regolari, favorendo quelle illegali e incrementando una già elevata percentuale di decessi. Così, in risposta al panico crescente, la casa di moda italiana, sull’esempio di Tesla, ha deciso di aiutare le dipendenti americane ad abortire in sicurezza, coprendo le spese dei viaggi necessari ad accedere a visite, controlli e interventi.
Gucci sostiene le impiegate che vogliono ricorrere all’aborto sicuro
«Garantire l’assistenza sanitaria riproduttiva è fondamentale e la maison si occuperà di finanziare gli spostamenti di qualsiasi impiegata statunitense che abbia bisogno di rivolgersi a servizi non disponibili nel proprio stato», si legge nel comunicato stampa riportato da Dazed&Digital, «e, attraverso la campagna Chime for Change, lanciata nel 2013 con l’aiuto di Salma Hayek e Beyoncé, continuerà a supportare tutte quelle organizzazioni che si occupano di salvaguardare la salute riproduttiva e proteggere gli interessi delle categorie più vulnerabili». Parole che, negli anni, hanno trovato un riscontro diretto nei fatti: da quando è stata lanciata, Chime for Change ha raccolto oltre 15 milioni di dollari, destinati a progetti sparsi in 89 Paesi e che hanno coinvolto, globalmente, più di 570 mila donne di tutte le età, affiancandole nella loro battaglia per la parità dei diritti.

Da Levi’s a Mejuri, i brand che hanno seguito la stessa linea
L’azienda fiorentina si aggiunge, così, a una lista di brand che hanno deciso di schierarsi contro i pro-life e chi etichetta l’aborto come un assassinio, offrendo al proprio organico una serie di vantaggi economici strettamente legati al benessere del singolo, anche e soprattutto quando si tratta di tutela dei diritti riproduttivi. Tra questi spiccano Levi’s, il marchio di rasoi Billie, Mother Denim e Mejuri che, tra le tante cose, hanno anche deciso di donare somme di denaro cospicue a organizzazioni e non profit che operano in prima linea per la causa. Non è escluso che, da qui ai prossimi mesi, il numero delle aziende che seguirà l’esempio possa aumentare.